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L’Ue indaga su Temu, i sospetti sul colosso cinese dell’e-commerce: «Inonda l’Europa di prodotti illegali»

31 Ottobre 2024 - 23:31 Redazione
La procedura avviata nell'ambito del Digital Services Act. Preoccupa anche il design addictive della piattaforma

La Commissione europea ha aperto oggi un’indagine sul colosso cinese dell’e-commerce Temu, con l’obiettivo di verificare le possibili infrazioni commesse sulla vendita di prodotti illegali così come sui meccanismi di dipendenza che rischia di creare. Concorrente globale di Amazon, Temu vende online di tutto – dai vestiti ai cosmetici, dal mobilio ai prodotti tecnologici – nel segno del suo slogan «Comprate come dei miliardari», ed è entrato nel mercato europeo ad aprile 2023. Come le altre grandi piattaforme tech, è finito sotto la lente dell’esecutivo Ue nell’ambito del Digital services act. Nei mesi scorsi la Commissione aveva chiesto a Temu di fornire informazioni sulle misure messe in campo per prevenire la vendita di articoli illeciti e sui rischi relativi alla tutela dei consumatori. Le risposte arrivate sin qui non sono state considerate sufficienti ad allontanare i timori di Bruxelles, che ora ha fatto lo step formale successivo, con l’apertura di un’indagine formale.

Le sospette violazioni

I funzionari Ue chiamati ad implementare le norme su protezione dei consumatori e privacy temono in particolare che la società cinese non sia stata in grado di mettere in campo dei sistemi abbastanza robusti da prevenire il ripresentarsi sulla piattaforma dei cosiddetti venditori canaglia già sospesi. E così su Temu continuano a prosperare prodotti contraffatti e che non rispettano gli standard Ue. «Abbiamo indicazioni da diverse autorità e sospetti concreti che non si faccia abbastanza per prevenire la disseminazione di prodotti illegali», ha detto la Commissione, citata dal Guardian. A far traboccare la goccia dal vaso poi anche i timori sulle tecniche di vendite aggressive verso i competitor, con un design addictive e ricompense in stile gioco pur di mantenere gli utenti dentro il sistema il più a lungo possibile. Se l’indagine confermerà le violazioni, la società cinese rischia di incorrere in multe fino al 6% del suo giro di affari annuo.

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