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Il nuovo business di Fabio Fazio è il cioccolato: «Ho comprato un ricordo»

09 Novembre 2024 - 07:38 Alba Romano
fabio fazio lavoratti cioccolato
fabio fazio lavoratti cioccolato
Il conduttore: ho incrociato questa passione con quella per i libri

Fabio Fazio ha rilevato una fabbrica di cioccolato, la Lavoratti: «Varazze è a sei chilometri da Savona, è il paese dove è nato mio padre, il paese dei miei nonni. Ci passavo le vacanze, ho immagini e memorie bellissime legate a quel posto e a quegli anni. L’uovo di Pasqua arrivava esclusivamente dalla Lavoratti, un cognome toscano di giostrai che da Pistoia si trasferirono in Liguria e nel 1938 aprirono questa fabbrica di cioccolato, una realtà molto locale», dice in un’intervista a La Stampa. «Il mio amico Davide Petrini mi ha detto: lo sai che chiude? Nooo, avevo un ricordo così bello, quel profumo di cioccolato, ricordo di aver pensato. E istintivamente gli ho detto: perché non la prendiamo?».

Alla fine l’abbiamo comprata

Nel colloquio con Caterina Soffici il racconto prosegue: «Alla fine l’abbiamo comprata, senza sapere niente di cioccolato. Da tre anni, piano piano, la stiamo rimettendo in piedi. Faticoso, ma il cioccolato è buonissimo». Invece la passione per i libri «è quella che ci ha dato l’idea di definirci editori del cioccolato. I prodotti li chiamiamo libri, alcuni li inseriamo in scatole a forma di cofanetti. Rispecchiano la mia ossessione per l’estetica del libro: la forma rispetta la sezione aurea, i colori della carta sono quelli di Adelphi, le cornicette sulla copertina sono quelle di Gallimard. Altri prodotti si chiamano Matite, quest’anno presenteremo i Fogli, tre millimetri di cioccolato ripieni di frutta. Il foglio di albicocca, di fragola e altri sapori. Essendoci autodefiniti editori del cioccolato ci è poi venuta la voglia di editare anche qualcosa di carta».

La libreria Pontremoli

E spiega: «Appoggiandoci alla Libreria Pontremoli, stampiamo dei libretti ispirati a quelli creati nel 1960 da Arrigo Bugiani, un geniale operaio editore toscano. Li faceva per conservare traccia della rivista Mal’Aria che aveva fondato, diretto e poi chiuso nel 1955. Erano fogli in formato A4, in carta recuperata da lui in cartiere, tipografie e ovunque riusciva a trovare carta di risulta o di scarto. Erano piegati in quattro in modo da avere otto pagine. Su questi piccoli volumetti, stampava sempre una poesia, un testo, un’incisione. Tutte cose donate da un gruppo di artisti, poeti e scrittori che hanno supportato per trent’anni questa meravigliosa avventura editoriale. Bugiani poi li confezionava e li spediva personalmente. Ci scrivevano Boccioni, De Pisis, Morandi, Modigliani, Sbarbaro, Caproni, Luzi. Cose riprese o inediti».

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