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Israele, arrestato il leader della marcia contro la guerra a Gaza. Chi è e di cosa è accusato Alon Lee Green – I video

19 Maggio 2025 - 17:44 Simone Disegni
Il codirettore dell'Ong "Standing Together" dovrà restare sotto chiave per almeno altri 3 giorni, con altri 9 attivisti, dopo aver guidato la manifestazione che tentava di arrivare sino al confine con la Striscia

Alon Lee Green, uno dei leader più in vista della società civile israeliana, è stato fermato insieme a diversi altri attivisti legati all’Ong “Standing Together”, e dovrà restare in detenzione per almeno altri 3 giorni. Lo ha deciso oggi il tribunale di Ashkelon dopo che ieri Lee Green, 37 anni, aveva guidato una marcia di protesta contro la guerra a Gaza cercando di raggiungere a piedi proprio il confine con la Striscia. La marcia, partecipata secondo quanto riferisce l’Ong da «centinaia di attivisti ebrei e palestinesi uniti nel chiedere la fine di questa catastrofica guerra e l’immediato ritorno degli ostaggi», è stata interrotta con la forza dalla polizia quando i manifestanti, partiti dalla città di Sderot, hanno iniziato ad avvicinarsi alla zona di confine con Gaza, qualificata come area militare. Gli attivisti avanzavano al suono dei tamburi e brandendo cartelli e striscioni contro Benjamin Netanyahu e il suo alleato di destra Itamar Ben Gvir, il più accanito sostenitore della linea dura su Gaza, tanto da lasciare il governo nei mesi scorsi quando il governo accettò una tregua temporanea con Hamas e da gridare allo scandalo oggi per la parziale ripresa del flusso di aiuti umanitari per la popolazione palestinese. La polizia, che Ben Gvir supervisiona come ministro della Sicurezza nazionale, s’è messa di mezzo e ha fermato gli attivisti che minacciavano di spingersi verso la zona militare, fermando alla fine dieci persone, tra cui il co-direttore di “Standing Together” Alon Lee Green.

La detenzione degli attivisti e il grido d’allarme dell’Ong

Lee Green e gli altri nove attivisti fermati sono comparsi oggi di fronte al giudice al tribunale di Ashkelon, assistiti dai loro legali, per rispondere delle accuse formulate dalla polizia di violazione della quiete pubblica, blocco stradale, partecipazione a un raduno proibito e resistenza a pubblico ufficiale. La polizia aveva chiesto di prorogare la detenzione di altri 7 giorni, la difesa chiedeva il loro rilascio. Il giudice al termine dell’udienza ha deciso alla fine di prorogare la detenzione dei dieci attivisti per 3 giorni. “Standing Together”, tra le Ong più attive da mesi nell’opposizione alla guerra a Gaza, grida allo scandalo e si fa forza di quanto accaduto per chiedere all’opinione pubblica, israeliana e non solo, di reagire a quanto accaduto: «La polizia chiude un occhio su coloro che hanno compiuto un pogrom nella sinagoga di Ra’anana e ferito civili, ma imprigiona coloro che cercano di liberare i rapiti e fermare l’eterna guerra che ci sta uccidendo tutti», dichiara l’Ong rievocando la linea “morbida” seguita dalle autorità su un recente assalto di attivisti di ultradestra, per poi appellarsi a «chiunque non sia disposto a restare a guardare a unirsi alla lotta per porre fine alla guerra e liberare i rapiti». Mentre l’altra co-direttrice dell’associazione, Rula Daood, definisce «pazzesca» l’involuzione del sistema. La polizia israeliana non ha risposto alla richiesta di commenti di Open su quanto accaduto.

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