Hamas rilancia sulla tregua a Gaza: «Ridiamo 10 ostaggi in 5 fasi se Israele ritira le truppe». Il governo Netanyahu: «Equivale a un no»


Hamas ha inviato ai mediatori la propria risposta all’ultima proposta Usa per una tregua a Gaza, quella formulata dall’inviato di Donald Trump Steve Witkoff. Ufficialmente il movimento terroristico che governa la Striscia sostiene di aver accolto positivamente il piano di Witkoff. In una nota il gruppo spiega di essere pronto a rilasciare 10 ostaggi israeliani in vita e 18 corpi in cambio della liberazione «del numero concordato» di detenuti palestinesi, nel quadro di un’intesa che porti a «un cessate il fuoco permanente, a un ritiro completo dalla Striscia di Gaza (delle forze israeliane, ndr) e a garantire il flusso di aiuti al nostro popolo e alle nostre famiglie». Richiesta, quella del ritiro completo di Israele, che lo Stato ebraico ha sempre indicato come linea rossa. Non a caso a stretto giro fonti del governo Netanyahu fanno sapere ai media che la risposta di Hamas per Gerusalemme «equivale di fatto a un rifiuto». Secondo Il canale egiziano Al-Rad, d’altra parte, nei fatti Hamas avrebbe avanzato ai mediatori una controproposta che differisce dal piano accettato in principio da Israele, se non altro sui tempi di attuazione degli impegni. In particolare, la fazione palestinese vorrebbe scadenzare il rientro dei rapiti in Israele in cinque tappe distribuite sull’arco dei 60 giorni di tregua, anziché in due concentrate nella prima settimana.
Il piccolo Adam sarà operato in Italia
Intanto il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha poi confermato che sarà curato in Italia Adam, il figlio sopravvissuto della pediatra che a Gaza ha perso altri nove figli in un bombardamento israeliano: «La mamma di Adam ha deciso di farlo venire in Italia – ha detto Tajani – verrà appena possibile, appena risolti i problemi di autorizzazione, accompagnato dalla zia e da altri 4 bambini, i figli della zia. Appena possibile – ha aggiunto – partirà anche il marito. Questo dimostra quanto il popolo palestinese guardi all’Italia come luogo di speranza». E a chi gli chiedeva se ci fosse una data ha replicato che «potrebbe essere operato il giorno 11 ma è una data orientativa».