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Maxi multa dell’Antitrust Ue a Glovo e Delivery Hero: così comunicavano su Whatsapp per spartirsi il mercato e non rubarsi i dipendenti

02 Giugno 2025 - 16:00 Bruno Gaetani
multa antitrust ue glovo delivery hero
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I due colossi del food delivery hanno riconosciuto le proprie responsabilità e hanno accettato di pagare una sanzione da 329 milioni di euro

L’antitrust dell’Unione europea ha multato Delivery Hero e Glovo, due dei principali colossi delle consegne di cibo a domicilio, per 329 milioni di euro. Le due società sono accusate da Bruxelles di aver stretto un cartello, durato quattro anni, che ha distorto la concorrenza del settore. Secondo la Commissione europea, nello specifico, Delivery Hero e Glovo avrebbero violato le regole della concorrenza tra il 2018, anno in cui il gruppo di Berlino ha acquisito una quota di minoranza in Glovo, e il 2022, anno in cui ne ha assunto il controllo esclusivo.

Le accuse dell’Antitrust Ue

Nel mirino dell’Antitrust europeo sono finite tre pratiche ritenute particolarmente gravi: il sistematico scambio di informazioni commercialmente sensibili, la spartizione dei mercati geografici all’interno dello spazio economico europeo e soprattutto un patto di «non sottrazione» reciproca dei dipendenti, esclusi i rider. Si tratta di una pratica conosciuta come «no-poach» nel gergo dell’antitrust e che le due società, almeno secondo quanto ricostruito dalle autorità europee, avrebbero messo in pratica per diverso tempo. La multa comminata dalla Commissione europea è per certi versi storica, perché si tratta della prima volta in cui si sanziona un cartello nel mercato del lavoro, riconoscendo esplicitamente come gli accordi illegali tra aziende limitino la concorrenza anche nella ricerca di dipendenti.

Gli scambi costanti via Whatsapp e le accuse reciproche

Nel corso dell’indagine è emerso come le due società si tenessero costantemente aggiornate sulle rispettive mosse tramite messaggi, email e scambi su Whatsapp. In alcuni casi, Delivery Hero e Glovo si sarebbero addirittura accusati apertamente di aver infranto il “patto” siglato nel 2018, ad esempio facendo offerte di lavoro non concordate con l’azienda rivale. Le comunicazioni, sottolinea Bruxelles in una nota, avvenivano su più livelli aziendali e includevano dettagli molto precisi sulle operazioni e i piani di espansione. Entrambe le aziende hanno riconosciuto le proprie responsabilità e accettato di chiudere il procedimento con il pagamento della sanzione.

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