Attacco alle basi Onu in Libano, Israele chiede all’Unifil di abbandonare l’area. Richiesta respinta: «Tocca a Tel Aviv dare spiegazioni»


L’esercito israeliano ha aperto il fuoco questa mattina contro tre basi dell’Unifil, la missione Onu di interposizione tra Israele e Hezbollah nel sud del Libano. «Il quartier generale di Naqoura e le posizioni vicine sono state ripetutamente e deliberatamente colpite», ha affermato Andrea Tenenti, portavoce della missione Onu. «Due caschi blu», con ogni probabilità di origine indonesiana «sono rimasti feriti dopo che un carro armato dell’esercito israeliano ha sparato verso una torre di osservazione presso il quartier generale dell’Unifil, colpendola direttamente e facendoli cadere. Le ferite – continua – sono fortunatamente, questa volta, non gravi, ma rimangono in ospedale». Nel frattempo però l’Idf ha sparato pure contro altre due basi Unifil, 1-31 e 1-32A, dov’è di stanza il contingente italiano lungo la linea di demarcazione con il Libano. Le forze di difesa hanno aperto il fuoco «sulle posizione UNP 1-31 a Capo Naqoura, colpendo l’ingresso del bunker dove si erano rifugiati i caschi blu e danneggiando veicoli e un sistema di comunicazione», ha precisato Tenenti.
L’attacco
Secondo il portavoce di Unifil, «un drone dell’esercito israeliano è stato osservato volare all’interno della posizione Onu fino all’ingresso del bunker». Nell’attacco, afferma il portavoce, sono stati danneggiati le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione 1-31. E l’esercito israliano ha «deliberatamente sparato su UNP 1-32A, dove si tenevano regolari riunioni tripartite (tra libanesi, israeliani e vertici Unifil) prima dell’inizio del conflitto, danneggiando l’illuminazione e una stazione di trasmissione», conclude Tenenti.
Israele: «Unifil si sposti 5 km a nord»
L’attacco israeliano ha sollevato critiche unilaterali a livello internazionale e gli attriti sembrano destinati ad aumentare. «Non abbiamo niente da comunicare, al momento. Ovviamente, tocca a Israele dare spiegazioni delle proprie azioni», dichiarava Farhan Haq, vice portavoce della segreteria generale dell’Onu, ai giornalisti che gli chiedevano se Tel Aviv avesse fornito spiegazioni sugli attacchi di questa mattina. La risposta è arrivata, ma in senso contrario e sa di una nuova provocazione: «Unifil si sposti cinque chilometri a nord», ha detto l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon. I caschi blu dovrebbero quindi indietreggiare e lasciare il campo agli scontri tra Israele e le milizie di Hezbollah, venendo anche meno alla loro missione d’interposizione. La motivazione avanzata da Danon è che la ritirata è necessaria «per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Blue Line rimane instabile a causa dell’aggressione di Hezbollah». L’obiettivo di Tel Aviv è di allontanare quanto più possibile le forze del Partito di Dio per far rientrare nell’Alta Galilea i circa 70mila residenti sfollati.
Unifil non indietreggia
Il portavoce di Unifil ha però ribadito che la missione Onu manterrà le sue posizioni. Anzi, ha ancora una volta ribadito alle due parti, Israele e Hezbollah di rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Provvedimento che impone a Israele di non oltrepassare la Linea Blu e a Hezbollah di disarmare e ritirare le sue truppe a nord del fiume Litani, a 18 miglia dal confine. «Per ora restiamo ma è dura», ha dichiarato al Washington Post un funzionario delle Nazioni Unite.
Crosetto convoca l’ambasciatore di Tel Aviv
Dopo l’attacco, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha convocato con urgenza l’ambasciatore israeliano in Italia dopo gli attacchi alle basi Unifil, dove opera il personale italiano. Al rappresentante di Tel Aviv ha riferito, come ha raccontato in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, che «le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini dal governo israeliano». L’episodio è destinato con ogni probabilità ad accrescere ulteriormente le tensioni attorno alla presenza della missione Unifil, e più in generale tra Israele e Onu, che nel suo discorso al Palazzo di Vetro di poche settimane fa Benjamin Netanyahu definì «una palude antisemita» (poco prima di dare il via libera al bombardamento su Beirut per eliminare il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah).
La risposta dell’ambasciatore
«Israele ha raccomandato più volte ai militari italiani dell’Unifil di ritirare parte delle loro forze dall’area per ragioni di sicurezza, ma purtroppo la richiesta è stata respinta». È la nota con cui l’ambasciata israeliana in Italia ha provato a spiegare così quanto avvenuto nel Sud del Libano. «Israele sta investigando su quanto accaduto con grande attenzione e continuerà a compiere ogni sforzo possibile per non colpire le forze dell’Onu e le persone non coinvolte nel conflitto in corso con Hezbollah».
In copertina: EPA/STRINGER I La base delle Forze delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) nel distretto di Ebel El Saqi Marjeyoun, Libano meridionale, 10 ottobre 2024.