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Maurizio Landini non arretra: «Questo referendum è una sconfitta sì, ma per noi sarà un punto di partenza»

maurizio landini referendum
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«Il paese sta affrontando una crisi democratica, perché se le persone non vanno a votare vuol dire che non si sentono rappresentate»

Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, arriva in conferenza stampa poco dopo le 4, quando il dato dell’affluenza ai quattro referendum promossi dal sindacato sul Jobs act, oltre a quello indetto da +Europa sulla cittadinanza, è praticamente definitivo ed è basso, al 30,54% escluso però il collegio estero (che potrebbe far scendere il risultato finale): «Il nostro obiettivo era raggiungere il quorum per cambiare le leggi, quindi è chiaro che quello che avremmo voluto, cioè che fosse una giornata di festeggiamento e vittoria, non è tale – dice Landini – Ma gli ultimi dati che attestano il risultato attorno al 30% ci appaiono un numero importante, i problemi che abbiamo posto con questo referendum rimangono completamente sul tavolo, in termini di sicurezza negli appalti e lavoro precario e poco pagato».

La sfida futura per la Cgil

Insomma, il segretario della Cgil non intende fare passi indietro e risponde in modo generale quando qualcuno gli chiede se valuta il passo indietro: «Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata, in un paese che ha una crisi democratica evidente. Abbiamo fatto questa campagna perché pensiamo che oggi estendere e tutelare il lavoro e la democrazia non siano cose facili. Questo non era un voto contro il governo o contro i partiti, ma per cambiare delle leggi che consideriamo sbagliate». Landini dice anche che, a suo modo di vedere, «il paese sta affrontando una crisi democratica, perché se le persone non vanno a votare vuol dire che non si sentono rappresentate. E’ stato grave che ci sia stata una campagna per l’astensione, non nel merito dei referendum. Dopodichè, un terzo di questo paese, in particolare a partire dal mondo giovanile, chiede di cambiare questa situazione».

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