Ultime notizie ConclaveDonald TrumpGiorgia MeloniPapa Leone XIV
SCUOLA E UNIVERSITÀConcorsi pubbliciLavoro e impresaPrecariatoScuola

Esami in ritardo, km da percorrere, costi alle stelle: dentro il pasticcio dei corsi di abilitazione per i docenti – L’inchiesta

11 Maggio 2025 - 06:43 Ygnazia Cigna
scuola corsi abilitazione docenti
scuola corsi abilitazione docenti
A differenza dei concorsi degli anni scorsi, quelli Pnrr non sono abilitanti. Chi vince è obbligato a conseguire l'abilitazione a pagamento: un percorso a ostacoli per moltissimi docenti che rischiano di restare senza lavoro

Migliaia di insegnanti rischiano di restare senza lavoro il prossimo anno a causa di un pasticcio burocratico. I corsi di abilitazione all’insegnamento, necessari per accedere alla prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze – e ottenere così maggiori possibilità di essere chiamati a lavorare – o per finalizzare l’immissione in ruolo, devono essere completati entro il 30 giugno. Questa scadenza, però, si scontra con i tempi organizzativi delle università, che in molti casi non riescono ad avviare o concludere i percorsi in tempo utile. Alcuni corsi non sono ancora partiti, altri sì ma hanno organizzato gli esami dopo giugno, vanificando così la possibilità di entrare nelle graduatorie. In molte regioni, inoltre, mancano del tutto corsi per determinate classi di concorso: molti docenti si vedono costretti a spostarsi anche a centinaia di chilometri da casa, a proprie spese, e talvolta interrompendo incarichi in corso. Un’opzione non sostenibile, sia economicamente che a livello organizzativo, per tutti.

Come funziona l’abilitazione e le due scadenze chiave

Ci sono due date importanti che tutti i docenti devono segnare in agenda. La prima è il 30 giugno ed è fondamentale per gli insegnanti non ancora abilitati e coloro che sono risultati idonei ai concorsi scuola targati Pnrr. Entro questa data devono concludere i corsi di abilitazione all’insegnamento se vogliono essere inseriti negli elenchi della prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze, più note come Gps. Queste liste sono fondamentali perché permettono l’accesso alla sezione da cui si attinge prima per le supplenze. In pratica, chi ottiene l’abilitazione entro il 30 giugno avrà maggiore probabilità di essere chiamato per insegnare a settembre. Chi non riesce a farlo in tempo, invece, rimarrà nella seconda fascia, dove le possibilità di essere chiamati sono molto più basse. E lo saranno ancora di meno dopo questa tranche di abilitati che riempirà la prima fascia.

La seconda data da ricordare è il 31 agosto ed è rivolta a chi ha vinto uno dei concorsi Pnrr per diventare insegnante. A differenza dei concorsi degli anni scorsi, questi del Pnrr non sono abilitanti. Pertanto, chi vince è obbligato a conseguire l’abilitazione, fare un anno di prova e solo alla fine avere il posto fisso. Il 31 agosto è il termine ultimo per abilitarsi e accedere all’anno di prova. I corsi abilitanti, organizzati dalle università pubbliche e private, sono a numero chiuso e hanno costi che vanno da 2mila a 2.500 euro sia nelle statali che nelle private. Unica eccezioni per i vincitori di concorso che hanno diritto a un posto garantito, anche oltre il numero chiuso previsto, ma devono comunque pagare la retta.

«Mi sono iscritto al corso, ma non so se mi hanno preso. Rischio di non farcela»

«Abbiamo bisogno di fare i percorsi di abilitazione entro il 30 giugno, ma a causa dei ritardi nella loro organizzazione rischiamo di non farcela e di perdere il posto di lavoro a settembre», denuncia con preoccupazione a Open Luigi Sofia, insegnante precario di italiano in una scuola media della provincia di Pisa. «Io mi sono iscritto al corso di abilitazione all’università di Pisa, ma è a numero chiuso e ad oggi non so ancora se mi hanno preso. I tempi dell’ateneo non sono compatibili con le scadenze del ministero». La voce di Luigi è solo una delle tante che si levano da un coro di frustrazione. «Abbiamo seguito le indicazioni del ministero, aspettato fiduciosi. Ma adesso non possiamo dichiarare l’abilitazione entro il 30 giugno, come richiesto dal sistema per l’inserimento nelle graduatorie».

Il timore più grande, per Luigi e per migliaia di altri colleghi nella stessa situazione, è quello di veder svanire anni di sacrifici e non lavorare a inizio del prossimo anno scolastico. «Insegno da anni, ho partecipato al concorso Pnrr e sono risultato idoneo con ottimi punteggi. Mi sono iscritto al corso di abilitazione, ma per cause non dipendenti da me rischio di non poter rientrare in classe a settembre». Il docente, assieme ad altri colleghi, ha provato a sollecitare l’ateneo per far uscire le graduatorie il prima possibile. «Scrivo con grande preoccupazione per la mancata pubblicazione delle graduatorie ad oggi ancora non disponibili, a differenza di quelle già uscite per altre classi di concorso. Questo ritardo sta compromettendo in modo significativo la possibilità e la necessità di noi aspiranti docenti che abbiamo scelto di intraprendere questo percorso con l’obiettivo di abilitarci e accedere alla I fascia delle Gps», recita la mail inviata all’ateneo. Attualmente, Luigi sta ancora aspettando gli esiti delle graduatorie. «L’unica soluzione possibile è che la data del 30 giugno venga prorogata dal ministero dell’Istruzione o che vengano pensate delle eccezioni, altrimenti restiamo esclusi per cause che non dipendono dalla nostra volontà», chiosa.

Il prof vincitore di concorso: «Per fare l’abilitazione devo prendermi aspettativa»

Anche Fabio Mina, docente di scuola superiore e vincitore del concorso Pnrr in Friuli-Venezia Giulia, si trova incastrato. «Per la mia classe di concorso, c’è il corso a Bologna. Mi sono iscritto a marzo confidando in una programmazione tempestiva, ma il calendario definitivo è stato pubblicato solo adesso, a maggio inoltrato». Troppo tardi per organizzarsi e troppo denso per essere conciliato con una vita lavorativa attiva. «Le lezioni sono fitte, serrate, distribuite su tanti i giorni, e non sono compatibili con le mie giornate di lavoro a scuola. Ci chiedono un impegno costante, ma non ci danno gli strumenti per reggerlo». Fabio ha diritto a 150 ore di permesso studio, «ma paradossalmente non posso usarle per studiare, né per spostarmi perché sono valide solo per gli esami e per le ore di lezione. A Bologna le lezioni sono dalle 14 alle 19.30 dal lunedì al venerdì. Se la mattina insegno a Udine, come faccio a seguirle? Sono costretto a chiedere aspettativa non retribuita. Non tutti, però, possono permettersi di farlo. E se non lo faccio, rischio di perdere il ruolo che ho appena vinto con fatica, superando un concorso selettivo che avrebbe dovuto rappresentare un traguardo, non l’inizio di un’odissea». Ma i paradossi non finiscono qui. «Noi siamo obbligati alla presenza fisica in aula, ma in alcuni casi i docenti dei corsi sono online. In sostanza, può capitare che vai in presenza per seguire un professore che spiega da remoto. Mentre per chi viene da fuori regione come me non è concesso il collegamento online», spiega il docente.

«Vivo a Vercelli, ma devo trasferirmi a Messina per il corso»

Il paradosso dei percorsi abilitanti colpisce anche chi, come la docente Federica Aprigliano, si trova a dover andare dall’altra parte dell’Italia perché i corsi per la propria materia si contano sulle dita di una mano. «Per la mia classe di concorso, laboratorio di chimica, i corsi sono pochissimi: solo a Foggia, Roma, Messina e in Friuli Venezia Giulia – spiega – ma io vivo a Vercelli, in Piemonte e già quotidianamente lavoro a 50 chilometri da casa. Senza contare che ho una bambina di cinque anni e i costi di viaggio e alloggio in un altra città per i mesi di corso sono elevati. Non posso permettermi di trasferirmi in un’altra regione per mesi e mollare tutto. L’organizzazione è impossibile. Per questo, non mi sono potuta iscrivere». Per molti, le università telematiche rappresentano una soluzione, ma non per tutte le materie: «Mentre per italiano o matematica le offerte abbondano, per le discipline tecniche come la mia no. È assurdo. Vogliono che ci abilitiamo? D’accordo, ma devono metterci in condizione di farlo».

«Un solo posto in Lombardia, 460 in Campania». E la beffa del bando scaduto il giorno del decreto

«Per la mia materia, ovvero arte e immagine, in tutta la Lombardia è stato attivato un solo posto con eCampus, mentre in Campania ce ne sono 460 tra statali e telematiche», racconta Marta Olmi, docente alle scuole medie. «Ho chiesto se potevo iscrivermi al percorso della Campania e seguire le lezioni a Milano, visto che l’ente era lo stesso, ma mi è stato detto di no: dovevo per forza frequentare in Campania». Un decreto attuativo del 19 marzo sembrava aprire uno spiraglio, prevedendo 100 posti a Verona, raggiungibile da Marta in un’ora circa. Ma qui l’occasione è sfumata per un errore: «Il giorno dopo la pubblicazione del decreto sono andata a vedere sul sito, ma mi sono accorta che il bando scadeva il giorno stesso in cui è stato pubblicato il decreto attuativo, il 19 marzo. Ho scritto all’università e mi hanno risposto che è stato un errore del ministero perché il bando era stato pubblicato già il 6 marzo, ovvero due settimane prima, ma il Mim non aveva lo aveva inserito nel primo decreto attuativo del 24 febbraio. A fronte di questo errore, non hanno previsto alcuna proroga». La prof non potrà quindi partecipare al corso e inserirsi nella prima fascia delle graduatorie. «Mi trovo penalizzata per colpe non mie. L’abilitazione era l’unica via per avere continuità lavorativa, ma tra disorganizzazione, errori del ministero e disparità territoriali è diventata un miraggio. A settembre rischio di perdere il lavoro».

Pd e del M5S propongono una soluzione, ma il governo l’accantona (per ora)

I docenti hanno segnalato la situazione a diversi rappresentanti politici e qualcosa sembra iniziare a muoversi. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno infatti presentato due emendamenti al decreto 1445, che riguarda misure urgenti per l’attuazione del Pnrr e per l’avvio dell’anno scolastico 2025/2026. Le forze di opposizione chiedono che le procedure di assunzione del personale docente vengano completate entro il 31 agosto di ogni anno scolastico, con un’eccezione per coloro che, per motivi indipendenti dalla propria volontà, non abbiano potuto concludere il percorso abilitante nei tempi previsti. In questi casi, le assunzioni avverrebbero non appena ottenuta l’abilitazione, con conferma nella sede assegnata in via provvisoria. L’esame degli emendamenti si è svolto il 7 maggio e qualche spiraglio di speranza resta aperto. Se infatti altri emendamenti di diversa natura sono stati respinti, come risulta consultando il sito del Senato, quelli legati ai corsi di abilitazione sono stati soltanto accantonati. «Attendiamo i pareri e le dichiarazioni del governo», commentano gli insegnanti.

leggi anche