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Caso Emanuele De Maria, per la procura «aveva pianificato tutto». I permessi per il lavoro esterno al vaglio del ministero della Giustizia

12 Maggio 2025 - 13:55 Ugo Milano
emanuele de maria permessi lavoro giustizia
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Il 35enne era stato condannato per femminicidio nel 2018. Lo scorso weekend ha aggredito due colleghi, uccidendo una 50enne e ferendo gravemente un 51enne. Gasparri presenta un'interrogazione a Nordio: «I magistrati siano puniti»

Emanuele De Maria aveva pianificato tutto. Prima l’aggressione e l’omicidio della 50enne Chamila Wijesuriyauna, trovata morta nel Parco Nord di Milano, poi l’accoltellamento del 51enne Hani Nasr, rimasto gravemente ferito. Entrambi erano colleghi all’hotel Berna, in zona stazione Centrale, del detenuto 35enne che godeva di un permesso per il lavoro esterno e che nel pomeriggio di domenica 11 maggio si è tolto la vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo di Milano. Una premeditazione di cui il pm di Milano, Francesco De Tommasi, è sicuro anche visti i contrasti tra colleghi nell’ambito della relazione sentimentale tra De Maria e Wijesuriyauna. La procura ha disposto l’autopsia sui due corpi, anche per accertare se l’uomo fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti.

Il ministero della Giustizia e gli approfondimenti sui permessi

Per De Maria non era la prima volta. Una giovane 23enne, Rachem Oumaima, uccisa nel 2016 e la condanna a 14 anni, ridotti a 12 in secondo grado. La cattura nel 2018 dopo due anni di latitanza in Germania e la detenzione nel carcere di Bollate, dove era considerato un detenuto modello tanto da guadagnarsi il permesso di lavoro esterno dal tribunale di Sorveglianza. Poi l’uccisione della collega 50enne, con gli stessi identici tagli al collo e ai polsi che furono rinvenuti sul cadavere di Oumaima. Proprio la concessione del permesso a premio sarebbe ora al vaglio del ministero della Giustizia.

La difesa del legale di De Maria: «Meritava i permessi, mai me lo sarei aspettato»

A difendere la legittimità del provvedimento è l’avvocato Daniele Tropea, legale del 35enne già condannato per omicidio. «Meritava il permesso di lavorare fuori visto l’ottimo percorso che aveva fatto all’interno del carcere», ha commentato ad Ansa. «La sua posizione era stata valutata dall’area educativa del carcere di Bollate e al magistrato di Sorveglianza di Milano. Mai mi sarei aspettato nulla di quanto accaduto, e nemmeno che De Maria potesse trasgredire le regole». Lo stesso Emanuele De Maria era stato intervistato dalla trasmissione Confessione Reporter proprio in qualità di detenuto modello: «Il lavoro mi rende libero», aveva sostenuto.

Gasparri e l’interrogazione a Nordio: «Chi ha sbagliato nella magistratura paghi»

E sul caso De Maria inizia a muoversi anche il Parlamento. Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio chiedendo «un’ispezione sulle strutture giudiziarie che sono responsabili dei permessi concessi» al 35enne. Gasparri ha poi rincarato la dose: «È incredibile come una persona responsabile di un femminicidio abbia potuto fruire di permessi utilizzando i quali ha commesso altri gravissimi delitti e si è suicidato con modalità che avrebbero potuto causare ulteriori tragedie». Da qui la richiesta di sanzionare il magistrato responsabile: «Spero che questa volta chi ha sbagliato nella magistratura paghi, e non accada quello che accade sempre: le toghe sbagliano e i cittadini pagano».

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