Strage di Casteldaccia, nel contratto gli operai non dovevano scendere. L’indagine per omicidio colposo: l’ipotesi della paratia da non aprire

La Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo a carico di ignoti. Il racconto di un superstite: «È successo qualcosa di imprevisto»

Non sarebbero dovuti scendere all’interno della stazione di sollevamento i cinque operai morti ieri, lunedì 6 maggio, a Casteldaccia, in provincia di Palermo, durante la manutenzione della rete fognaria. Il contratto di appalto stipulato con Amap, la municipalizzata che aveva affidato i lavori alla Quadrifoglio group, prevedeva che l’aspirazione dei liquami avvenisse dalla superficie attraverso un autospurgo e che il personale non scendesse sotto terra. Se confermata, questa ricostruzione spiegherebbe perché nessuna delle vittime indossava la mascherina né aveva il gas alert, un apparecchio che misura la concentrazione dell’idrogeno solforato, lo stesso gas che ha ucciso i cinque operai. Non è chiaro dunque perché i cinque siano scesi all’interno della stazione di sollevamento, così come non è chiaro cosa sia successo dopo. Una delle prime ipotesi circolate, quella di una possibile rottura di un tubo del gas, è stata smentita dai vigili del fuoco. Non si esclude invece che gli operai abbiano aperto una paratia che avrebbe dovuto rimanere chiusa, dal momento che l’ambiente – in condizioni normali – è a tenuta stagna.


Il racconto di un operaio

Intanto le indagini della Procura di Termini Imerese proseguono. Il fascicolo aperto dai pm è ancora a carico di ignoti, mentre l’ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo. Nelle scorse ore, gli inquirenti hanno raccolto le testimonianze di altri operai presenti a Casteldaccia. «Ho lavorato fino alle 10 nella vasca e tutto è filato liscio. Mi ha dato il cambio mio cugino Giuseppe Miraglia (una delle vittime della strage di Casteldaccia – ndr). Poi è successo qualcosa d’imprevisto», ha raccontato ai soccorritori Giovanni D’Aleo, operaio di 44 anni scampato all’incidente sul lavoro. Mentre i suoi cinque colleghi morivano, D’Aleo era andato a rifocillarsi dopo aver lavorato nelle ore precedenti proprio nella zona della vasca dell’impianto. «Ho capito subito che era accaduto qualcosa di grave e ho dato l’allarme», ha raccontato l’operaio in lacrime.


In copertina: Parenti delle vittime del tragico incidente sul lavoro a Casteldaccia (Palermo), 6 maggio 2024 (ANSA/Igor Petyx)

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