Ultime notizie Donald TrumpGazaJannik SinnerPapa Leone XIVUcraina
ATTUALITÀCampaniaCampi FlegreiEvacuazioneNapoliTerremoti

Campi Flegrei, i terremoti e lo stato d’emergenza: «Non voglio contare i morti». «Allora bisogna sgomberare tutto»

campi flegrei terremoti rischio eruzione sgomberi
campi flegrei terremoti rischio eruzione sgomberi
La protezione civile: bisogna controllare anche gli edifici abusivi, i cittadini aprano le loro case. «Ma con una magnitudo 5 sarebbe un disastro», avvertono gli esperti. L'evacuazione totale dalla zona rossa richiederebbe 72 ore

«Non voglio contare i morti. Per evitarlo serve responsabilità». Il capo della Protezione Civile Fabio Ciciliano è chiarissimo dopo l’ultima scossa che ha fatto tremare i Campi Flegrei. Il bradisismo ha provocato quasi cinquecento scosse e otto sciami solo nel mese di aprile. La scossa di magnitudo 4.4 non è stata la più forte del 2025: a marzo se ne è registrata una di 4.6. Ma secondo gli esperti si può arrivare a 5. E se c’è chi esclude la possibilità di un’eruzione che potrebbe avere effetti deflagranti, secondo Mario Tozzi è arrivato il momento di effettuare uno sgombero degli edifici non adeguati. Per poi decidere se recuperarli con una ristrutturazione che richiederà anni. E allontanare la popolazione.

Il bradisismo, l’eruzione, il vulcano

Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Ingv, dice al Corriere della Sera che i Campi Flegrei sono interessati da tempo da quei movimenti verticali del suolo che vengono definiti bradisismo. Dovuti a una caldera vulcanica che si sta intensificando: 15 millimetri nell’ultimo mese. Anche il 20 maggio 2024 si era verificata una scossa di magnitudo 4.4. L’attuale fase è iniziata nel 2005. In venti anni il terreno si è sollevato di 1,45 metri. 27 centimetri in totale da gennaio 2024. Ad aprile sono stati registrati dai sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) 476 terremoti di magnitudo massima 2.9. E 3.275 eventi di magnitudo inferiore a 1.5. Al momento non ci sono segnali che fanno pensare a una risalita del magma in superficie. Attualmente risalgono CO2 e monossido di carbonio. Lo stato di allerta resta giallo.

3 centimetri al mese

Il presidente dell’Ingv Fabio Florindo spiega invece a Repubblica che il sollevamento del suolo ha rallentato a maggio rispetto ad aprile: 3 centimetri al mese contro 1,5. L’eruzione per ora è esclusa: «Il risveglio di un vulcano è preceduto da segnali assai più intensi di quelli che vediamo oggi, sia nella sismicità che nella composizione delle acque e dei gas che fuoriescono dal sottosuolo. L’ultima eruzione, quella del Monte Nuovo del 1538, ha visto un sollevamento del suolo di 14 metri nell’arco dei due secoli». Gli studi localizzano il magma a 8 chilometri, anche se c’è chi parla di 4. «Al di sopra di questo livello non si vedono tracce di magma. Se qualche lingua è riuscita a infiltrarsi fra le rocce, si tratta di quantità molto piccole», conclude Florindo.

Fate controllare le case

Ma Ciciliano su La Stampa lancia un appello alla popolazione: «I cittadini aprano le loro case, anche quelle abusive, per farle controllare». Il responsabile della protezione civile che dopo l’ultima scossa qualche rudere è crollato e ci sono stati smottamenti lontano dai centri abitati. Ma si vive comunque in una zona vulnerabile: «Con una magnitudo 5 si contano i morti. È brutale, ma vero. Vorrei precisare però che la scala è logaritmica: una magnitudo 5 è otto volte più potente di una 4.4 e 32 volte più intensa di una 4. L’errore più grave è rassicurare ingiustamente. I tecnici devono dire la verità, anche se scomoda. I sindaci hanno un ruolo diverso, devono tenere unite le comunità. Ma io ho un altro compito».

I controlli agli edifici

Ciciliano insiste sui controlli agli edifici: «Conosco ingegneri che vivono lì: sanno che la loro casa è sicura, eppure hanno paura. Ma se un edificio è stato controllato, la percezione cambia. Dopo la scossa del maggio 2024 sono partiti studi di vulnerabilità dove maggiore è la deformazione del suolo. I cittadini possono richiedere valutazioni più approfondite, grazie a un fondo governativo da 100 milioni in cinque anni. La vulnerabilità si misura su edifici indenni, ed è diversa dalle analisi di agibilità post-scossa che si fanno sulle case danneggiate per gli sgomberi e la messa in sicurezza delle famiglie. Per le riparazioni ci sono altri 35 milioni. Se la mia casa fosse sicura, resterei. Altrimenti la adeguerei, sfruttando gli strumenti disponibili. Il problema è che molto del costruito in zona – come in gran parte del Paese – è fragile, perché risale agli anni Sessanta».

E quelli abusivi?

Per quanto riguarda quelli abusivi, la verifica è possibile mentre non si possono chiedere fondi pubblici per l’adeguamento. «Dopo la scossa di marzo le verifiche sulla vulnerabilità hanno subito un temporaneo rallentamento, perché si fanno su edifici indenni. Ad oggi però le richieste sono 573 a Pozzuoli, 443 a Napoli, 64 a Bacoli. Ne abbiamo già evase quasi 200. Invito i cittadini a farsi avanti: anche se vivono in abitazioni abusive, la sicurezza viene prima. Serve consapevolezza. Non voglio contare i morti. E per evitarlo servono responsabilità e scelte concrete», conclude.

Meglio sgomberare

Il geologo Mario Tozzi sul quotidiano torinese invece consiglia di sgomberare l’area. O meglio: favorire l’esodo. Bisogna «allontanare, con la necessaria dolcezza e con i necessari aiuti, la popolazione perché trovi altrove ragioni di vita sostenibile». Perché dopotutto i Campi Flegrei «sono un supervulcano per la potenzialità distruttiva di una possibile eruzione e constano di una trentina di bocche eruttive superficiali di cui pochi conoscono l’identità vulcanica». L’evacuazione totale dalla zona rossa richiederebbe 72 ore.

leggi anche