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Trump inizia il tour nel Golfo. In Arabia Saudita firmato «accordo da 142 miliardi per armi Usa»

13 Maggio 2025 - 13:06 Cecilia Dardana
Trump Bin Salman Riad
Trump Bin Salman Riad
Si tratta del primo importante viaggio diplomatico all'estero del secondo mandato del presidente americano. Atteso anche in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti. Forse in Turchia

Il Presidente americano Donald Trump, atterrato questa mattina a Riad, in Arabia Saudita, in quello che è il suo primo importante viaggio diplomatico all’estero del secondo mandato, ha annunciato l’impegno dell’Arabia Saudita «ad investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti, costruendo legami economici destinati a durare per le generazioni future». Lo rende noto la Casa Bianca in una nota, in cui si legge che «i primi accordi previsti dall’annuncio rafforzano la nostra sicurezza energetica, l’industria della difesa, la leadership tecnologica e l’accesso alle infrastrutture globali e ai minerali essenziali. Gli accordi celebrati oggi sono storici e trasformativi per entrambi i Paesi e rappresentano una nuova era d’oro per la partnership tra Stati Uniti e Arabia Saudita». Tra gli accordi firmati c’è anche «il più grande accordo di vendita per la difesa della storia, del valore di quasi 142 miliardi di dollari, che fornisce all’Arabia Saudita attrezzature e servizi bellici all’avanguardia da oltre una dozzina di aziende statunitensi del settore».

Il viaggio diplomatico di Trump in Medio Oriente

Al suo arrivo a Riad, la prima tappa del viaggio mediorientale che nei prossimi giorni lo vedrà anche in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti, è stato steso un tappeto viola sotto l’Air Force One, da cui Trump è sceso, accolto dal principe ereditario del Paese Mohammed bin Salman. Dopo lo scambio di saluti i due sono entrati in una sala dell’aeroporto. Della delegazione statunitense fanno parte anche il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario alla Difesa Pete Hegseth, al Commercio Howard Lutnick e all’Energia Chris Wright. La giornata è fitta di appuntamenti: la prima tappa è al palazzo reale saudita dal principe ereditario, per un faccia a faccia su temi legati alla situazione di Gaza e al dossier del nucleare iraniano. Poi, accompagnato da Elon Musk, Trump partecipa al Saudi-Us Investmemt Forum, l’occasione per stringere accordi e alla quale sono presenti anche alcuni big della Silicon Valley e di Wall Street, come il fondatore di Meta Mark Zuckerberg, il guru di Nvidia, Sam Altman, e il numero uno di BlacRok, Larry Fink.

La giornata, secondo il programma ufficiale, si chiuderà con una cena di Stato con i membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo al quale partecipano Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti. Ma non è escluso che nel corso della visita a Riad Trump possa incontrare il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, il presidente libanese, Joseph Aoun, e il presidente siriano, Ahmed al-Sharaa. Il tycoon partirà poi alla volta di Doha e di Abu Dhabi. Infine, la grande incognita del viaggio di Trump: la possibile tappa a Istanbul per l’eventuale faccia a faccia Putin-Zelensky che, con la mediazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, potrebbe rappresentare una svolta sul fronte della guerra ucraina.

L’incontro tra Trump e l’ex ostaggio Alexander a Doha non ci sarà

Salta, invece, l’incontro di Trump con l’ostaggio rilasciato ieri, dopo 584 giorni, da Hamas. La famiglia di Idan Alexander, soldato delle Idf, ha dichiarato che il giovane non andrà in Qatar per incontrare il tycoon – che domani sarà a Doha per la seconda tappa del suo viaggio diplomatico -, perché «le sue condizioni mediche richiedono riposo». I due si incontreranno «negli Stati Uniti in un secondo momento», ha aggiunto la famiglia in un comunicato. Intanto, però Trump e Alexander hanno avuto una conversazione telefonica, in occasione della visita dell’inviato Usa Steve Witkoff ad Alexander. «Oggi ho avuto l’onore di incontrare Idan Alexander e di dargli il benvenuto a casa – si legge in un post su X di Witkoff -. Dopo mesi di prigionia, il mondo è ispirato dal suo coraggio e dalla sua capacità di recupero. Il suo ritorno dà speranza a molti. Abbiamo anche avuto l’opportunità di parlare con il presidente Usa la cui leadership ha reso possibile tutto questo. Restiamo impegnati a riportare a casa fino all’ultimo ostaggio».