«È più martire lui», l’ironia feroce di Selvaggia Lucarelli su Saviano e il caso Scurati

La giornalista riconosce che anche l’autore di Gomorra ha subito censure e intimidazioni ma lo accusa di protagonismo e vittimismo

Gli strascichi del caso Scurati non sono ancora terminati. La vicenda è quella dello scrittore invitato da Serena Bortone a CheSarà per leggere un monologo per il 25 aprile. La conduttrice aveva denunciato che l’ospitata, concordata e autorizzata, era stata poi cancellata all’ultimo, anche se poi ieri Marco Travaglio aggiungeva diversi elementi a questa ricostruzione. Bortone aveva deciso poi di leggere autonomamente quel monologo, che aveva fatto il giro della rete contro la «censura» della Rai che aveva creato una bella grana al governo Meloni. La stessa premier si era ritrovata a pubblicare il testo per dimostrare di non essere in alcun modo coinvolta nella decisione dei vertici di viale Mazzini. Sul Fatto Quotidiano però Selvaggia Lucarelli sposta l’attenzione su un altro scrittore che in passato ha avuto problemi con le sue ospitate e il contenuto dei suoi interventi, Roberto Saviano. E che, secondo Lucarelli, in questi giorni – pur occupandosene – avrebbe mal digerito l’attenzione sul caso Scurati, come a voler ribadire che «è più martire lui: più oscurato, odiato, perseguitato, osteggiato, escluso». Una tesi che lo scrittore e giornalista napoletano ha potuto però ripetere in diverse trasmissioni nazionali in pochissimi giorni e avendo a disposizione tantissimo tempo. «Venti minuti di intervista singola a Propaganda, 18 minuti di intervista singola da Floris e altri 30 minuti di intervista da Fazio seguiti da 16 minuti di intervista singola sempre a Che Tempo Che Fa», elenca Lucarelli, ricordando poi altri interventi passati e futuri di Saviano, dal Festival del giornalismo al Salone del libro di Torino. Insomma, dice la giornalista, Saviano sarà stato anche vittima di censura, ma ha tutti i palchi, e le amicizie, per avere voce. «Non metto in dubbio l’amarezza e le difficoltà, ma l’esclusività che ritiene di poter vantare in termini di attacchi e censure è quantomeno ridicola», prosegue, rispondendo direttamente alle dichiarazioni dell’autore di Gomorra sulle querele ricevute da numerosi politici negli anni, «se ci mettessimo a elencare tutti i casi forse capirebbe che purtroppo non ha l’esclusiva sui tentativi di intimidazione. Semplicemente, per chi scrive sui giornali è talmente ordinaria amministrazione da non considerarla più una notizia». E quindi l’affondo: «La sua, lo dico con un certo dispiacere, è ormai una evidente sindrome da accerchiamento». Lucarelli sottolinea come, dal processo per diffamazione a Meloni alla chiusura («ingiusta») del suo programma Insider, Saviano abbia potuto comunque contare sul supporto della politica e dei media mainstream, una possibilità che altri giornalisti e scrittori non hanno. «Forze sarebbe ora che Saviano realizzasse una cosa», conclude Lucarelli, «è sicuramente vittima di censure e vendette politiche, ma soprattutto del suo autocompiacimento vittimistico».


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