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Il ritorno di Briga: «Non me ne frega più nulla del rap. Ora canto» – L’intervista

08 Giugno 2025 - 16:51 Gabriele Fazio
L'ex di Amici nell'intervista racconta degli alti e bassi della sua carriera, ma anche di Roma, della carriera diplomatica come alternativa alla musica e dell'amicizia con Venditti, Patty Pravo e Gigi D'Alessio

Si intitola Sentimenti il nuovo album di Briga, il sesto della sua carriera, distribuito sul mercato il 6 giugno. Un concept album controcorrente, essendo composto unicamente da canzoni con colori e prospettive diverse, ma tutte con al centro l’amore, argomento ben poco in voga ultimamente. Anche le sonorità nel disco sono svariate, dal pop al rock melodico, con tocchi di elettronica, e poi soprattutto il rap, che è il genere con cui Briga, all’anagrafe Mattia Bellegrandi, si è fatto conoscere, un genere che ormai, come conferma nella nostra intervista, sembrerebbe acqua passata, non più il suo codice musicale. Dieci tracce, tre featuring (Il Tre, Gemitaiz, Diana Del Bufalo), una cover in lingua spagnola e poi Roma, che fa da scenografia al centrato sentimentalismo dell’ex Amici.

Ti sei preso una lunga pausa…

«Sì, ma niente di strano, ho la media di un disco ogni tre anni. A me serve un po’ di tempo. Lo so che vado controcorrente rispetto alle dinamiche del mercato, però io non sono uno da singoli»

Madame qualche giorno fa si è espressa duramente su questo ossessivo presenzialismo nella musica…

«Parliamoci chiaro: la maggior parte degli artisti che stanno nel panorama musicale non scrivono. Per noi che scriviamo c’è tutto un processo che gli interpreti difficilmente vanno a fare».

È un genere di pressione che hai rifiutato?

«Io è come se avessi vissuto dieci vite nell’ambito musicale. Ho vissuto il successo, la fase di assestamento, l’autoproduzione, la gavetta, che è una cosa che non fa più nessuno, ed io l’ho fatta praticamente due volte. Allora oggi faccio un po’ come mi pare».

Una bella conquista…

«Beh, devo essere sincero, sono molto fiero di come porto avanti il mio percorso. È un percorso pulito, il percorso di un ragazzo che fa le cose da solo. Poi è chiaro che mi aspetto di più, vorrei di più, penso di meritare di più, ma sto lavorando per questo, per fare in modo di dare a Cesare quel che è di Cesare».

Sentimenti non è un disco rap, è un disco dove c’è anche del rap…

«Non è strano che io esca con un disco più cantautorale, che quasi si scorda il rap, perché io il rap non lo ascolto più da anni, mi ha fatto due palle così, non me ne frega più nulla del rap. Io voglio cantare, quando ascolto musica di altri, ascolto gente che canta, ascolto rock, ascolto cose del passato. Ultimamente per esempio mi sono mangiato i dischi di Gabriella Ferri e di Carlos Gardel, quindi pensa quanto andiamo indietro».

Al centro di alcuni dei pezzi più ispirati del disco c’è Roma…quanto è importante per te?

«Roma è una parte grossa della mia felicità. Questo l’ho pagato, perché la musica sta a Milano. A Milano nascono collaborazioni, proposte di lavoro, solo perché tu vai a fare un aperitivo e incontri gente che lavora nel tuo stesso settore. Qui non è così. Io vado a prendere il caffè, parlo con il gommista e mi insulto con un amico che passa col motorino. Roma è questa».

Quando ho ascoltato il disco ho pensato che almeno due o tre pezzi sarebbero stati perfetti per Sanremo. Ti piacerebbe tornarci?

«Per me Sanremo sarebbe una vetrina importantissima. Io però mi presento da solo, non ho la spinta di tutte quelle figure che intorno ad un cantante fanno in modo che la musica venga promossa e giri. Quest’anno vediamo che cosa si può fare per cercare di andare».

Quindi ci proverai?

«Mandare un’email non costa fatica».

Nell’ultimo anno, specie dopo i casi Sangiovanni e Angelina Mango, si parla spesso di tenuta psicologica di chi ha un grande successo nella musica, specie se si è giovani…tu hai provato una cosa del genere dopo Amici?

«È una questione di vissuto personale. Io a 16 anni vivevo da solo all’estero, a 18 anni parlavo cinque lingue e vivevo a Madrid. Per me i problemi sono altri, non sono questi».

Quindi mai avuto paura di avere successo o perderlo?

«Affrontare il successo e poi soprattutto la fase down, quando il successo ti viene tolto, è una questione di cultura. Io avrei potuto fare altre mille cose al di fuori della musica. La musica è una delle cose che mi sono capitate e che mi piacciono, però non è tutta la mia vita».

Altre cose che ti sarebbero potute capitare?

«Io mi ero iscritto a mediazione linguistica, volevo intraprendere la carriera diplomatica. Avevo maturato una grande esperienza in materia di relazioni e scambi internazionali, avevo fatto parte di diversi programmi interculturali, perché uno dei miei più grandi amori sono le lingue straniere».

Poi? Altro?

«Contestualmente facevo sport, perché ho sempre giocato a calcio e uno dei miei sogni da adolescente era quello di giocare a pallone. Non ero particolarmente tecnico, ma sono sempre stato grosso. Giocavo davanti, la buttavo dentro, quindi mi divertivo. Poi mi è esplosa la musica in mano e ho detto “proviamoci”».

Qual è la tua più grande soddisfazione fino ad oggi?

«Io sono un outsider che ha collaborato con alcuni tra i più grossi artisti del panorama nazionale. Sono stato cercato da gente come Tiziano Ferro, Antonello Venditti, Patty Pravo, Gianluca Grignani…E il fatto che io abbia cantato con questa gente qui mi riempie d’orgoglio. Spero che le mie più grosse soddisfazioni debbano ancora arrivare, per adesso sono soddisfatto di non essere mai sceso a compromessi che potessero snaturare la mia persona».

Te li hanno offerti?

«Non mi sono mai messo nelle condizioni contrattuali per poter ricevere ordini dall’alto».

Tra tutti i personaggi con i quali hai collaborato, qual è quello che ti ha colpito di più?

«Sicuramente Antonello Venditti e Gigi D’Alessio. Con Tiziano Ferro c’ho cantato ma l’ho visto solo una volta ad Amici, poi mi ha mandato il pezzo, è stata una cosa un po’ meccanica, non c’è un rapporto. Antonello mi ha invitato appena uscito da Amici al suo concertone allo Stadio Olimpico e mi ha fatto cantare due canzoni con lui. Gigi D’Alessio mi ha fatto cantare con lui Guaglione al San Paolo. Una persona meravigliosa con un cuore gigantesco a cui voglio un bene che non riesco nemmeno a definire».

Be, hai fatto un Sanremo con Patty Pravo, una cosa importante…com’è stato il vostro rapporto?

«Stavo tutto il tempo con Nicoletta a chiederle di raccontarmi storie su questi enormi artisti con cui ha avuto a che fare. Mi sono fatto raccontare di tutto su Gabriella Ferri e Tenco, ricorderò per sempre quelle chiacchierate con Patty».

Cosa ti piacerebbe che rimanesse di questo disco in chi lo ascolta?

«Io penso di essere unico nel panorama musicale italiano, sia come approccio alla musica che per le mie caratteristiche. Il mio modo di scrivere è molto particolare, ci sono linee melodiche molto alte a livello poetico, esprimo i concetti a un livello altino, spero che questa cosa mi venga riconosciuta. Non ho un’estensione così enorme di voce, però è una voce piena di sentimento, spero che questa cosa venga compresa».

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