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Dipendenza da svapo: arriva il farmaco anti fumo che funziona anche per le sigarette elettroniche – Lo studio

21 Maggio 2025 - 13:39 Gemma Argento
La vareniclina, un farmaco già utilizzato per aiutare gli adulti a smettere di fumare, si è dimostrata efficace anche nel trattamento della dipendenza da sigarette elettroniche tra i 16 e i 25 anni

Arrivate sul mercato come alternativa più sicura al fumo tradizionale, pensate per ridurre i danni e, almeno in teoria, abbattere il rischio di dipendenza, le sigarette elettroniche continuano ad attirare sempre più vecchi e nuovi fumatori. L’esperienza degli ultimi anni però racconta una storia diversa rispetto a quella delle ragioni iniziali di lancio: oltre a contenere spesso nicotina, le sigarette elettroniche sono in grado di provocare infiammazioni polmonari, espongono a metalli pesanti e soprattutto mantengono un potenziale di dipendenza che rende difficile smettere. Uno scenario sempre più evidente tra i più giovani: solo negli Stati Uniti la stima per il 2023 è stata quella di un giovane su quattro, tra i 18 e i 25 anni, con un utilizzo frequente e regolare da svapo, con una percentuale dell’8% tra gli studenti delle scuole superiori. Anche in Italia il fenomeno è in crescita, con un’ampia diffusione tra gli adolescenti, attratti da aromi dolci e dall’idea, spesso ingannevole, che si tratti di un’abitudine innocua.

In questo contesto, un nuovo studio clinico pubblicato su JAMA Internal Medicine apre uno spiraglio promettente: la vareniclina, un farmaco già utilizzato per aiutare gli adulti a smettere di fumare, si è dimostrata efficace anche nel trattamento della dipendenza da sigarette elettroniche tra i 16 e i 25 anni.

Lo studio

I ricercatori hanno coinvolto 261 partecipanti, suddivisi in tre gruppi. Il primo ha ricevuto vareniclina per 12 settimane, insieme a una consulenza comportamentale settimanale e a un programma di supporto costante. Il secondo ha seguito lo stesso percorso, ma con un placebo al posto del farmaco. Il terzo ha ricevuto solo il programma di supporto via sms, senza alcun trattamento farmacologico, né consulenza.

Gli scienziati hanno monitorato i partecipanti non solo durante le 12 settimane di trattamento, ma anche nei tre mesi successivi, per verificare se l’astinenza veniva mantenuta nel tempo. Per confermare i risultati, oltre ai questionari, sono stati utilizzati test salivari per rilevare la presenza di cotinina, un indicatore biologico dell’esposizione alla nicotina.

I risultati: efficacia superiore della vareniclina

I dati raccolti hanno dimostrato un vantaggio netto per il gruppo trattato con vareniclina. Alla fine delle 12 settimane, il 51% dei partecipanti aveva smesso completamente di svapare. Una percentuale decisamente più alta rispetto al 14% del gruppo placebo e al 6% di chi aveva ricevuto solo il supporto via SMS.

Anche a distanza di tre mesi dal termine del trattamento, i risultati si sono mantenuti significativi: il 28% del gruppo vareniclina era ancora astinente, contro il 7% del gruppo placebo e il 4% del gruppo solo-SMS.

«Volevamo aiutare adolescenti e giovani adulti a smettere di svapare, e abbiamo scoperto che prescrivere la vareniclina è il modo migliore per farlo», spiega la dottoressa A. Eden Evins, direttrice del Center for Addiction Medicine presso il Massachusetts General Hospital.

«Non solo la vareniclina è stata efficace in questa fascia d’età, ma è risultata sicura. Crucialmente, non abbiamo osservato alcun partecipante che, dopo aver smesso di svapare, sia passato alle sigarette tradizionali», aggiunge la dott.ssa Randi Schuster, direttrice del Center for School Behavioral Health presso lo stesso ospedale. «Questi risultati evidenziano l’importanza di considerare la farmacoterapia come parte integrante dei programmi di cessazione dello svapo per i giovani, combinando il trattamento farmacologico con supporti comportamentali e digitali per massimizzare le probabilità di successo».

 Secondo quanto riportato dallo studio, inoltre, sul fronte della sicurezza non sono emersi eventi avversi gravi correlati al farmaco. «Solo il 2% dei giovani in trattamento con vareniclina ha interrotto la terapia per effetti collaterali (nausea, incubi, irritabilità), comparato all’1% nel gruppo placebo».

Nessun passaggio al fumo tradizionale

Uno degli aspetti più delicati da monitorare era il possibile effetto rimbalzo verso le sigarette convenzionali. In passato si è temuto che smettere di svapare potesse spingere alcuni giovani verso il tabacco. Lo studio in questione ha osservato la totale assenza di ritorni al fumo tradizionale nei partecipanti che avevano smesso di usare le sigarette elettroniche. I tassi di uso di tabacco convenzionale dunque sono rimasti stabili o tendenti al calo, segno che il trattamento non solo ha aiutato a smettere, ma non ha innescato comportamenti di sostituzione dannosi. «È un dato fondamentale», spiega Schuster, coautrice dello studio, «dimostra che è possibile trattare la dipendenza da sigaretta elettronica senza generare effetti collaterali comportamentali come il passaggio alle sigarette tradizionali, che hanno un impatto sanitario ancora più grave».

Vareniclina: come funziona il farmaco approvato in Usa ed Europa

I ricercatori evidenziano come arrivati a questo punto sia necessario continuare la ricerca sugli eventuali benefici della vareniclina tra gli adolescenti e giovani adulti per valutarne ancora meglio la sicurezza ed efficacia a lungo termine. Si tratta di un farmaco approvato dalla FDA per la cessazione del fumo negli adulti: agonista dei recettori nicotinici del nostro cervello, è in grado di legarsi a questi per stimolarli in modo simile alla nicotina ma con effetti più deboli e meno dannosi. Questo meccanismo riduce i sintomi di astinenza e il desiderio di fumare, facilitando il processo di cessazione. Approvata dalla Food and Drug Administration nel 2006 ha poi ricevuto l’approvazione anche dall’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) per la commercializzazione nell’Unione Europea sotto il nome commerciale Champix.

Gli studi clinici che hanno portato all’approvazione hanno dimostrato che la vareniclina è significativamente più efficace del placebo e del bupropione (un altro farmaco utilizzato per smettere di fumare). In particolare, uno studio ha mostrato che il 44% dei partecipanti trattati con vareniclina ha raggiunto l’astinenza dal fumo alla fine del trattamento di 12 settimane, rispetto al 30% con bupropione e al 17% con placebo.

Inizialmente il farmaco è stato anche associato a possibili effetti collaterali neuropsichiatrici, come cambiamenti dell’umore, depressione e pensieri suicidari. Tuttavia, uno studio successivo che ha coinvolto oltre 8mila partecipanti non ha riscontrato un aumento significativo di questi eventi rispetto ad altri trattamenti o al placebo. Di conseguenza, nel 2016, la Fda ha rimosso l’avvertenza di rischio neuropsichiatrico dal foglietto illustrativo del farmaco.

Sigarette elettroniche, le sostanze coinvolte

Le sigarette elettroniche, o e-cigarette, sono dispositivi che vaporizzano un liquido (e-liquid) composto principalmente da glicole propilenico, glicerina vegetale, aromi e, spesso, nicotina. La concentrazione di nicotina nei liquidi varia tipicamente da 0 mg/ml (senza nicotina) fino a 20 mg/ml, che rappresenta il limite massimo consentito dalla normativa europea per motivi di sicurezza

Una sigaretta elettronica usa e getta con una concentrazione di nicotina di 20 mg/ml e un volume di 2 ml contiene per esempio un totale di 40 mg di nicotina. Tuttavia, la quantità effettiva di nicotina assorbita dall’organismo dipende da vari fattori, tra cui la frequenza e la profondità delle inalazioni, la durata dell’uso e le caratteristiche del dispositivo.

Nello specifico, oltre alla nicotina, il liquido dellee-cigarette è composto da una miscela contenente:

  • Glicole propilenico, unsolvente che produce una sensazione simile al “colpo in gola” del fumo. Non è cancerogeno, ma può irritare le vie respiratorie in soggetti sensibili.
  • Glicerina vegetale che conferisce densità al vapore. Anch’essa considerata sicura nei limiti alimentari, ma riscaldata può generare sottoprodotti tossici.
  • Aromi chimici, di norma classificati come “alimentari”, ma non necessariamente sicuri se inalati: alcuni, riscaldandosi, possono produrre composti irritanti o tossici.

Esistono poi dei composti potenzialmente tossici rilevati nel vapore in quantità variabili a seconda del dispositivo, del liquido e della temperatura di vaporizzazione):

  • Formaldeide, sostanza cancerogena classificata dallo IARC, si forma quando glicole e glicerina vengono surriscaldati.
  • Acetaldeide, irritante per le mucose e anch’esso potenzialmente cancerogeno.
  • Metalli pesanti come nichelpiombocromostagno, provenienti dalle resistenze metalliche del dispositivo. Inalati cronicamente, possono causare danni polmonari, cardiovascolari e neurologici.
  • Acroleina, prodotta dal surriscaldamento della glicerina, è irritante per occhi, gola e polmoni.
  • Composti organici volatili come il toluene e il benzene, noti per i loro effetti tossici e cancerogeni

La concentrazione di queste sostanze è in genere inferiore rispetto al fumo di sigaretta tradizionale, ma non assente. A proposito del confronto con il fumo tradizionale, qui di seguito un paragone sulla quantità invece di nicotina:

 Quanta nicotina c’è? Sigaretta elettronica vs tradizionale

Quando si parla di nicotina, è utile confrontare i diversi prodotti oggi in commercio, tradizionali e alternativi. Una sigaretta classica contiene in media tra i 10 e i 12 milligrammi di nicotina, ma la quantità effettivamente assorbita dall’organismo si aggira intorno a 1-2 milligrammi per sigaretta, poiché parte della sostanza viene dispersa durante la combustione. Le sigarette elettroniche, invece, presentano un contenuto molto variabile: un dispositivo con liquido da 20 mg/ml (il limite massimo consentito nell’Unione Europea) e una cartuccia da 2 ml può contenere fino a 40 milligrammi complessivi di nicotina. Tuttavia, la quantità realmente assorbita dipende da numerosi fattori, come la frequenza e la profondità delle inalazioni, la durata dell’uso e il tipo di dispositivo. In alcuni casi, l’assorbimento giornaliero può superare quello di un fumatore abituale.

Un discorso a parte meritano i dispositivi che utilizzano nicotina salificata (nicotine salt): pur avendo concentrazioni simili a quelle del liquido standard, questa forma di nicotina viene assorbita più rapidamente e con minore irritazione a livello faringeo, aumentando l’efficienza dell’assunzione e rendendo più facile mantenere livelli costanti nel sangue. Questi prodotti sono spesso usati nelle puff e nei dispositivi a cartuccia chiusa.

Esistono infine anche sigarette elettroniche prive di nicotina. In questo caso, ovviamente, non si assume la sostanza psicoattiva, ma restano comunque potenziali rischi dovuti all’inalazione di altri composti presenti nel vapore, tra cui formaldeide, metalli pesanti e residui degli aromi riscaldati. Anche per chi svapa senza nicotina, quindi, non si può parlare di sicurezza assoluta.

Le sigarette elettroniche dunque possono essere meno nocive rispetto al fumo tradizionale sotto molti aspetti, ma non sono esenti da rischi, in particolare per chi non è già fumatore. Il contenuto di nicotina può essere uguale o persino superiore rispetto alle sigarette classiche, e la presenza di sostanze tossiche e metalli pesanti richiede una sorveglianza continua da parte delle autorità sanitarie.

Rischi specifici per la salute

Sebbene le sigarette elettroniche siano spesso percepite come meno dannose rispetto alle sigarette tradizionali, diversi studi hanno evidenziato rischi specifici associati al loro utilizzo:

  • Effetti respiratori: l’uso di e-cigarette è stato associato a un aumento del rischio di asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)
  • Sostanze tossiche: il vapore prodotto può contenere sostanze cancerogene come formaldeide, cromo e nichel, sebbene in quantità generalmente inferiori rispetto al fumo di sigaretta
  • Alterazioni genetiche: alcuni studi hanno rilevato che l’uso di sigarette elettroniche può determinare l’alterazione di geni e favorire il rischio di insorgenza di alcune patologie, incluso il cancro  
  • Effetti cardiovascolari: la nicotina può aumentare la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, contribuendo a un maggiore rischio di malattie cardiovascolari.
  • Dipendenza: la presenza di nicotina nei liquidi può portare a dipendenza, soprattutto tra i giovani, e potenzialmente fungere da porta d’ingresso al consumo di prodotti del tabacco.
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