Usa, la Corte d’Appello ribalta la sentenza sui dazi di Trump: «Per ora restano in vigore»


I dazi di Donald Trump restano in vigore, almeno per ora. Lo ha stabilito la Corte d’Appello, accogliendo il ricorso presentato dalla Casa Bianca. Nella serata di ieri, mercoledì 28 maggio, la US Court of International Trade aveva bloccato temporaneamente le tariffe imposte dal presidente americano, che i giudici di primo grado hanno bollato come «illegali» perché il presidente non ha l’autorità di imporre tariffe globali senza passare dal Congresso. La decisione, annullata ora in secondo grado, avrebbe rischiato di compromettere le fondamenta della politica commerciale di Trump, che dal suo insediamento a Washington ha imposto pesanti dazi contro molti paesi, compresa l’Unione europea e altri storici alleati degli Stati Uniti.
La protesta della Casa Bianca
Lo stop ai dazi ordinato dalla US Court of International Trade ha suscitato una dura reazione da parte dell’amministrazione Trump, che ha parlato di una decisione «manifestamente sbagliata» e ha annunciato ricorso in appello, che è stato poi accolto. Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha parlato addirittura di «abuso di potere» e in una conferenza stampa ha puntato il dito contro i giudici della corte di primo grado: «L’azione del presidente, di qualsiasi presidente, non può essere bloccata dalla volontà di giudici attivisti».
Verso la Corte Suprema?
Dietro la sentenza della Corte federale del commercio Usa c’è la decisione di Trump di appellarsi allo Ieepa, ovvero l’International Emergency Economic Powers Act, per imporre dazi senza prima ottenere l’autorizzazione del Congresso. Si tratta di una legge del 1977, che conferisce al presidente il potere di identificare una minaccia originata al di fuori degli Stati Uniti e che ha bisogno di essere contrastata in tempi rapidi. Trump è stato il primo a ricorrere allo Ieepa per giustificare una guerra commerciale a suon di tariffe. Malgrado la Corte d’Appello abbia fatto tornare in vigore i dazi imposti dal governo federale, i giudici hanno ordinato a entrambe le parti di fornire argomentazioni scritte sulla questione entro l’inizio di giugno. La decisione finale sul merito della questione potrebbe spettare alla Corte Suprema, dove sei giudici su nove sono di orientamento conservatore (e tre sono stati nominati dallo stesso Trump).
Foto copertina: EPA/Jim Lo Scalzo | Il presidente americano Donald Trump durante una cerimonia ad Arlington, Virginia, per il National Memorial Day