Crosetto a muso duro dopo l’attacco alle basi Unifil: «È un crimine di guerra, quei colpi non sono un errore. Italia e Onu non prendono ordini da Tel Aviv»- Video
Un incontro urgente con l’ambasciatore israeliano, un’altrettanto rapida conferenza stampa per spiegare ai cittadini cosa sta succedendo alle truppe italiane stanziate in Libano, nell’ambito della missione Unifil. Guido Crosetto è apparso nella sala stampa di Palazzo Chigi dopo che il governo italiano ha protestato formalmente con Tel Aviv: Israele ha colpito le basi dove stazionano i militari di 40 Paesi diversi, inclusa l’Italia, in un’operazione partita anni fa anche con l’assenso di Tel Aviv, che ha siglato la relativa risoluzione delle Nazioni Unite. «Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane contro le basi Unifil potrebbero costituire crimine di guerra, e sono sicuramente una grave violazione del diritto internazionale non giustificate da alcuna necessità militare», ha esordito il ministro della Difesa.
Poi, ha mosso un rimprovero alle autorità israeliane: «L’ambasciatore in Italia non è stato in grado di fornire spiegazioni, l’addetto militare non era presente e tornerà domani – 11 ottobre – e, dopo aver sentito il ministero della Difesa e il capo di Stato maggiore israeliano, ci fornirà le motivazioni di quanto avvenuto, perché non si tratta di un errore né di un incidente e abbiamo bisogno di spiegazioni formali». Crosetto non usa termini deboli: «È inaccettabile ciò che sta facendo Israele». E ha aggiunto: «Ho detto all’ambasciatore di riferire al Governo israeliano che le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini da Israele. Le Nazioni Unite e l’Italia sono lì in attuazione di una risoluzione delle Nazioni Unite e l’unico modo con cui si può discutere quello che facciamo è ponendo formalmente il tema alle Nazioni Unite, e non sicuramente dando ordini alle Nazioni libere che sono lì per difendere il diritto internazionale. Non è accettabile, perché noi difendiamo il diritto internazionale sempre e comunque, in ogni Paese e da chiunque».
Per adesso, il ministro non sa dire se l’Italia provvederà a ritirare le sue truppe: «Il ritiro della missione Unifil? La decisione spetta alla comunità internazionale, ma non siamo ancora a quel punto». Fonti militari dal Libano, intanto, hanno fatto trapelare un messaggio: «In questo momento l’unica cosa che possiamo fare è proteggerci. Quando gli spari nella base sono arrivati, noi eravamo nei bunker. Restiamo nelle nostre basi a fare il nostro dovere, nel perimetro della nostra sicurezza, fin quando ci sarà consentito dall’Onu e dalla Difesa». E le agenzie stampa stanno battendo l’ipotesi che l’attacco di Israele alla missione Unifil avrebbe l’obiettivo di «costringerla a ritirarsi» per non avere «testimoni scomodi» in vista di «pianificazioni future» dell’esercito di Tel Aviv in Libano.