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Lo sfogo del padre di Melania Rea uccisa 14 anni fa e il marito presto libero. Le 35 coltellate «senza crudeltà» davanti alla figlia: «Ha cambiato cognome»

Melania Rea e Salvatore Parolisi
Melania Rea e Salvatore Parolisi
«Tutti i giorni leggo di donne uccise da uomini e penso che succeda perché non c’è certezza della pena» dice il padre di Melania Rea uccisa dal marito davanti alla figlia di 18 mesi. Le similitudini col caso Turetta e il risarcimento da due milioni che l'ex militare dovrà pagare

Fra appena due anni «quell’essere immondo sarà fuori dal carcere e potrà ricominciare una vita nuova, mentre mia figlia non c’è più». È lo sfogo di Gennaro Rea, padre di Melania, uccisa con 35 coltellate il 18 aprile 2011 da suo marito Salvatore Parolisi. È lui «l’essere immondo» che Rea non vuole mai nominare nell’intervista al Corriere della Sera, ricordando quel delitto tra i primi femminicidi di cui i media si occupavano e che segnò inevitabilmente un punto cruciale nel dibattito nazionale.

Perché Parolisi può uscire presto dal carcere

Parolisi già da due anni gode di una serie di permessi che lo portano fuori dal carcere di Bollate. Era stato condannato a 20 anni di carcere, senza l’aggravante della crudeltà, come nel caso di Filippo Turetta con Giulia Cecchettin. Parolisi uccise la moglie davanti alla loro figlia, che all’epoca aveva 18 mesi. La bambina era seduta nel seggiolino dell’auto, mentre la madre veniva uccisa. Per i giudici si tratto di un «omicidio d’impeto», culmine di una lite di coppia per i tradimenti scoperti da Melania Rea di suo marito. Una versione che la famiglia Rea non ha mai accetto: «Cosa avrebbe dovuto subire ancora mia figlia per definire quel gesto crudele? – si chiede il padre – Chi uccide in quel modo, davanti alla propria figlia, non dovrebbe uscire più dal carcere. Invece oggi, come allora, si continua a morire e la giustizia resta cieca».

«Manca la certezza della pena»

In questa settimana particolare, in cui la famiglia Rea riceve messaggi di affetto e si rinnova inevitabilmente il dolore di 14 anni fa, cresce la frustrazione per tutto il tempo passato e quanto sembra trascorso inutilmente: «Nulla è cambiato. Ogni giorno leggo di una donna uccisa da un uomo. Succede perché manca la certezza della pena, e perché chi dovrebbe restare in carcere a vita esce dopo pochi anni, magari per buona condotta. Ma che buona condotta può avere chi ha distrutto una famiglia?».

La figlia di Melania Rea ha cambiato cognome

Il timore della famiglia Rea è che Parolisi, che ha perso la potestà genitoriale, possa pretendere di riavvicinarsi alla figlia oggi 15enne. Lei è cresciuta con i nonni materni, ha cambiato cognome per tenersi alla larga da un passato pesantissimo. E secondo i nonni, non ha nessuna voglia di sentire parlare del padre: «Per lei è un estraneo. È una ragazza giudiziosa, molto simile a sua madre. La guardo e rivedo Melania». E semmai Parolisi provasse a cercare sua figlia «non troverà mai una porta aperta – dice Gennaro Rea – Non ha mai chiesto notizie di sua figlia, non ha mai scritto una parola di scuse. Non ha diritto di chiamarsi padre». E, aggiunge, «quando uscirà, i nostri legali lo controlleranno. La sentenza prevede un risarcimento di due milioni di euro: uno per la famiglia, uno per Vittoria. Dovrà lavorare, dovrà pagare. Non faremo sconti. La vita che ha spezzato non può essere dimenticata».

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