L’artista più ascoltato in Italia è (di nuovo) in carcere: Baby Gang primo in classifica dalle sbarre di Busto Arsizio

Il rapper con il suo ultimo album ha raccolto oltre 32 milioni di stream su Spotify in una settimana. I giudici hanno deciso di revocargli i domiciliari dopo un post su Instagram

Questa di Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, sarebbe dovuta essere una settimana del tutto speciale: il suo ultimo album, L’angelo del male, ha raccolto una incredibile quantità di stream su Spotify, oltre 32 milioni in sette giorni, debuttando direttamente in vetta alla classifica FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) e mettendosi alle spalle il disco di Taylor Swift, forse la più popolare stella dell’attuale pop mondiale. Stasera poi un grande live, già andato ampiamente sold out da settimane, al Forum D’Assago di Milano, il salotto buono del live indoor italiano. Ma tutto è sfumato perché il rapper di origini marocchine nato a Lecco nel 2001 oggi si trova dietro le sbarre del carcere di Busto Arsizio dopo che i giudici hanno deciso di revocargli gli arresti domiciliari per aver postato sui propri canali social una storia che lo ritraeva armato con della marijuana ed il braccialetto elettronico in bella vista. La cosa è stata giudicata dalle autorità come una comunicazione con «un numero indeterminato di soggetti», in più l’oggetto della foto rappresenterebbe un aggravante, la prova «del pericolo concreto ed attuale di reiterazione di reato». Il suo team ha immediatamente annunciato un tentativo di chiarire con le autorità che Baby Gang non gestisce i propri account, «Tutti i contenuti qui pubblicati sono stati girati in occasione dei permessi rilasciati dagli stessi giudici che oggi hanno ordinato l’arresto – scrivono in una stories – È tutto talmente assurdo che siamo costretti a pensare che si tratti di una scelta precisa, quella di silenziare un artista scomodo nel momento di massima visibilità». Secondo il suo avvocato, Niccolò Vecchioni, arma e marijuana sarebbero finte e le immagini relative ad un videoclip la cui lavorazione sarebbe stata autorizzata dagli stessi giudici poi intervenuti per la revoca dei domiciliari. «Il problema è l’eccessiva attenzione dei magistrati verso Zaccaria – dichiara – che nasconde l’ostilità per i messaggi che lancia. Nessuno è obbligato, ovviamente, a concordare su quel che racconta e come lo racconta, ma questo non deve fare parte del giudizio su eventuali reati».


La sua storia

Il concerto di stasera è stato rimandato, salvo nuovi imprevisti, al prossimo 14 dicembre, e la storia di Baby Gang ci dice che l’imprevisto purtroppo è sempre dietro l’angolo. il ragazzo infatti alle spalle ha una storia molto complessa. L’infanzia la passa in parte in Marocco, tra Meknès e Casablanca, la famiglia è povera ma numerosa, lui e i suoi cinque fratelli vivono in un bilocale e i genitori sono spesso assenti. Già a undici anni i primi guai con la giustizia e con gli psicofarmaci, non a caso il Rivotril ritorna spesso nelle sue canzoni. Viene fermato per piccoli furti, piccole aggressioni, comincia ad entrare e uscire dalle comunità, ma fortunatamente in una di queste incontra don Claudio Burgio che lo fa avvicinare alla musica ed è lì che il ragazzo trova una valvola di sfogo, anche un certo successo, cavalcando l’onda d’urto t/rap che ha investito la discografia italiana. Evidentemente non è abbastanza per tenerlo lontano dai problemi con la giustizia. Due le ultime macchie sulla fedina penale: 4 anni e 10 mesi per rapina e 5 anni e 2 mesi per sparatoria, questa avvenuta in compagnia del collega e amico Simba La Rue, tra l’altro anche lui presente in un featuring ne’ L’angelo del male, insieme a tutti i senatori della vecchia e nuova scuola del rap italiano. Nomi del calibro di Sfera Ebbasta, Geolier, Marracash, Blanco, Lazza, Tedua, Ernia, Rkomi, Guè, Jake La Furia, Fabri Fibra e Gemitaiz.


Una tempistica sbagliata

La colpevolezza di Baby Gang è affare di giudici e avvocati, quel che è certo è che questo suo ultimo disco è stato accolto felicemente anche dalla critica specializzata, per la prima volta quasi unanime nel riconoscergli una narrazione più matura e poeticamente impegnata, un nuovo modo più autentico per far veicolare cliché legati al genere, capaci di assumere una potenza e dignità musicale solo quando dietro c’è un forte intento artistico, forse assente in passato ma indubbiamente vivido in questo suo ultimo lavoro. Al momento il rapper che nell’ultima settimana ha venduto di più in Italia si trova in carcere, una storia piuttosto comune negli Usa, che ha visto protagonisti nomi della scena rap come Young Thug, Lil Wayne, Lil Baby, 6ix9ine, 21 Savage, tutti nomi di primissimo piano, tutti artisti ascoltatissimi nel mondo. Killer Mike, per esempio, lo scorso febbraio è stato arrestato a causa di una lite avvenuta nel backstage della premiazione dei Grammy dopo aver vinto tre statuette. Inutile citare casi ancora più eclatanti che vanno ben oltre la prigionia, come quelli riguardanti giganti della storia del rap americano come The Notorious B.I.G. e Tupac Shakur, rimaste vittime della faida tra East Coast e West Coast.

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