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Non chiamatela tassa, ma «contributo»: Tajani conferma che dalle banche potrebbero arrivare 3-4 miliardi per la Manovra

15 Ottobre 2024 - 16:26 Felice Florio
Antonio Tajani, ministro degli Esteri
Antonio Tajani, ministro degli Esteri
Il governo sta limando il testo, in cerca di risorse per il 2025: si va verso il taglio del 5% delle spese dei ministeri

Il governo lavorerà fino all’ultimo minuto disponibile, cercando un equilibrio tra esigenze politiche dei partiti di maggioranza e indicazioni dei tecnici del ministero dell’Economia. Poi, alle 20 di oggi – 15 ottobre -, inizierà il Consiglio dei ministri e sul tavolo di Palazzo Chigi comparirà lo schema della legge di Bilancio 2025, oltre al decreto fiscale collegato e al Documento programmatico di bilancio per l’Unione europea. Giancarlo Giorgetti, titolare di via XX settembre, nelle ultime settimane non ha nascosto la difficoltà di trovare risorse per la Manovra. E nel mirino è subito apparso il tesoretto accumulato dalle banche grazie all’exploit dei tassi di interesse degli ultimi anni. I cosiddetti extraprofitti, che già nella Finanziaria precedente avevano solleticato gli appetiti dell’esecutivo, salvo poi essere protetti dall’opposizione di Forza Italia, non riusciranno a scamparsela in questa legge di Bilancio. Ma non chiamatela tassa: Antonio Tajani, confermando che alle banche è stato chiesto un sacrificio, sottolinea che si tratta di un «contributo».

Arrivando a Montecitorio per le comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo, il leader di Forza Italia annuisce con la testa ai cronisti che gli chiedono a quanto ammonterà il contributo cercato dagli istituti di credito. E la cifra sulla quale si ragiona è di 3 o forse 4 miliardi di euro. «Vediamo stasera – afferma Tajani – sono stati riuniti fino a ieri sera. Ora stanno facendo le ultime cose. Comunque non ci saranno nuove tasse, questo è sicuro». Anche altre fonti ministeriali ribadiscono che sono ancora in corso delle limature al testo della legge di Bilancio. Tuttavia, sembra definirsi un’altra cifra riguardo alla spending review che sta adoperando la maggioranza: un taglio del 5% alle spese dei ministeri. Come? Gli stessi dicasteri sono al lavoro per recuperare qualche risparmio. Il ministero dell’Istruzione, ad esempio, è riuscito a salvare la carta docente di 500 euro per il 2025. Anche per evitare contenziosi legali, si è preferito evitare di cambiare ex abrupto il bonus. Che, tuttavia, potrebbe essere ridotto per gli anni scolastici successivi: fonti di viale Trastevere, a Open, confermano che alcuni funzionari del ministero avevano già lavorato all’ipotesi di cancellarlo da quest’anno. Senza esito.

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