Elezioni Basilicata, Calenda (Pittella) e Renzi spingono Bardi oltre il 50%. Tajani su, Salvini giù

Dopo il sorpasso azzurro in Sardegna e in Abruzzo, Forza Italia supera la Lega anche nella terza tornata regionale del 2024

Vito Bardi era il favorito, come spesso accade quando si ricandidano i governatori uscenti. Che migliorasse di circa 15 punti percentuali il risultato del 2019, però, era tutt’altro che scontato. Un contributo importante è arrivato da Azione e Italia Viva, nel singolare campo largo di centrodestra che si è venuto a creare per le elezioni lucane. Il partito di Giorgia Meloni è, senza sorprese, primo partito, ma perde qualche punto percentuale rispetto alle elezioni politiche del 2022, quando ottenne il 18,2% alla Camera e il 19,1% al Senato. La Lega non si riprende rispetto alle ultime regionali in Sardegna e in Abruzzo: anche in Basilicata, resta dietro a Forza Italia. Tra le liste del centrosinistra a sostegno di Piero Marrese, invece, si segnala il crollo del Movimento 5 stelle rispetto alla precedente tornata del 2019: cinque anni fa era primo partito, con il 20,32% delle preferenze. Ancora più contratto il consenso del partito di Giuseppe Conte rispetto alle politiche del 2022, allora primo partito in Basilicata, al 25%. Ma questa è un’altra storia.


Soffermandoci sul centrodestra, la coalizione a sostegno di Bardi si è presentata con due liste in più rispetto al 2019. Due liste che concorrono a spiegare l’incremento del consenso ottenuto dal presidente lucano. Una è Azione di Carlo Calenda, l’altra è Orgoglio lucano, sostenuta da Matteo Renzi: la somma algebrica dei voti delle due liste apporta alla coalizione circa il 15% dei consensi. Solitamente apparentati a coalizioni di centrosinistra, i leader dell’ei fu Terzo polo hanno scelto di appoggiare Bardi nella corsa lucana. Azione qui vanta la presenza in lista del campione di preferenze Maurizio Pittella: l’ex governatore ha dimostrato di poter convogliare decine di migliaia di voti. Dopo che il Partito democratico, nel 2022, decise di non candidarlo alle politiche, è passato con Calenda. «Sono stato tradito e abbandonato», spiegò. «Prima spremuto come un limone per i consensi e poi buttato nella spazzatura».


Fatto sta che Calenda lo scelse come capolista per il Senato nel collegio plurinominale Basilicata. Pittella ricambiò la fiducia coadiuvando Azione nella raccolta di 30 mila preferenze, ovvero il 12,3% dei voti. Pittella ha una lunga storia politica in Basilicata: il «medico e politico» di Lauria – come si descrive sul suo sito – nel 2013 fu eletto presidente della Regione Basilicata sotto l’effigie del Pd: 59,60% di preferenze, 148.696 voti. A differenza di Calenda, in queste regionali Renzi ha scelto di non associare il simbolo del suo partito, Italia Viva, alla candidatura di Bardi. Tuttavia, la lista Orgoglio lucano fa (anche) riferimento all’ex presidente del Consiglio. In questa civica è candidato Mario Polese, già segretario regionale del Pd lucano, prima di passare a Italia Viva nel 2019. Alle ultime politiche, nel ruolo di capolista alla Camera per il Terzo polo, Polese contribuì al successo dei centristi lucani, che ottennero 24 mila preferenze.

Luca Braia è l’altro nome forte schierato dai renziani per Bardi. Alle politiche del 2022, era il candidato del Terzo polo al collegio uninominale di Potenza. Consigliere comunale a Matera, consigliere regionale, assessore sempre in Regione, prima alle Infrastrutture e poi all’Agricoltura. Anche Braia, come Polese, lasciò il Pd nel 2019 – entrambi erano stati eletti da pochi mesi consiglieri regionali – per confluire in Italia Viva. Comunque, la presenza in coalizione dei centristi – o liberaldemocratici che dir si voglia – non pare aver influito sul risultato degli altri moderati a sostegno di Bardi, i forzisti di Antonio Tajani. Anzi: gli azzurri superano il 12% delle preferenze, terzo partito della Regione dopo Fratelli d’Italia e Pd. Cinque anni fa Forza Italia chiuse la partita delle regionali al 9,14%, risultato pressoché uguale a quello delle politiche del 2022. Non crolla la Lega, tantomeno migliora: oggi si attesta tra il 7 e l’8%, alle politiche del 2022, alla Camera, prese il 9%, mentre al Senato il 7,1%.

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