Eurovision 2024, che figurone Angelina Mango. Dalle piume di Nemo al ballo di Ladaniva: il meglio e il peggio della seconda semifinale

Le seconde semifinaliste dell’Eurovision Song Contest di Malmo sono Lettonia, Austria, Paesi Bassi, Norvegia, Israele, Grecia, Estonia, Svizzera, Georgia, Armenia

Le seconde semifinaliste dell’Eurovision Song Contest di Malmo sono Lettonia, Austria, Paesi Bassi, Norvegia, Israele, Grecia, Estonia, Svizzera, Georgia, Armenia. Ieri sera anche il pubblico italiano ha potuto votare avendo sul palco l’esibizione di Angelina Mango, già qualificata in finale essendo l’Italia una delle «Big Five» dell’Eurovision. Clima più caldo rispetto alla serata di martedì, bandiere della Palestina e slogan e striscioni contro Israele hanno creato un po’ di caos nella città svedese. Ad aprire la competizione la maltese Sarah Bonnici con Loop, che alla vigilia aveva dichiarato di aver lavorato molto per riportare Malta in finale dopo tre anni di assenza, ma l’esibizione, in parte bendata, non basta. Non ce la fa nemmeno l’Albania di Besa, che canta Titan, brano che invita ad affrontare il futuro con coraggio. Va decisamente meglio a Marina Satti, nessuna parentela italiana, che in gara per la sua Grecia canta Zari, un brano che parla di fortuna messo in scena sul palco della Malmo Arena in puro stile TikTok. Non sorprende il passaggio della Svizzera, Nemo con la sua The Code secondo i bookmaker è uno dei favoriti. Si tratta di un pop ornato da molti ghirighori e un accenno di rap che male non fa mai, l’esibizione in abito piumato color rosa su una pedana crea un effetto a metà strada tra X Factor e il tagadà. Non convince il pubblico europeo nemmeno la Cechia, che quest’anno schiera Aiko con Pedestal, brano che invita ad affrontare con esuberanza la fine di una storia.


La ballad francese, i rave austriaci e il ballo armeno

Il primo dei tre artisti già qualificati alla finale che si esibisce stasera è il rappresentante della Francia Slimane, ex X Factor, vincitore di The Voice nel 2016, canta la ballad Mon Amour e l’Arena risponde benissimo. Microfono poi che passa in mano all’Austria che con Kaleen che fa scatenare il pubblico in sala cantando We Will Rave, un inno a quel gioioso senso di libertà che si prova ai rave. Eliminata anche la Danimarca sul palco con la danese di origini etiopi Saba e la sua Sand. Passa invece l’Armenia con l’accattivante Jako («Ballo» in armeno), brano cantato dal duo Ladaniva che fonde sonorità tradizionali con un arrangiamento più moderno. Passa il turno anche la Lettonia di Dons, vero nome Arturs Šingirejs, il brano nella versione originale si intitola Lauzto šķēpu karaļvalsts, ma è stato portato in gara in lingua inglese, quindi si trasforma in Hollow.


Il gioco di parole spagnolo, fuori Belgio e San Marino

Ospite fuori gara ieri sera anche la Spagna che propone i Nebulosa, coppia di marito e moglie vincitori di un importante festival, quello di Benidorm, con Zorra. Il brano in patria ha creato non pochi dibattiti, la traduzione esatta sarebbe «Femmina di volpe» ma in slang quella parola è utilizzata per insultare in svariati modi, tutti poco piacevoli, le donne. Si tratta chiaramente di un azzeccato gioco di parole che però per qualcuno suona come una volgare ruffianata, per altri, al contrario, come una manifestazione anti-sessista. San Marino non ce la fa, i Megara, band alternative metal, espressione massima (unica) di quello che loro stessi definiscono «fucksia rock», vincitori di Una voce per San Marino (battuta la nostra Loredana Berté), cantano 11:11, ma non ce la fanno. Tutto liscio per la Georgia e la sua Nutsa Buzaladze che convince grazie all’ottima Firefighter. Storicamente il Belgio all’Eurovision Song Contest va forte, quest’anno invece non riesce a guadagnare la finale, Mustii canta con un discreto ardore Before The Party’s Over ma non passa. Anche l’Estonia ha una buona tradizione in questa manifestazione e solitamente regala immense gioie, non fa eccezione questa edizione del 2024, dove viene presentata (nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi, record per il titolo più lungo della storia dell’evento, cantata dai simpatici 5MIINUST x Puuluup.

Go Angelina

Quando sono passate da poco le 22:20, sul palco sale Angelina Mango, il brano ormai lo si conosce molto bene, La noia, con il quale la figlia d’arte si è aggiudicata l’ultima edizione del Festival di Sanremo. L’esibizione è pensata per cercare, e trovare, un ambient molto più internazionale, il pubblico dell’Arena non si scatena ma gradisce assai, le quotazioni dei bookmaker sono precipitate dopo la diffusione dei video delle prove, su Spotify alla vigilia era la più ascoltata in gara, i presupposti per farcela ci sono tutti e il brano non ha niente da invidiare a nessun altro ascoltato in queste due serate. A questo punto tocca ad Israele, il momento più delicato di queste semifinali, sul palco Eden Golan che, per avere il permesso dall’European Broadcasting Union di esibirsi ha dovuto fare dei sostanziali tagli al testo della sua Hurricane, che conteneva chiari riferimenti al 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas a Israele.  Un coro di fischi ha accompagnato l’esibizione, «Stai gareggiando con successo di fronte a una brutta ondata di antisemitismo – ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video messaggio di incoraggiamento per l’artista di casa propria – e stai resistendo a tutto questo rappresentando lo Stato di Israele con grande onore. Quando ti fischiano noi gridiamo evviva per te».

Molto bene i Paesi Bassi, sabato la finale

Passa il turno anche la Norvegia, colpisce il riferimento alla tradizione dei Gåte per la loro Ulveham. In finale anche i Paesi Bassi che decidono di farsi rappresentare dal rapper, youtuber e scrittore Joost Klein, la sua Europapa è cantata in olandese ma ha diversi riferimenti ad altre lingue, anche l’italiano. Sabato la finale, ascolteremo tutte le canzoni in gara per i paesi che hanno passato le semifinali più quella della Svezia, automaticamente in finale in quanto paese ospitante, e quelle delle Big Five Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito.

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