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Chi sono Virgilio e Stefano Mattei, le due vittime del Rogo di Primavalle

17 Aprile 2024 - 10:38 Ugo Milano
Dalla rivendicazione di Potere Operaio ai depistaggi, la storia di uno degli episodi più controversi degli anni di piombo

Sono le tre di notte del 16 aprile 1973 quando nella borgata Primavalle, quartiere operaio di Roma, scoppia un incendio. Ad andare a fuoco è la casa di Mario Mattei, spazzino ma anche segretario di zona del Movimento sociale italiano. Qualcuno ha versato cinque litri di benzina sotto la porta, ha acceso un fiammifero e ha aspettato che le fiamme facessero il resto. Mario e la moglie Anna si svegliano appena in tempo, corrono dai figli ed escono di casa. Due di loro, però, muoiono nell’incendio. Si tratta di Virgilio Mattei, 22 anni e anche lui militante missino, e Stefano Mattei, 8 anni. Ieri si è celebrato il 51esimo anniversario di quello che è passato alla storia come il «rogo di Primavalle». Una ricorrenza a cui anche la premier Giorgia Meloni ha voluto dedicare un pensiero: «Una strage terribile, due giovani vite innocenti spezzate dall’odio politico. Mai più odio e violenza politica».

Il ruolo di Potere Operaio e la verità “alternativa”

Dopo aver spento l’incendio, la polizia trova un biglietto nel cortile della casa della famiglia Mattei: «Brigate Tanas – guerra di classe – morte ai fascisti – la sede del Msi Mattei e Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria». Nelle perquisizioni della casa di Achille Lollo, militante di Potere Operaio, viene rinvenuta una lista di esponenti dell’estrema destra da colpire, tra cui proprio Mattei. La testimonianza di un altro netturbino convince i giudici a spedire Lollo in carcere, mentre Marino Clavo e Manlio Grillo (altri due militanti di Potere Operaio) riescono a fuggire. Ma in quei giorni c’è anche chi racconta una versione alternativa di ciò che potrebbe essere accaduto. L’ipotesi che si fa strada nel quartiere di Primavalle, roccaforte della sinistra, è che l’incendio sia in realtà il frutto di un dissidio interno al Msi e alle diverse correnti che si contendevano la segreteria della sezione locale. Una storia ripresa con convinzione anche dai principali quotidiani di riferimento della sinistra.

Una foto del 1975 che mostra Achille Lollo, imputato per il rogo di Primavalle (Archivio Ansa)

I processi

A fare ordine tra tutte queste teorie ci pensa la magistratura, o almeno ci prova. Il processo di primo grado si conclude nel 1975 con l’assoluzione dei tre imputati di Potere Operaio per insufficienza di prove. Nel 1981 ha inizio il processo di secondo grado, che annulla la sentenza precedente e accusa uno dei giudici popolari della corte d’assise di non essere idoneo a svolgere le proprie funzioni. Nel 1984, un nuovo colpo di scena: il caso finisce davanti alla Corte di Cassazione, che annulla a sua volta la sentenza emessa in secondo grado. Si apre così il processo di appello bis, con i tre militanti di Potere Operaio – Lollo, Clavo e Grillo – che vengono condannati a 18 anni di carcere per incendio doloso, duplice omicidio colposo e uso di esplosivo. Nel frattempo, però, Lollo è riuscito a fuggire in Sud America, grazie anche all’aiuto economico di Dario Fo e Franca Rame, mentre gli altri due militanti di estrema sinistra sono ancora latitanti. Nel 1987 la Cassazione torna a esprimersi, confermando la sentenza di condanna emessa nel processo di appello bis, che passa dunque in giudicato.

Le ricorrenze e le polemiche

Negli anni successivi la famiglia Mattei ha provato a riaprire il caso, con la procura di Roma che ha chiesto la revisione del processo per ipotizzare un nuovo reato, quello di strage. I tentativi di riapertura del caso però hanno vita breve, con il procedimento che finisce sempre per essere archiviato. Nel frattempo, ogni 16 aprile alcuni militanti di destra ed estrema destra si ritrovano in via Campeggi per ricordare la morte dei fratelli Mattei. Manifestazioni che non mancano di creare qualche polemica. Nel raduno di ieri, per esempio, decine di militanti di estrema destra sono stati ripresi mentre fanno il saluto romano e gridano «presente».

In copertina: Una foto combo dei fratelli Mattei risalente al 1973 (Archivio Ansa)

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