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Omicidio Fregene, il figlio della vittima accusa l’ex fidanzata: «Ho introdotto in casa l’assassina di mia madre»

22 Maggio 2025 - 15:43 Ugo Milano
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L'ex compagna di Francesco Violoni, attualmente detenuta, è l'unica indagata per l'uccisione di Stefania Camboni. L’indagine si concentra anche sulla possibile presenza di complici

Venerdì 23 maggio i carabinieri del Ris effettueranno un nuovo sopralluogo nella villetta di Fregene, teatro del brutale omicidio di Stefania Camboni avvenuto tra il 14 e il 15 maggio. Nel frattempo, si intensifica la tensione tra le parti coinvolte: Francesco Violoni, figlio della vittima, ha puntato il dito contro l’ex compagna Giada Crescenzi, attualmente detenuta e unica indagata per l’omicidio. Secondo la famiglia Camboni-Violoni, non ci sarebbero più dubbi sulla responsabilità della 29enne. In una nota dell’avvocato Massimiliano Gabrielli, ripresa da Corriere della Sera, si legge che «la convinzione sulla colpevolezza della Crescenzi è ormai granitica».

Lo stesso legale chiede però di non alimentare alcun sospetto nei confronti del suo assistito: «Il suo racconto coincide con le risultanze investigative e non presenta contraddizioni». Il giovane si troverebbe ora a fare i conti con un devastante senso di colpa per aver inconsapevolmente introdotto in casa della madre colei che ritiene essere la sua assassina. A supportare la famiglia della vittima ci sarà Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, noto per aver lavorato su alcuni dei più celebri delitti italiani, dalla strage di Erba al caso Cogne. Al suo fianco, un team di genetisti e specialisti in tracce ematiche. L’avvocato Gabrielli sarà inoltre affiancato da Alessandra Guarini, legale che ha già rappresentato le vittime in processi complessi come quello della Costa Concordia e della strage di Viareggio.

La difesa di Crescenzi

Dall’altra parte, la difesa di Giada Crescenzi – affidata all’avvocato Anna Maria Anselmi – definisce «fantasiosa e contraddittoria» l’ipotesi accusatoria e auspica che le indagini proseguano a tutto campo. La 29enne ha reagito con dolore alle dichiarazioni dell’ex compagno. Per rafforzare la propria posizione, ha richiesto l’assistenza di un noto medico legale romano, Luigi Cipolloni. «Giada prende atto con dispiacere profondo delle parole del suo ex fidanzato – riferisce l’avvocato Anna Maria Anselmi – . Restiamo fiduciose nella giustizia e nelle indagini che ci auguriamo proseguano vagliando ogni strada».

L’ombra di un complice

L’indagine si concentra anche sulla possibile presenza di complici. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il Gip di Civitavecchia, Viviana Petroselli, delinea un quadro accusatorio pesante a carico della Crescenzi, basato su una serie di indizi inquietanti: tracce di sangue sul suo pigiama, sulle pantofole, persino sul cane di casa e su un interruttore, oltre a ricerche online su come cancellare le prove. Resta il nodo del movente: che secondo gli inquirenti potrebbe avere radici economiche o derivare da un clima domestico teso e conflittuale. Un altro elemento mancante è l’arma del delitto: il coltello con cui sono stati inferti 34 colpi non è ancora stato ritrovato. La speranza è che l’ulteriore sopralluogo di domani possa fornire indizi decisivi per risolvere i numerosi interrogativi ancora aperti.

Foto copertina: ANSA | La zona di via Agropoli, a Fregene, sul litorale a nord di Roma, dove è stata trovata morta, uccisa con alcune coltellate, una donna di circa 60 anni

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