Casteldaccia, la strage in subappalto: il “tappo” saltato e gli operai senza autorizzazione soffocati dal gas

Il contratto prevedeva solo la pulizia dei tombini. La gara d’appalto e la direzione dei lavori

Gli operai uccisi nella strage di Casteldaccia non dovevano essere lì. Perché l’appalto, anzi il subappalto, non prevedeva lavori dentro le fogne. Non erano quindi autorizzati a scendere nella rete fognaria e nel sistema di sollevamento delle acque reflue. Sono scesi perché una sonda si è bloccata. Ma poi l’ostruzione è saltata. E così i liquami si sono riversati nella cisterna, mentre il gas ha investito la squadra. E così sono morti Epifanio Alsazia e i dipendenti Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri e Ignazio Giordano. Il quinto operaio, Giuseppe La Barbera, era invece un interinale dell’Amap. Ma le domande restano ancora sul tavolo. Perché il tecnico Amap ha autorizzato gli operai a lavorare all’interno dell’impianto? Perché non indossavano protezioni? È vero, come dice il sindacato, che almeno due delle vittime non avevano seguito corsi per la sicurezza?


Il tappo

Quattro delle vittime erano dipendenti della Quadrifoglio Group. Il contratto con l’Amap, la municipalizzata della rete idrica tra Palermo e provincia, prevedeva la pulizia di cinque tombini intasati da fine aprile. Il direttore dei lavori Gaetano Rotolo ha spiegato che la squadra ha trovato un problema. La sonda collegata all’autospurgo non riusciva a entrare nella conduttura. Per questo gli operai sono entrati nella struttura. Il responsabile, scrive oggi il Corriere della Sera, ha dato loro l’ok. Anche se erano senza mascherine e senza il gas alert, che rileva la presenza dell’idrogeno solforato. Alcuni sono scesi nella prima stanza e hanno tentato di sbloccare la sonda. Improvvisamente è però saltato il “tappo” che ostruiva la conduttura. Tre operai sono caduti nella vasca sottostante perdendo i sensi. I tre che sono scesi per aiutarli si sono sentiti male: due sono morti. Un altro è in fin di vita al Policlinico di Palermo.


La gara d’appalto

La gara d’appalto si è svolta il 4 novembre 2022. L’Amap, spiega Il Fatto Quotidiano, ha chiesto «lavori di pronto intervento e di manutenzione ordinaria e programmata da eseguire sulle reti fognarie nei comuni dell’ambito della provincia di Palermo». E ha assegnato il terzo lotto Nord-Est alla Tek Infrastrutture Srl di San Cipirello in provincia di Palermo, grazie a un ribasso di quasi il 20%. La Tek doveva effettuare la disostruzione fognaria con ausilio di autospurgo lungo la SS 113 altezza impianto di sollevamento fognario Vini Corvo”. Importo complessivo di «1 milione di euro, di cui 100 mila euro per i servizi di autospurgo e di 30 mila euro presuntivamente stimati per oneri per l’attuazione dei piani di sicurezza non soggetti a ribasso e per la durata di 24 mesi dalla data di sottoscrizione del contratto di appalto».

Il subappalto

La Tek poi ha affidato i lavori in subappalto alla Quadrifoglio s.r.l.. Che aveva partecipato alla stessa gara, perdendola. La Quadrifoglio opera da vent’anni, ha acquisito anche due ditte più piccole. Si è aggiudicata uno solo dei quattro lotti in subappalto perché per altri l’offerta è stata giudicata tecnicamente anomala. In azienda formalmente risultano assunti 16 dipendenti. Dodici sono operai, di cui 7 specializzati. Uno solo, con qualifica del 2017, risulta in grado di trattare amianto. I sindacati dicono che succede spesso di avvalersi delle certificazioni dei dipendenti, magari attraverso l’acquisizione di una ditta che lo ha assunto.

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