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Roma, il fratello del vigile investito: «Al telefono mi ha detto “Sto morendo. Non vedo più, non ho più le gambe”»

Roma il fratello del vigile investito
Roma il fratello del vigile investito
Riccardo Virgili ha aggiunto: «Ho visto il carabiniere ridere dopo l’incidente, non si rendeva conto di cosa fosse successo»

«Ho sentito al telefono Daniele appena l’hanno investito. Mi ha detto “Ti voglio bene, sei stato un ottimo fratello, ma sto morendo. Non vedo più, non ho più le gambe”». Riccardo Virgili è il fratello di Daniele, il vigile urbano di 25 anni investito ieri, 7 novembre, insieme a due colleghe in via Tiburtina all’altezza del ponte del Grande Raccordo Anulare (Roma). A travolgere i tre è stato un carabiniere fuori servizio, trovato con un tasso alcolemico di 1,9, quattro volte il limite consentito. «Mi hanno investito, aiuto», ha lanciato così l’allarme Daniele appena dopo l’incidente. Per salvarlo i medici del reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Camillo di Roma hanno dovuto amputargli una gamba.

La testimonianza: «Ho visto il carabiniere ridere dopo l’incidente»

«Quando siamo arrivati sul luogo dell’incidente l’ho visto nella situazione peggiore in cui si può vedere un fratello. L’uomo che lo ha investito rideva. Non si rendeva conto di quello che era successo. Una scena che non cancellerò mai dalla mia testa», è il racconto di Riccardo Virgili che riporta Repubblica. I tre vigili erano lì per fare dei rilievi dopo un altro incidente stradale: «Mio fratello stava raggiungendo la Tiburtina per un incidente tra una macchina e una moto», racconta il fratello, «è stato proprio il motociclista a soccorrere per primo mio fratello. Avevano messo a terra i birilli e i Doblò della polizia locale aveva i lampeggiamenti accessi, stavano preparando tutto quanto. E da quello che ci hanno detto poco dopo lo hanno investito. L’ho sentito poco dopo che era successo, ho cercato di non farlo addormentare, gli ho promesso che ci saremmo rivisti».

La paura del padre: «Per lui esistevano solo studio e lavoro»

Daniele è un ragazzo che si è sempre dato da fare, racconta il padre Maurizio: «Si era diplomato come cuoco. Poi, non contento, prima si è messo a studiare per diventare istruttore di scuola guida e poi ha fatto il concorso in polizia locale. Era riuscito a entrare con ottimi voti, perché si è sempre dato da fare. Per lui esistevano solo studio e lavoro. E adesso è stato distrutto, una persona alcolizzata l’ha conciato così. Lui era devoto, ligio al dovere». Sono due le richieste della famiglia, spiega il fratello Riccardo: giustizia «perché a mio fratello è stato infranto un sogno» e la vicinanza delle istituzioni. Un affetto che è già stato dimostrato dai colleghi: «È come se fosse il figlio di tutti, i colleghi gli vogliono un bene dell’anima, è impossibile volergli male», conclude il padre.

In copertina: ANSA/Polizia Locale Roma Capitale I Il luogo dell’incidente dove sono stati investiti i tre agenti della polizia locale durante i rilievi di un incidente stradale, Roma 7 novembre 2024.

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