Meloni in Senato: «La difesa è una priorità. Non mi dimetto se le riforme non passano, non farei mai una cosa già fatta da Renzi»


La premier Giorgia Meloni è in Senato oggi, 7 maggio, per il premier time, la risposta alle domande che le vengono dai senatori. Ad aprire il giro di interrogazioni è Carlo Calenda. Il leader di Azione chiede di sapere maggiori dettagli sul progetto di riarmo europeo, e aggiunge che se le parole saranno chiare Azione sarà pronto a supportare il governo. Meloni risponde che «Italia ed Europa sono pronte a rispettare le proprie responsabilità: la libertà ha un prezzo, se non sei in grado di difenderti devi sapere che poi non potrai decidere in modo indipendente. Pur rimanendo al fianco degli alleati credo che sia giunto il momento che l’Alleanza tenga in maggior conto il fianco Sud, in presenza di minacce ibride». L’impegno per il 2% sottolinea Meloni è stato preso tempo fa, «confermato da tutti i governo successivi»: «Lo faremo anche inserendo nel computo spese che già altri paesi stanno considerando. Senza difesa non c’è sicurezza, senza sicurezza non c’è libertà». Ma Calenda non si considera soddisfatto: «Voglio sapere quanto aumentano le spese e se aumentano al netto delle spese già presenti, se restiamo con un esercito che ha una media di età di 59 anni diventiamo un paese di serie C».
I femminicidi e l’odio on-line
A proposito della lotta alla violenza contro le donne, Meloni dice di aver aumentato i fondi per le case delle donne, e per la «formazione di chi lavora sul campo, sulla diffusione del numero anti-violenza 1522, sulla difesa on line»: «Abbiamo promosso una legge che rende più tempestiva la protezione delle donne ed una legge che rende il femminicidio un reato autonomo per tipizzare il fatto che ci sono donne che muoiono perché sono donne».
Renzi su premierato e legge elettorale
Matteo Renzi inizia la sua domanda, invece, dicendo che la premier andrebbe valutata per quella che ha detto: «Le aziende italiane strategiche sono state vendute in ampie parti a paesi stranieri, non si sente in contraddizione con quello che ha detto in passato sulle nazionalizzazioni? Voleva il presidenzialismo, ora fa la suocera di tutte le riforme, diceva che voleva le preferenze nella legge elettorale, lo farebbe, perché noi la appoggeremmo in caso? Aveva detto che sarebbe tornata a Bibbiano, perché non ci torna a chiedere scusa? Se la sua riforma non passa ha detto che non si dimetterà, le pare un gesto coerente?» La presidente del consiglio replica di non aver capito qual è la domanda e replica molto brevemente: «Le aziende strategiche avevano problemi di cui non possiamo parlare qui ma che stiamo risolvendo, sul premierato andiamo avanti, la riforma della giustizia è in corso, sulle riforme non mi dimetto, lo farei anche volentieri ma non farò mai una cosa che ha fatto già lei», dice riferendosi a Renzi che a sua volta replica parlando di attacchi personali.
«Tenere insieme Ue ed Usa»
Alle domande della senatrice Biancofiore che chiede chiarimenti sulla politica estera, Meloni dice di aver lavorato smentendo chi diceva che la destra avrebbe isolato l’Italia dal resto del mondo: «Sono soddisfatta dalla centralità che abbiamo recuperato, dal G7 al ruolo in Europa, al lavoro che punta a tenere insieme Ue e Usa, solo insieme l’Occidente sarà all’altezza delle sfide attuali»: «Abbiamo un maggior ruolo in Europa, ma dobbiamo lavorare ad un progetto di Mediterraneo allargato, ad un Mediterraneo sempre più centrale, e l’Italia sarà un fondamentale hub energetico», dice Meloni che aggiunge di ritenere di aver ottenuto importanti risultati: “Abbiamo pensato in grande e aperto tante porte».
I rapporti con gli Usa
Da Avs, il senatore Peppe De Cristofaro chiede chiarimenti sul rapporto con gli Stati uniti alla luce della nota congiunta diffusa dopo il vertice con Donald Trump negli Usa. Meloni risponde dicendo che i calcoli fatti da Avs di 40 miliardi di spese: «E’ un calcolo errato, fatico anche a capire da dove avete preso questi numeri, la prima parte è probabilmente sulle spese militari ma l’impegno non l’abbiamo preso noi ma i governi di centrosinistra, i dieci miliardi delle aziende italiane che andranno negli Usa non sono soldi del governo ma delle aziende, mi sono limitata a segnalare che questi investimenti ci saranno». A proposito dell’impegno a comprare gas liquido, Gnl, dice che «non è un favore a Trump, anche perché avevamo iniziato già con Biden»: «Io penso che sia importante diversificare le fonti, proseguendo scelte fatte da altri. Questo numero dei quaranta miliardi è pura propaganda, gli unici quaranta miliardi che ricordo sono gli investimenti degli Emirati arabi in Italia. La nostra bussola è l’interesse nazionale senza subalternità». La discussione però non si ferma anche perché De Cristofaro accusa Meloni di non aver detto una parola su quello che sta accadendo a Gaza – «unico leader europeo», aggiunge: «Lei dice che si fa guidare dagli interessi nazionali, ma date seguito a quello che interessa alla vostra internazionale sovranista, non c’entra con gli interessi nazionali».
Il rating di S&P’s
Meloni rivendica, su domanda di Maurizio Gasparri, l’aumento del rating da parte delle maggiori agenzie, tra cui Standards and Poor’s, «come non accadeva dal 2017»: «Gli elementi di stabilità del nostro mercato sono tanti, dallo spread dimezzato, alle valutazioni delle agenzie di rating. Questa credibilità è stata realizzata con una stabilità dei conti e con l’impegno a rigore. Attenzione ai conti pubblici senza dimenticare salari bassi e decontribuzione sul costo del lavoro». La prossima priorità dice Meloni sarà «abbassare strutturalmente il costo dell’energia, siamo al lavoro su questo».
Gli investimenti sull’industria
Stefano Patuanelli, del Movimento cinque stelle, accusa Meloni di non aver voluto ammettere i dati della produzione industriale ferma e dell’aumento dei lavori poveri: «Avete intenzione di sbloccare i fondi di Transizione 4.0 cosi da aiutare le imprese e le famiglie invece di tenerli fermi su Transizione 5.0?” e aggiunge sulle spese militari: «Se si vogliono aumentare le spese militari da un momento all’altro o si tagliano le altre spese, o si aumentano le tasse o si fa un giochino contabile». La premier risponde che «la nazione non è perfetta ma va meglio di quando governavate voi»: «C’è una congiuntura economica negativa, parte dall’automotive vittima di una strategia che gli interroganti sostenevano e noi invece volevamo bloccare. Su Transizione 5.0 stiamo lavorando, ma siamo disponibili a rivedere alcune decisioni». A sorpresa Meloni riconosce i meriti della misura voluta proprio da Patuanelli quando era ministro: «Io ve lo riconosco, voi non lo fareste mai. Sulle spese militari non so che dire, vogliamo che vengano contabilizzate cose che gli italiani pagavano già». Patuanelli a proposito di automotive replica non solo di non essere d’accordo con l’analisi, ma in ogni caso, dice di non capire come mai il fondo dedicato è stato cancellato. Meloni, rispondendo poi ad una domanda della Lega, dalla senatrice Elena Murelli, dice che i segnali positivi sono arrivati su molti fronti, dalla «timida ripresa dei salari» all’impegno sui maggiori finanziamenti per la sicurezza sul lavoro: «Domani incontreremo i sindacati e lo faremo anche per ascoltarli, senza alcun tipo di pregiudizio».
Bollette e costo del gas
Sulle spese sanitarie e sul caro bollette atta invece il senatore e capogruppo del Pd Francesco Boccia: «Lei promette di acquistare più Gnl, noi dovremmo invece abbassarlo e lo dico anche a chi era nel precedente governo. Avete varato il decreto bollette ma il problema non solo non è risolto ma è aumentato». Boccia sottolinea che il presidente di Confindustria ha definito «una pazzia» questo intervento. Meloni risponde facendo un appello alle Regioni: «Noi stanziamo soldi ma poi decidono le Regioni, abbiamo chiesto di poter governare noi questo problema ma le Regioni trasversalmente sono contrarie». Sul Gnl americano, Meloni dice che la strategia di acquisto è iniziata con altri governi: «Ci state dicendo che il Gnl andava bene quando c’era Biden, ma non con Trump e quindi è meglio tornare al gas russo? Non vi sto seguendo. Il disaccoppiamento del prezzo dell’energia dal prezzo del gas ci vede d’accordo ma è un tema europeo: facciamo una battaglia insieme se volete perché io sono d’accordo». Nella replica il senatore Pd sottolinea che le accise non sono calate e invece è in crescita il computo di numero delle cassa integrazione: «Le chiediamo più rispetto per il parlamento. Le diamo un consiglio: governare con la propaganda rischia di creare una illusione ottica. Lei sembra più concentrata sul consolidare il suo potere che sul lavoro da fare».
Albania, si va avanti
Meloni, su domanda del collega di partito Lucio Malan, insiste sulla centralità del progetto Albania, che «va avanti»: «Abbiamo abbattuto gli ingressi irregolari così come i morti in mare, perché salvare le vite è anche una nostra priorità. Accogliamo con favore l’anticipazione della nuova direttiva europea sui paesi sicuri da parte dell’Unione europea». E a proposito della trasformazione delle strutture albanesi in Cpr: Abbiamo deciso di usare i centri realizzati in Albania come ordinari Cpr, abbiamo così iniziato a trasferire migranti irregolari in attesa di rimpatrio. A seguito di questa nuova disposizione alcuni Tribunali pare stiano stiano disponendo il ritrasferimento in Italia, ove il migrante avanzi una domanda di protezione internazionale anche quando questa sia manifestamente infondata». Meloni dice che i migranti in questione hanno in molti casi profili penali preoccupanti: «Ora non voglio fare polemica ma – ha aggiunto – mi corre l’obbligo di condividere con voi quale sia il curriculum di queste persone a cui dovremmo considerare di dare protezione internazionale: quasi tutti i migranti trasferiti in Albania si sono macchiati di reati molto gravi, tra cui si annoverano furti, rapine, porto abusivo d’armi, tentati omicidi, violenze sessuali, pedopornografia, adescamento di minore, atti osceni in prossimità di minore. Qualcuno vuole a ogni costo fa restare queste persone in Italia, noi invece vogliamo rimpatriarle».