A giugno un album di inediti di Johnny Cash riportati alla luce dal figlio

Le undici nuove canzoni sono state scritte nell’arco di decenni, tra gli anni Settanta e il 1993

Il 28 giugno verrà distribuito Songwriter un nuovo album di Johnny Cash. Undici brani inediti incisi nel 1993 nei LSI Studios di Nashville e poi accantonati dopo l’incontro con un’altra leggenda della storia della musica come Rick Rubin, che segnò per Cash un cambio di direzione musicale, l’ultimo della sua vita. Circa trent’anni dopo è il figlio John Carter Cash, quello nato dalla relazione, una delle più iconiche della storia del rock, con la collega June Carter. John, ha riaperto le porte del Cash Cabin, il luogo sacro situato ad Hendersonville, nel Tennessee, dove il padre scriveva e registrava i suoi pezzi, invitando quei musicisti che già avevano suonato con lui, come il chitarrista Marty Stuart e il bassista Dave Roe, oltre al batterista Pete Abbott. Lì la voce e la chitarra di Johnny Cash sono state isolate per dare nuova vita alle tracce, riportando il suono alle radici e al cuore delle canzoni. Anticipazioni su Songwriter ci dicono che all’interno troveremo canzoni d’amore, sulla famiglia, sul dolore, la bellezza, la salvezza spirituale, la sopravvivenza, la redenzione e, naturalmente, un po’ di quel noto umorismo black del cantautore americano, uno dei maggiori in assoluto della storia. Per rispettare il più possibile il lavoro del padre, John Carte Cash si è rivolto a David “Fergie” Ferguson, amico e collaboratore dell’Uomo in Nero di lunga data, l’engineer dello studio di Cowboy Jack Clement, dove Johnny Cash spesso amava incidere. I due hanno collaborato fin dagli anni ’80,  dai suoi album Mercury a l’acclamata serie American Recordings con Rick Rubin, fino alle sue ultime canzoni nel 2003, poco prima di spegnersi. «È sempre stato il mio eroe – dice infatti oggi – e mi sentivo semplicemente il ragazzo più fortunato del mondo a poterlo registrare». «Per quanto riguarda il suono, siamo andati dritti alle radici, abbiamo cercato di non esaltarlo eccessivamente. – prosegue John Carter –  L’abbiamo costruito come se papà fosse nella stanza. Questo è quello che abbiamo cercato di fare. Detto tra noi, Fergie e io abbiamo trascorso migliaia di ore con papà nello studio di registrazione, quindi abbiamo cercato di comportarci come se fosse lì».


Nel periodo delle registrazioni Johnny Cash, a quanto pare, stava attraversando un momento molto positivo, sia mentalmente che vocalmente. Secondo quanto intuito dal figlio, le canzoni che l’artista scelse di registrare erano tra le sue più personali, scritte nel corso di decenni, alcune risalenti alla metà e alla fine degli anni ’70. «Volevo che fossero canzoni che il pubblico non conosceva per invogliare le persone a prestare attenzione a chi fosse come cantautore e chi fosse Johnny come rappresentate della voce americana», ha dichiarato John Carter, che conclude dicendo: «Uno dei miei obiettivi più importanti negli ultimi 10 anni è stato quello di assicurarmi che la storia, nel miglior modo possibile, gli desse l’opportunità di farlo conoscere come il grande scrittore che è. Bob Dylan ha sempre affermato che John è uno dei più grandi scrittori dell’American Music e sono d’accordo».


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