Il Papa nero viene osteggiato dai più: sarebbe troppo di destra. Il giallo del cardinale kenyano che non si è presentato a Roma


Il cardinale Michael Czerny, nato in Moravia ma cresciuto in Canada, è il più eccentrico tra i porporati gesuiti che voteranno per il successore del gesuita Papa Francesco, il pontefice che lo ha creato cardinale. Incurante del politically correct, ha detto quello che non pochi dello schieramento più progressista del Sacro Collegio pensano. «Mi vengono in mente alcuni cardinali africani: mi fanno rabbrividire», ha dichiarato al New York Times. E, riguardo al fatto che un candidato africano possa essere il cavallo di Troia usato dal fronte conservatore per portare avanti la propria agenda, ha aggiunto: «Certamente, ed è per questo che è così stupido dire cose del tipo: ‘è arrivato il momento dell’Africa’».

In tre vengono dal continente nero, ma sono cardinali bianchi e non conservatori
In conclave il pomeriggio di mercoledì 7 maggio entreranno 17 cardinali classificati come africani. Ma in realtà solo 14 provengono dall’Africa nera. Tre di loro, infatti, tutti nominati da Papa Francesco, sono bianchi: il salesiano spagnolo Cristobal Lopez Romero (arcivescovo di Rabat in Marocco), il domenicano francese Jean-Paul Vesco (arcivescovo di Algeri) e il sudafricano Stephen Brislin (arcivescovo di Johannesburg). Tutti e tre non si sono associati al fermo rifiuto degli episcopati continentali di applicare la Dichiarazione Fiducia Supplicans, il documento vaticano che ha aperto alla possibilità di benedire, anche se in forma non liturgica, le coppie omosessuali.
Il più intransigente fra gli africani (e il più anziano) è il cardinale Robert Sarah

I restanti 14 cardinali africani costituiscono comunque un gruppo abbastanza omogeneo, e facilmente inquadrabile nello schieramento conservatore degli elettori che entreranno nella Cappella sistina. Il più vecchio tra di loro – e in Africa gli anziani hanno ancora quella autorevolezza ormai non più riconosciuta nel mondo occidentale – è il guineano Robert Sarah, il più intransigente, in senso conservatore, tra gli africani. Ora bisognerà vedere come questo blocco di voti si posizionerà rispetto a figure considerate papabili come l’italiano Pietro Parolin o come il francese Jean-Marc Aveline.
Il kenyano John Njue sostiene di non essere stato invitato, ma è stato smentito
In realtà gli elettori africani “neri” avrebbero dovuto essere 15, ma a Roma non si è presentato il kenyano John Njue, arcivescovo emerito di Nairobi. Non si conoscono i motivi della sua assenza. Lo scorso anno la Santa Sede aveva cambiato la data di nascita spostandola dal 1944 al 1° gennaio 1946. E quindi era considerato tra gli elettori fino all’inizio del 2026. Oggi però è rimbalzata nell’Urbe una dichiarazione in cui Njue sostiene di essere in buona salute e di non essere arrivato a Roma perché nessuno lo avrebbe invitato. Ma il successore di Njue nella cattedra di Nairobi e la Sala stampa vaticana hanno seccamente smentito le affermazioni attribuite all’anziano porporato.