«La vertebra di Liliana Resinovich era rotta prima dell’esame autoptico». Smentito il tecnico che si era detto responsabile, ora querelato per falso


Non è vero che la frattura della vertebra T2, individuata sul corpo di Liliana Resinovich, è stata procurata dal preparatore anatomico, che l’11 gennaio 2022 partecipò all’esame autoptico sui resti della 63enne triestina, trovata morta il 5 gennaio 2022. A stabilirlo è un lavoro specialistico che ha definitivamente smentito le dichiarazioni del tecnico specialistico, che il 6 maggio si era presentato davanti agli inquirenti confessando di poter essere il responsabile della frattura.
Cosa è emerso dal lavoro specialistico e la querela per falso
Sulla frattura vertebrale sono state costruite diverse teorie nel corso dei mesi, ma nessuna di queste ha mai convinto la famiglia di Liliana che, della rivelazione del tecnico anatomico era arrivata a dire essere «un depistaggio per coprire qualcosa di grande». Per fugare ogni dubbio erano stati disposti degli accertamenti. Ebbene, come scrive l’avvocato Nicodemo Gentile, legale del fratello di Liliana, Sergio Resinovich, «un lavoro specialistico di questi giorni, coordinato da Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, teso alla totale “revisione” delle immagini della tac effettuata sul cadavere di Liliana Resinovich in data 8 gennaio 2022, ha pienamente riconfermato che la frattura alla vertebra T2 fosse già esistente al momento di quell’esame». E dunque non può essere responsabilità del tecnico anatomopatologo, che ha partecipato all’esame autoptico in data 11 gennaio 2022, tre giorni dopo la prima tac. Dunque «le dichiarazioni del pirotecnico preparatore anatomico rappresentano pertanto un bluff» e per questo Sergio «lo ha querelato per falso».
Le dichiarazioni di Sergio Resinovich
L’avvocato Gentile ha precisato anche che Sergio Resinovich ha chiesto «anche di approfondire il motivo di queste sue mendaci e tardive dichiarazioni, di capire se sta aiutando o coprendo qualcuno, di comprendere da chi sia eventualmente manovrato e, quindi, di indagare tutti i suoi contatti con le persone coinvolte nella ferale vicenda della sorella». Peraltro, il fratello di Liliana ha «già richiesto al Ministro della Salute una tempestiva e rigorosa ispezione sul Reparto in cui questo soggetto lavora, per capire come sia possibile che nessuno mai si sia accorto del fatto che questo mitomane, senza rispetto per i poveri cadaveri e per i seri colleghi che lavorano nella struttura, abbia trasformato, come si evince dalle sue straripanti pagine social, un luogo ieratico qual è una sala autoptica, in una rumorosa sagra di paese».