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Il referendum sulla cittadinanza è un caso: quorum lontano e i «sì» poco sopra il 60%. Pregliasco: «I più favorevoli? Chi vive nelle ztl delle grandi città»

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Il commento del direttore di YouTrend: «Sugli altri quattro quesiti ha inciso anche la capacità di mobilitazione della Cgil»

La bassa affluenza alle urne non è l’unico dato amaro con cui devono fare i conti i promotori dei cinque referendum dell’8 e 9 giugno. Uno dei quesiti – quello sulla cittadinanza, proposto da +Europa – sembra non aver scaldato il cuore degli elettori. Al punto che, con oltre metà delle sezioni scrutinate a livello nazionale, i «sì» oscillano tra il 60% e il 65%. Si tratta di una percentuale insolitamente bassa per un referendum abrogativo e anche di gran lunga inferiore a quella delle altre quattro schede, tutte riguardanti le leggi sul lavoro, dove i favorevoli superano abbondantemente l’85%.

La spiegazione di Lorenzo Pregliasco

Come si spiega un dato simile? Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend, prova a suggerire alcune risposte. «Sui primi quattro quesiti, quelli sul lavoro, ha inciso capacità di mobilitazione e organizzazione della Cgil. Mentre il quinto quesito era di opinione e, a giudicare dai risultati, è sicuramente il più divisivo tra la platea di chi è andato a votare», spiega intervenendo a La7. Ma c’è un altro dato curioso che il direttore di YouTrend invita a prendere in considerazione: «Il quesito sulla cittadinanza sta avendo risultati molto alti di “sì” soprattutto nelle grandi città, e ancora di più nei centri storici».

Nella circoscrizione 1 di Torino, per esempio, i “sì” alla quinta scheda superano i “sì” ai quattro quesiti sul lavoro e lo stesso avviene anche nel municipio 1 di Milano. «Non ci sono ancora i dati di Roma sui singoli quartieri, ma mi aspetto che vedremo dati simili nel primo e nel secondo municipio, ossia nella famosa Ztl, dove c’è una sensibilità più cosmopolita, aperta e progressista sui diritti civili», spiega Pregliasco a Open. Un ultimo dato a cui guardare è il ruolo giocato dall’elettorato dei Cinque Stelle. «Nelle loro aree di maggior forza l’affluenza è stata ben al di sotto del 30%», dice ancora il direttore di YouTrend.

Le posizioni dei partiti sul quesito

Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si sono detti fermamente contrari al referendum proposto da Più Europa. Tra le opposizioni, invece, Pd, Avs, Italia Viva e Azione (queste ultime per il No sui referendum dedicati al lavoro) si sono schierate a favore della proposta. Più incerta la posizione del Movimento 5 stelle, che ha lasciato libertà di voto ai propri iscritti, mentre il leader Giuseppe Conte ha annunciato che avrebbe votato “sì”.

Cosa prevedeva il referendum sulla cittadinanza

Il referendum in questione proponeva di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto a uno straniero extracomunitario maggiorenne per poter richiedere la cittadinanza italiana. La proposta non avrebbe modificato gli altri requisiti previsti dalla legge, che restano invariati: tra questi, la conoscenza della lingua italiana, il possesso di un reddito adeguato negli ultimi anni, l’assenza di precedenti penali, la regolarità fiscale e l’assenza di motivi ostativi legati alla sicurezza della Repubblica.

Foto copertina: ANSA/Fabio Frustaci | Riccardo Magi, leader di +Europa

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