Come è finita la collaborazione tra Alessandro Di Battista e Fazi editore: «Doveva portare nuove idee, dopo sei mesi non avevamo nulla»


Nel maggio 2019 si era parlato di una collaborazione pronta a dare frutti prestigiosi. Quella tra Fazi Editore e Alessandro Di Battista. L’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto curare una collana di saggistica della casa di Elido Fazi. Sei anni dopo è lo stesso editore in un’intervista al Corriere della Sera a farci sapere come è andata a finire: «Lo assumemmo per sei mesi. Il suo compito era di portare nuove idee, eventuali autori da pubblicare scovandoli in rete. Ma sei mesi dopo non avevamo nulla. Faceva proposte un po’ strampalate».
Grillo, Dibba e Fazi editore
Intervistato da Roberta Scorranese, Fazi spiega anche il suo rapporto con Beppe Grillo: «Un giorno mi invitò a pranzo. Disse che lui e il Movimento mi tenevano d’occhio, gli erano piaciuti alcuni nostri saggi critici nei confronti del sistema. Ma poi non se ne fece nulla». E ancora: «Una volta chiamai Beppe (Grillo, ndr ) a presentare un libro. Peccato che non parlò del libro ma cominciò a prendersela con i giornalisti presenti». Ma, riflette l’editore, questi sono i rischi dell’antisistema: «Incrociare politica e editoria è rischioso. Per dire, io oggi non pubblicherei il romanzo di J.D. Vance perché è diventato il vice di Trump, ma Elegia americana è un bel libro».
Keynes
Oggi, spiega Fazi, lui non va più a votare. Però è convinto che l’economista John Maynard Keynes, di cui è un ammiratore non sia diventato fuori moda: «Al contrario, a me pare che la globalizzazione sia in ritirata e da un pezzo anche». I dazi di Trump ne sono «un effetto. Il neoliberismo ha fallito, la globalizzazione ha deluso, come anche l’America. Quando Giuliano Ferrara scrisse che io avevo fatto i soldi con l’anti-americanismo aveva torto: non perché fossi critico verso gli Stati Uniti, anzi. Ma perché sosteneva che mi fossi arricchito». Ce n’è anche per «100 colpi di spazzola prima di andare a dormire»: quando uscì, nel 2003, Melissa P. era una sconosciuta: «Sa che ha venduto quanto Umberto Eco? Tre milioni di copie, tradotto in cento Paesi. Pochi sanno che per noi doveva essere un libro per ragazzi».
Melissa e il figlio Thomas
Su Panarello ha anche da raccontare il fidanzamento con sui figlio Thomas: Mai saputo perché sia finita. Una sera vennero a cena a casa nostra e ci annunciarono che si volevano sposare. Qualche tempo dopo, mi telefonò Thomas dicendomi che si erano lasciati». Racconta che ha detto di no a Gianrico Carofiglio: «Mi dicono che sulla parete del suo studio tiene ancora appesa la mia lettera di rifiuto». Non se l’è «legata al dito», addirittura se l’è «appesa al muro». «Posso mandargli un messaggio attraverso il Corriere ?». Certo. «Gianrico, scusami! Ripensaci e vieni da noi ( ride )».