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Noemi e il blocco per «derealizzazione», la finale di Sanremo passata a piangere e il figlio evitato per il suo bene: «Come ne sono uscita»

19 Aprile 2025 - 15:45 Giulia Norvegno
La cantante oggi 43enne si racconta al podcast di Giulia Salemi sui problemi di salute mentale. L'incapacità di reagire in uno dei periodi più cupi della sua vita: come si è salvata

È stato un momento di «derealizzazzione» quello vissuto dalla cantante Noemi quando aveva circa 30 anni. Era una condizione che la faceva sentire sostanzialmente lontana da tutto ciò che apparteneva alla vita reale. Si sentiva bloccata, come se non fosse più capace di reagire. Oggi l’astista a 43 anni ha raccontato di quanto sia stato complicato quel periodo della sua vita. Ospite del podcast «Non lo faccio x moda» di Giulia Salemi, Noemi non ha nascosto i piccoli e grandi rimpianti legati alle rinunce di quella stagione cupa. A cominciare dalla maternità, nonostante il grande desiderio di suo marito, il musicista Gabriele Greco. E ha spiegato come è uscita da quelle condizione, innanzitutto grazie alla terapia, una vera e propria salvezza.

La finale di Sanremo passata a piangere

Noemi ricorda per esempio come aveva vissuto l’ultima serata di un festival di Sanremo, quella della finale in cui l’adrenalina di solito è a mille: «Ho fatto un Sanremo dove non mi sentivo a mio agio. L’ultima sera ero tristissima. Ho pianto con una tristezza profonda, perché non rappresentavo quello che volevo essere. Delle volte ci limitiamo a sopravvivere e quello è un campanello d’allarme importante. Quando ti stai limitando a sopravvivere e non hai in mano niente nella tua vita, allora devi fare qualcosa»

Come si è salvata: le abitudini cambiate, lo psichiatra «molto bravo»

Ci sono stati momenti in cui Noemi ha ammesso anche di aver avuto «brutti pensieri» in quel periodo complicato. Ma è riuscita a trovare il modo per rimettersi in piedi e ritornare a camminare da sola: «Ho toccato il fondo e mi sono data la spinta per risalire. Ho cambiato delle abitudini, ho intrapreso un percorso con uno psichiatra molto bravo, ho preso anche delle medicine che mi hanno aiutato».

Come viveva per colpa della «derealizzazione»

«Vedevo tutti lontani e distaccati – ha aggiunto Noemi – Succede quando sei particolarmente stressato da quello che hai intorno. La tua mente, in quel caso, decide per te, stacca la spina della realtà e ti dà lo spazio di cui hai bisogno. Improvvisamente ti senti un fantasma, vivi le cose, ma non le ricordi. Non ricordo bene quel periodo, perché la memoria non funzionava». Quel che le è rimasto impresso è certamente l’incapacità di reagire: «Non sapevo che cosa fare. Pensavo fosse tutto inutile, mi chiedevo: “Che vivo a fare?”. Erano pensieri spaventosi. Un senso di ineluttabilità, di inutilità della mia esistenza. Quando esci fuori, invece, recuperi il valore della vita».

La maternità evitata nel periodo peggiore: «Sarebbe stata sbagliata»

In quel periodo, Noemi sentiva che la condizione in cui viveva con le permetteva di fare scelte importanti nella sua vita. A cominciare dalla maternità: «Faccio fatica a parlarne . Quando avevo 30 anni avevo l’idea di fare questa cosa qui, ma la vita mi ha portato da tutt’altra parte. Quando vivi un momento così difficile, non puoi portarci dentro un figlio. Sarebbe una cosa sbagliata. In quel momento non sono stata capace. Quando dici di no ad alcune cose, e sei in coppia… non lo dici solo per te, ma lo dici anche per l’altro».

La paternità negata al marito

Uno dei rimpianti di Noemi è la scelta fatta a spese del desiderio di suo marito di diventare padre. L’assenza di un figlio oggi le pesa più per lui che per se stessa. Ma questo non ha minato la stabilità della coppia: «La maternità non è solo una cosa delle donne, esiste anche la paternità e ci sono degli uomini che anche loro hanno questo desiderio. Mi dispiace, perché mi sembra che al mio compagno gli ho un po’ negato questa cosa. Il peso lo sento più per lui che per me. Poi lui, nonostante ciò, è rimasto con me, siamo molto legati. Litighiamo da morire io e Gabri, però sono dei litigi che durano 20 secondi. Nessuno di noi tiene mai il muso».

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