Telegram, Pavel Durov accusa la Francia di voler censurare i conservatori in Romania, senza prove e dimenticando il suo passato


In un post pubblicato il 18 maggio su X, Pavel Durov, fondatore e CEO di Telegram, ha dichiarato – senza fornire alcuna prova – che un governo dell’Europa occidentale, poi identificato nella Francia, avrebbe tentato di spingerlo a bloccare i canali conservatori in Romania durante le recenti elezioni presidenziali, vinte poi dall’europeista Dan. Durov ha scritto di aver ricevuto pressioni per “mettere a tacere le voci conservatrici”, riferendosi indirettamente a Nicolas Lerner, capo dei servizi segreti francesi. Secondo Durov, Telegram avrebbe resistito a queste richieste, rivendicando il proprio ruolo come “difensore della libertà di parola” anche in Europa.

Il paradosso del 2021 e la libertà negata in Russia
In un post successivo, Durov ha affermato che Telegram non ha mai bloccato opposizioni politiche, né in Russia, né in Bielorussia, né in Iran, ma la realtà è ben diversa ed è ricostruibile proprio grazie ai suoi stessi interventi passati.

In un post del 2021 pubblicato sul suo canale Telegram russo, aveva duramente accusato Google e Apple di aver bloccato l’app di Navalny per gli utenti in Russia, definendo tale azione «un pericoloso precedente che avrà ripercussioni sulla libertà di parola in Russia e nel mondo». Solo al quarto paragrafo del particolarmente lungo post in cui attaccava le piattaforme americane, elogiando la propria come un baluardo di democrazia e libertà di espressione, Durov annunciava il blocco dei bot elettorali in Russia. Poco dopo, il bot “Smart Voting” del team di Navalny venne completamente bloccato su Telegram.

Un blocco “mondiale” mirato contro Navalny
Durov aveva giustificato il blocco facendo riferimento ai cosiddetti “giorni del silenzio”, una pratica che però non era prevista in Russia in vista delle elezioni del 2021. Inoltre, il blocco imposto da Telegram riguardava l’intera piattaforma in tutto il mondo, e non solo gli utenti russi. Un’azione più repressiva e incisiva rispetto a quelle di Google e Apple che, nonostante le pressioni e le minacce da parte delle autorità russe, non impedivano l’accesso all’app di Navalny tramite VPN. Va aggiunto che il blocco su Telegram venne applicato contro il principale bot dell’opposizione a Vladimir Putin, ma non ad altri bot elettorali, come quello del sindaco di Mosca, che invitava a votare i candidati filogovernativi.
Il post fuorviante sulle indagini francesi contro Telegram
In un post del 19 maggio, Durov interviene nuovamente con un messaggio in cui farebbe intendere che, negli interventi delle autorità francesi nei suoi confronti, «la pornografia infantile non è mai stata menzionata» e che l’obiettivo principale fosse di natura geopolitica, con riferimento a tre Paesi: Romania, Moldavia e Ucraina.

Anche in questo caso, però, eventuali insinuazioni non reggono al confronto con i fatti: la Francia aveva ufficialmente chiesto maggiore collaborazione a Telegram proprio sul contrasto alla pedopornografia, ritenendo la piattaforma poco reattiva nella rimozione di contenuti illeciti.