Liliana Resinovich, la cugina a Open sui comportamenti sospetti di Sebastiano Visintin: «Lui l’ha portata via dalla famiglia». L’ipotesi sui soldi e la lite finita male


«Detto fra noi, Sebastiano è stato sempre un amorfo. Anaffettivo. Non si è mai integrato nella famiglia, tanto è vero che diceva che lui e Lilli erano dei lupi solitari. Lui l’ha portata via dalla famiglia. Lui l’ha, come posso dire, circuita». Lo racconta a Open Silvia Radin, cugina di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 e trovata morta nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico di Trieste 21 giorni dopo, il 5 gennaio 2022. Da tre anni tutta la famiglia della Resinovich sta aspettando di conoscere la verità. Una verità che fa fatica a emergere e che vede ora il marito della donna, Sebastiano Visintin, come unico indagato. Sebastiano che Open ha raggiunto al telefono per un commento, ma che non ha rilasciato dichiarazioni se non: «Sono vicino a Verona, sto andando a trovare amici. Vado avanti con la mia vita, anche se è cambiato tutto. Ma io sono sereno, tranquillo, non ho niente da nascondere».
Il vestito del matrimonio
«Probabilmente Sebastiano ha dato via anche il vestito del matrimonio. Non è normale che un marito faccia questo quando sua moglie è ancora scomparsa, come non è normale che lavi la macchina con la moglie ancora scomparsa, né che vada al ristorante in Slovenia con la moglie scomparsa. Possiamo fare un lungo elenco delle cose anomale che ha fatto invece di cercare sua moglie». Recentemente, infatti, è emerso un dettaglio piuttosto controverso, una sorta di «abitudine», di Sebastiano Visintin, il marito della Resinovich, di dare via alcuni oggetti appartenuti alla moglie ancora prima che ne venisse ritrovato il cadavere. Era successo con la macchina fotografica e la bicicletta, donate a un’amica dei coniugi. Ora, racconta Radin, salta fuori anche il vestito del matrimonio.
L’inerzia di Visintin e i cani molecolari
Ma non sarebbe nemmeno la cosa più «grave» che ha fatto, perché, racconta ancora la cugina della donna, «è andato dall’amica Laura (la stessa cui aveva regalato macchina fotografica e bicicletta della moglie, ndr) a dire che Liliana si è suicidata, quando era ancora una persona scomparsa. Io gli ho chiesto parecchie volte di andare a mettere delle foto di Lilli in giro per la città, ma lui non ha mosso un dito, non ha fatto niente, ha sempre remato contro. Anzi, ha detto una cosa molto grave dal mio punto di vista. E cioè che sarebbero stati gli inquirenti a dirgli di non muoversi, di non fare niente. È una cosa molto strana, se fosse vera». Ma di stranezze, Visintin, ne ha fatte e dette diverse, secondo la cugina della Resinovich. Come il fatto che «dopo che Sebastiano ci ha invitato a casa sua a prendere qualche ricordo di Liliana, il giorno dopo è andato in televisione a dire che io, mia figlia e Sergio (il fratello della Resinovich, ndr) gli abbiamo rubato l’oro di Lilli». O come il fatto che «non abbia voluto i cani molecolari quando l’associazione si è offerta di portarli», per cercare la donna. «Ma è normale tutto questo?», si chiede Radin.
Le telecamere intorno a casa
Anche sulle telecamere si è a lungo dibattuto. Soprattutto perché Visintin sapeva esattamente quante telecamere ci fossero nei pressi della scuola di polizia. «Perché le ha contate?», si chiede Radin. «Tutti quelli che abitano nel Rione, io compresa, non hanno mai contato quante telecamere ci fossero. Se uno non ha niente da nascondere, perché deve controllare quante telecamere ci sono?». E poi ancora: in nessuno dei video delle telecamere di sorveglianza si vede il passaggio della Resinovich, dunque non si sarebbe allontanata da sola, come sostenuto all’inizio. «In città ci sono tantissime telecamere e nessuno ha visto Liliana. Mi sembra un po’ strano. E nemmeno Sebastiano si vede, perché lui è tornato a casa da sopra, dove non ci sono le telecamere. E lui lo sa perfettamente. In tutta città si vede una volta sola la sua auto e lui non lo si vede né salire né scendere. Perché?»
I dubbi su dove è stato trovato il cadavere
È un fiume in piena Silvia Radin, che alla domanda su che idea si fosse fatta di tutta la vicenda, ci ha risposto: «Io ho sempre pensato dal primo giorno che ci fosse stato un litigio. Tant’è vero che poi lui a Giasmina (un’amica dei coniugi, ndr) l’ha confermato che è stato un incidente. Poi secondo me le cose sono finite male. Però quello che mi chiedo è: perché confezionarla? Chi lo ha aiutato a confezionarla? Perché non ha chiamato i soccorsi? Lui invece l’ha portata da qualche altra parte, dal mio punto di vista». Ma su questo punto le indagini dovranno ancora fare chiarezza: il corpo è stato trovato nel parco dell’ex ospedale psichiatrico, ma sul fatto che sia rimasto lì per tutti i 21 giorni, sono in molti a nutrire dubbi. A partire dall’amico intimo della Resinovich, Claudio Sterpin, secondo cui il corpo sarebbe stato portato nel luogo del ritrovamento solo in un secondo momento.
La morte presunta
È di una idea simile anche Radin: «Il parco è di 12 mila metri quadri. E ci sono boschi, boschetti, anfratti, casette diroccate, transennate. Il corpo poteva essere nel parco, in qualsiasi posto. E visto che per venti giorni nessuno la trovava, l’hanno messa un po’ più vicino. Per farla trovare». Ma che interessi avrebbe avuto l’assassino a farne ritrovare il cadavere? «Perché altrimenti Sebastiano avrebbe dovuto aspettare dieci anni per poter prendere la pensione e i soldi in banca», spiega Radin. In Italia, infatti, solo dopo 10 anni dalla scomparsa di una persona il coniuge può avere accesso alla pensione di reversibilità e ai soldi in banca. Dopo 10 anni che non si hanno sue notizie, infatti, se ne dichiara la morte presunta. Ma fino a quel momento i conti a nome della persona scomparsa restano bloccati e nessuno vi può accedere (nemmeno il coniuge), tranne con autorizzazione giudiziale specifica.
Un grande depistaggio
La conclusione a cui Radin è arrivata è che si sia trattato di «un grande depistaggio fin dall’inizio». Secondo la donna, «Sebastiano ha lavorato con certe persone che purtroppo hanno indagato sul suicidio di Liliana, perché questo inizialmente era per loro. Un suicidio. Ma poi lo dice sempre anche lui, che ha fatto il fotografo di cronaca nera. Tanto che anche il giorno del ritrovamento, invece di fiondarsi fuori dall’auto per vedere se quella era sua moglie, lui cosa fa? Dice ai giornalisti: “Fate, fate pure il vostro lavoro, l’ho fatto anche io, ne ho visti tanti di morti così”. Ma vi sembra normale?». Intanto gli inquirenti vanno avanti con il loro lavoro. Sebastiano pare che «si avvarrà della facoltà di non rispondere. Certo, la legge gli dà il permesso di farlo, però io dico, ti sei professato innocente per tre anni e mezzo e ora ti trinceri dentro un articolo di legge?».