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Gaza, scintille alla Camera. Conte contro Meloni: «Basta con la storia della madre e della cristiana. Una cristiana non si gira dall’altra parte»

21 Maggio 2025 - 12:40 Sofia Spagnoli
giuseppe conte dibattito camera gaza israele palestina
giuseppe conte dibattito camera gaza israele palestina
Il centrosinistra presenta tre mozioni, approvata solo quella di maggioranza. In corso una manifestazione Pro-Palestina davanti alla Camera dei deputati

L’Europa si divide su Israele, ma oggi la parola passa al Parlamento italiano. Dopo il monito dell’Unione europea, che ha aperto alla possibilità di rivedere l’accordo di partenariato con Tel Aviv, il dossier sulla Striscia di Gaza approda alla Camera dei deputati. In Aula, nella mattinata, sono state discusse le mozioni parlamentari – dedicate, con sfumature ovviamente diverse, all’ipotesi di riconoscimento dello stato di Palestina, la solidarietà a Gaza e il ruolo dell’Italia nel sostegno a Israele – seguite dalle dichiarazioni di voto e dal voto finale, mentre a a più battute dai banchi dell’opposizione sono state esposte le bandiere palestinesi. Le mozioni presentate sono state quattro: una, che raccoglie la maggioranza, una seconda sostenuta da Avs, Pd e M5s, e due separate, una di Italia Viva e l’altra di Azione. Alla fine l’Aula della Camera ha approvato la mozione di maggioranza, con 139 voti favorevoli. Bocciata invece la mozione unitaria di parte delle opposizioni (Pd, Avs e M5s) e quella di Azione, mentre è stata approvata solo in parte (quindi anche con il sostegno della maggioranza) la mozione di Italia Viva. Intanto, nel cuore di Roma, le piazze davanti a Palazzo Chigi e a Montecitorio sono monitorate mentre inizia una manifestazione in programma proprio sulla posizione dell’Italia rispetto al conflitto in Medio Oriente, a cui ha preso parte anche una parte del centrosinistra. Mentre le piazze si riempivano, in Aula le opposizioni si sono unite nel chiedere al governo di fare un passo indietro e di non «essere complice» della tragedia in corso.

«Si rischia un’intifada globale»

Tra i primi a intervenire c’è Davide Faraone, deputato di Italia Viva. Per lui Netanyahu «è riuscito a trasformare una legittima caccia ai terroristi in un’invasione di uno Stato sovrano, perché questo è Gaza e questa è la Palestina». Faraone avverte: «Si rischia un’intifada globale ed è inaccettabile. Al governo chiediamo un cambio di passo».

«Ricostruito l’asse Roma-Berlino»

Duro l’intervento del leader di Avs, Nicola Fratoianni, che proprio qualche settimana fa è stato in missione con altri colleghi di partito a Gaza e in Cisgiordania. «Quello di Netanyahu è un governo di assassini. A Gaza è un’ecatombe». Da voi c’è stata una scelta complice siete complici di quello che sta avvenendo ed è una responsabilità politica». Poi l’affondo al governo italiano, che insieme all’esecutivo tedesco si è espresso ieri, 2 maggio, contro la revisione degli accordi con Israele a Bruxelles: «Avete ricostruito l’asse Roma-Berlino, oggi come allora ci avete ricoperti di vergogna e infamia».

«Una madre e cristiana non si gira dall’altra parte»

Prende la parola anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. «Quasi 60mila palestinesi trucidati. Madri che frugano tra il cibo avariato per sfamare i propri figli. Qualche giorno fa ho letto un’agenzia di stampa in cui si parlava degli “errori” di Netanyahu. Pensavo fosse un marziano. No, era Ignazio La Russa, la seconda carica dello Stato». «Ma qui non si tratta di errori. Quello che accade ha un solo nome: genocidio», il pentastellato scandisce lettera per lettera. Da italiani, ricorda, «noi proviamo vergogna. Vergogna per un’Italia che ieri ha votato contro la revisione degli accordi Ue con Israele». «Non ci rappresentano i ministri che sono andati a stringere le mani piene di sangue di Netanyahu – prosegue – non ci rappresenta chi, di fronte a questo genocidio, non ha la schiena dritta per alzarsi e condannare il criminale che guida Israele». Il riferimento è a quanto accaduto durante il premier time del 14 maggio, quando Conte, in chiusura del suo intervento, ha chiesto all’aula di alzarsi in silenzio per le vittime di Gaza. Un gesto accolto da molti, ma non dalla premier Giorgia Meloni, rimasta seduta. «Meloni – conclude mostrando un tweet del 2014 in cui la premier si esprimeva a difesa dei bambini di Gaza – non ci racconti più la storia della madre, della cristiana e della patriota. Perché una cristiana non si gira dall’altra parte».

Schlein: «Il silenzio è complicità»

Interviene anche la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein: «Nella mozione del Pd chiediamo una ferma condanna del governo israeliano – spiega la dem – perché sta violando ogni norma di diritto internazionale e umanitario. Per questo chiediamo sanzioni contro Netanyahu e i suoi ministri». Poi l’attacco alla premier: «Chiediamo al governo e alla presidente Meloni: come si può restare fermi? Dov’è la voce dell’Italia? E dov’è l’Europa, in un momento in cui Israele gode dell’avallo degli Stati Uniti? Non si può continuare a tacere e restare immobili». Anche Schlein torna su quanto successo ieri a Bruxelles: «il governo italiano ha votato contro la revisione degli accordi con Israele – prosegue Schlein – ma lo diciamo chiaramente: non nel nostro nome». Secondo la leader del Pd, serve un deciso cambio di passo:«È ora che dall’esecutivo arrivino condanne esplicite e atti concreti. Non più sciagurate astensioni alle Nazioni Unite. Così si tradisce la tradizione diplomatica di pace del nostro Paese». «Il silenzio – conclude – non è un’opzione: è complicità. Lei rappresenta l’Italia, ma l’Italia non si sente rappresentata da lei».

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