Scontri a Bologna, Meloni cancella il viaggio elettorale ma in collegamento attacca il Pd: «Io non ho coraggio? Do sempre conto di ciò che faccio»
«Ci tenevo da matti ad esserci, mi dispiace non essere riuscita a venire a Bologna. C’è tanta gente fuori dalle stanze dei bottoni che ancora tifa per noi e per l’Italia. Non sono riuscita ad arrivare in tempo, la scorsa settimana ho rinviato la riunione coi sindacati. L’ho rinviata a oggi. La riunione oggi è durata 6 ore e mi ha impedito di arrivare fisicamente in tempo a Bologna. Ho letto che il Pd ha detto: ‘la Meloni non ha il coraggio di andare a Bologna’. La settimana scorsa diceva che non avevo il coraggio di incontrare i sindacati. Io ho il coraggio di fare sempre quello che faccio perché posso dare conto delle mie posizioni». Queste le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al comizio del centrodestra previsto a Bologna per martedì 12 novembre negli ultimi giorni di campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna. L’incontro, stavolta in videocollegamento, era atteso soprattutto perché sarebbe avvenuto a 24 ore di distanza dagli scontri in strada tra gruppi antifascisti e polizia, mentre in piazza XX settembre si radunava il corteo autorizzato di Casapound e Rete dei Patrioti.
«Camicie nere? Una carta della disperazione della sinistra. Lepore mi attacca ma mi chiede aiuto in privato»
«L’Emilia Romagna è uno dei polmoni pulsanti del nostro sistema non grazie alla sinistra ma nonostante la sinistra che l’ha sempre governata. Nonostante un sistema di potere abituato a premiare l’appartenenza più della competenza. In tutte le roccaforti ci si trova con una classe politica così sicura di se stessa che rinuncia a governare. Non stupisce come il clima si sia surriscaldato in queste settimane, lo fanno sempre quando hanno paura di perdere il loro potere», ha dichiarato la premier. E ancora: «Il pericolo fascista arriva sempre vicino alle elezioni, ma i cittadini hanno capito il gioco e non gli interessa più. Ho letto una nota del sindaco di Bologna che diceva che il governo ha mandato le camicie nere a Bologna, è la carta della disperazione della sinistra. Non so a quali camicie nere si riferisse, le uniche che ho visto sono quelle blu dei poliziotti aggredite dai centri sociali. Voglio dire una cosa al sindaco di Bologna: diffidate sempre di chi ha una faccia in pubblico e una in privato, diffido di chi in privato mi chiede collaborazione e davanti alla telecamere mi definisce picchiatrice fascista. Se lo pensa non dovrebbe chiedermi collaborazione, non dovrebbe voler collaborare con me, un po’ di coerenza».
La premier era stata dura nel criticare l’amministrazione cittadina e l’opposizione: «Spiace constatare che certa sinistra continui a tollerare e, talvolta, a foraggiare questi facinorosi, anziché condannare apertamente questi episodi e mostrare solidarietà a chi, ogni giorno, lavora per garantire la sicurezza di tutti». Ed è scoppiato un caso, con il sindaco Matteo Lepore che ha accusato il Viminale di aver inviato «300 camicie nere in città». Ora Meloni, attesa in città insieme agli altri leader della maggioranza Antonio Tajani e Matteo Salvini, è costretta ad annullare la sua partecipazione all’evento. La premier è stata trattenuta a Roma dall’incontro con i sindacati, che si è protratto per oltre 5 ore e si è concluso solo nel tardo pomeriggio. Non potendo salire sul palco di Bologna, Meloni si collegherà in video per sostenere la candidata del centrodestre Elena Ugolini.