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Corte dell’Aja, la Spagna si unisce alla causa del Sudafrica per l’accusa di genocidio contro Israele: è il primo paese europeo

06 Giugno 2024 - 22:30 Ygnazia Cigna
Il premier Sanchez: «Il nostro unico obiettivo è che la pace ritorni a Gaza e in Medio Oriente. Ora deciderà il tribunale»

Si unisce anche la Spagna alla causa avanzata dal Sudafrica presso il Tribunale di giustizia internazionale dell’Aja contro Israele per presunto genocidio e crimini di guerra contro l’umanità nella Striscia di Gaza. Una scelta, maturata «dopo settimane di meditazione», che ora fa della Spagna il primo Paese europeo ad aderire all’iniziativa, già sostenuta da oltre una quarantina di Stati. La richiesta del ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, arriva all’incirca una settimana dopo che il suo Paese, l’Irlanda e la Norvegia hanno formalmente riconosciuto lo Stato della Palestina. Con questo atto, si sono aggiunte alle centinaia di Paesi che già riconoscevano la Palestina. Un passaggio che dà spazio all’avvio di possibili relazioni diplomatiche ufficiali, seppur con la strada ancora in salita e con un valore simbolico e politico non indifferente dato il contesto della guerra in corso in Medio Oriente.

«Deciderà il tribunale, noi staremo dal lato giusto della storia»

«Il nostro unico obiettivo è che la pace ritorni a Gaza e in Medio Oriente. È imprescindibile appoggiare la Corte e rispettare le sue misure cautelari», ha dichiarato il ministro degli Esteri nell’annunciare la decisione. Sebbene Madrid non si pronunci specificamente sul reato di genocidio, lasciando tale giudizio al Tribunale, il premier Pedro Sanchez ha sottolineato l’urgenza di sostenere le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale «per fermare ogni operazione militare». Per poi sottolineare che la Spagna continuerà «dal lato giusto della storia».

Le misure dell’Aja

Lo scorso 26 gennaio, la Corte dell’Aja si era espressa in risposta alla denuncia del Sudafrica, ordinando a Israele di «fare tutto il possibile» per prendere misure efficaci ed immediate per prevenire che nella Striscia di Gaza siano commessi atti di genocidio ai danni della popolazione palestinese. Tuttavia, l’esame del ricorso all’Aja sarà ancora molto lungo, potrebbe richiedere anni, dato anche il fatto che Israele nega le accuse. Per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, come da egli stesso dichiarato dopo il verdetto dell’Aja, le operazioni del suo esercito rientrano nell’ambito del «diritto inalienabile a difendersi». Tuttavia, dopo le misure preventive emesse nella sentenza di gennaio, la Corte, nelle scorse settimane, ha fatto un passo in più e ha ordinato a Israele di interrompere immediatamente gli attacchi a Rafah. Intanto, il conflitto prosegue e nella notte un nuovo raid aereo dell’esercito israeliano ha colpito una scuola gestita dall’Unrwa uccidendo oltre 40 persone nel campo profughi di Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza, dove si vi erano rifugiati migliaia di civili palestinesi.

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