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Russia-Ucraina, Trump e Putin ora glissano sui colloqui a Istanbul: «Ci andranno Rubio e Lavrov». E Il Cremlino torna ad attaccare l’Occidente

13 Maggio 2025 - 18:45 Ugo Milano
donald trump volodymyr zelensky vladimir putin terre rare server centrali nucleari ucraina
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Zelensky continua a premere sul capo del Cremlino: «Se non viene vuol dire che non vuole la tregua». Ma potrebbe essere l'unico dei tre leader in Turchia

Mancano ormai meno di 48 ore all’incontro negoziale tra Russia e Ucraina in programma a Istanbul, il primo diretto tra i due Paesi da tre anni a questa parte. Dopo l’offerta fatta da Vladimir Putin nella notte tra sabato e domenica, è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a cogliere la palla al balzo, annunciando di essere pronto ad andarci in persona e sfidando lo stesso Putin ad andarci. Ieri sera lo stesso Donald Trump ha evocato di fronte ai reporter Usa l’ipotesi di partecipare di persona al vertice. Ma la prospettiva di un incontro tra i leader dei tre Paesi pare sgonfiarsi di ora in ora. Dal Cremlino, per ora non filtra conferma né smentita sulla possibile partecipazione di Putin: il portavoce Dmitry Peskov si è rifiutato di sciogliere per il momento il nodo. Ma voci di stampa russa danno per certo che non sarà il capo del Cremlino a recarsi a Istanbul, ma il ministro degli Esteri Sergej Lavrov. E da Riad in serata anche Trump sembra indicare la stessa scelta, annunciando l’invio a Istanbul del suo segretario di Stato Marco Rubio. «Mi aspetto buoni risultati» dai colloqui in Turchia, ha aggiunto il leader Usa, così che l’Occidente «non si faccia trascinare in una guerra infinita in Europa».

L’insistenza di Zelensky e l’ironia di Putin: «Sanzioni? Ci provino…»

Volodymyr Zelensky dal canto suo continua a pigiare sull’acceleratore: vuole incontrare vis-a-vis Vladimir Putin. «Farò di tutto per incontrare il leader russo, mi muoverò ovunque in Turchia», ha detto in conferenza stampa. «Penso che Putin non voglia che la guerra finisca, non voglia un cessate il fuoco né i negoziati». Per questo il leader di Kiev avanza la richiesta alla comunità internazionale, e in primo luogo a Washington, di adottare durissime sanzioni «più forti delle precedenti» nel caso i cui il leader del Cremlino decidesse di non imbarcarsi per Istanbul. L’ipotesi di nuove sanzioni è accolta da Putin col pugno duro: «Chi adotta nuove sanzioni vuole il male della Russia, e lo fa anche a proprio discapito», ha detto in una conferenza sull’economia. Il riferimento è ovviamente a Kiev e alla coalizione dei Volenterosi, che il presidente russo ha definito «deficienti»: «Dobbiamo tenerlo a mente, potrebbero fare ciò di cui parlano pubblicamente e, naturalmente, dobbiamo ridurre al minimo gli effetti negativi su di noi». E secondo Sergei Ryabkov, un consigliere diplomatico di Putin, la Russia anche a Istanbul porterà le solite richieste “massimaliste”: la «denazificazione dell’Ucraina» e la necessità di rimuovere le «cause alla radice» della guerra.

Kiev: «L’assenza di Putin sarebbe un segnale definitivo»

A sottolineare l’ambiguità di Mosca è la controparte ucraina. Secondo Andrei Yermak, braccio destro di Zelensky, un’eventuale assenza del presidente russo ai colloqui di giovedì a Istanbul sarebbe il «segnale definitivo» che la Russia «non vuole porre fine a questa guerra, non è disposta a negoziare». Se invece Putin decidesse di volare a Istanbul, Kiev potrebbe rimettere mano a quel divieto, sancito per decreto, di colloqui con il presidente russo. «Dal punto di vista legale, basterà apportare modifiche alla decisione del Consiglio Nazionale e saranno adottate le necessarie norme di regolamentazione giuridica», ha spiegato Mykhailo Podoliak, consigliere di Zelensky.

La Germania in pressing su Mosca

A premere affinché il vertice di Istanbul veda presenti sia Putin che Zelensky è anche la Germania. «L’Ucraina è pronta a trattare senza precondizioni per una tregua e un accordo di pace e ora tocca alla Russia. La Russia non dovrebbe lasciare una sedia vuota», ha incalzato il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul. Ma la presenza della Russia ai colloqui di giovedì non basta per mettere fine al conflitto. Mosca, ha aggiunto Wadephul, «deve presentarsi solo se è davvero interessata alla pace».

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