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Luigi Bisignani, il lobbista dei complotti temuti da Meloni: «Perché Giorgia non ride più?»

16 Settembre 2024 - 07:09 Alba Romano
giorgia meloni luigi bisignani
giorgia meloni luigi bisignani
Secondo i retroscena sarebbe d'accordo con Renzi e l'ex agente segreto Mancini. Ma lui nega e attacca

In un retroscena de La Stampa ieri si parlava di tre persone che secondo Giorgia Meloni potrebbero tramare contro il suo governo. Ovvero Matteo Renzi, l’ex agente segreto Marco Mancini e lo scrittore Luigi Bisignani. Bisignani è in buoni rapporti con Guido Crosetto, ministro della Difesa di Giorgia, che lo ha anche incontrato. La premier invece non lo ama: nell’estate del 2023 furono ben due i ministri, oltre allo stesso Crosetto anche il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, a disdire la presenza già annunciata alle tappe di presentazione del libro che Bisignani ha firmato insieme al giornalista Paolo Madron, I potenti al tempo di Giorgia. E oggi il quotidiano torinese dà la parola proprio a Bisignani.

Il lobbista

Il lobbista però nega di essere al centro dei complotti temuti da Palazzo Chigi: «Questa cosa mi fa molto ridere. Chi è stato vittima di un complotto sono io e il mio collega Paolo Madron», esordisce. Ricordando che «nella primavera del 2023 abbiamo pubblicato un libro, I Potenti ai tempi di Giorgia, che racconta, tra l’altro, una serie di cose sulle persone vicino a Giorgia Meloni. Il saggio è andato bene, per primi abbiamo parlato del mercato delle intercettazioni, ma ce ne hanno fatte di tutti i colori». E fa degli esempi: «Avevamo in programma una presentazione ad Avellino con il ministro Matteo Piantedosi e un’altra a Capalbio con Guido Crosetto, entrambe sono saltate all’ultimo per un diktat partito da Palazzo Chigi. Rainews24 mi ha fatto una lunga intervista, ma non l’hanno mandata in onda. Silenzio assoluto anche su Mediaset».

L’accreditamento

Bisignani dice che non ha mai voluto accreditarsi verso questo governo: «Guardi io sono andreottiano e tengo molto alla mia autonomia. Poi certo, nei palazzi ho delle fonti che mi raccontano delle cose e questo, immagino, non piace a Meloni che vorrebbe controllare tutto». Poi, sulle nomine: «Ma lei ha visto chi hanno messo nelle partecipate? Francamente non farei una bella figura ad essere associato a certe figure, con le dovute eccezioni». Con Meloni, dice, «ci scambiavamo dei messaggi in passato, ma poi non ho avuto contatti. Io peraltro ho una buona opinione di Meloni, ne apprezzo il percorso e mi è simpatica. Solo che questa sindrome di accerchiamento la porta ad arroccarsi. Lei vede che non sorride più?».

Giambruno e i Servizi Segreti

Bisgnani dice che «aver scritto di Andrea Giambruno prima che l’ex compagno della premier diventasse un personaggio noto non mi ha giovato. Nel nostro libro abbiamo rivelato che scriveva su Il Tempo commenti politici con uno pseudonimo». E rivela: «Meloni ha una passione sfrenata per i Servizi, quasi un’ossessione, come tutti i neofiti di Palazzo Chigi legge con grande attenzione i report che le finiscono sul tavolo al mattino. Ma se ti impicci troppo poi finisci per essere vittima di quelle veline che i Servizi scrivono con finalità autoreferenziali». Secondo lui «Giorgia dovrebbe volare più alto. Invece vedo che c’è un problema con i Servizi».

La vicenda Boccia e Marco Mancini

L’ex Ansa spiega che «la vicenda di Maria Rosaria Boccia è emblematica: quella signora era conosciuta da molti, erano anni che girava in Parlamento, i Servizi avrebbero dovuto avvisare la presidente del Consiglio e forse le avrebbero evitato alcune brutte figure, come quando ha difeso Sangiuliano o ha aspettato vari giorni per cacciarlo». Mentre respinge la tesi secondo la quale starebbe complottando contro il governo insieme a Marco Mancini e Matteo Renzi: «Mancini? L’ho conosciuto anni fa, ma non lo vedo né lo sento da molto tempo». E Renzi? «Il mio libro I potenti ai tempi di Renzi non gli piacque affatto. Poi con il passare degli anni il rapporto è molto migliorato». Con Crosetto parla? «Con lui sì. Con tutti gli ex dc ho un rapporto».

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