In cella a 94 anni perché il giudice gli nega i domiciliari. Cosa è successo a un ex imprenditore condannato per bancarotta fraudolenta


Zoppica, si appoggia a un bastone e a un altro detenuto che, come lui, risiede nelle celle del reparto clinico del carcere di Sollicciano, a Firenze. In quell’ala del penitenziario R.C., ex imprenditore di 94 anni, ci è entrato quattro giorni fa per scontare una pena di quattro anni e otto mesi per bancarotta fraudolenta. Una condanna che risale a un crac di quindici anni fa ma che, tra processi e ricorsi in appello, è stata confermata solo qualche mese fa. Giovedì 5 giugno, avvisando secondo la versione del suo difensore «solo ed esclusivamente l’anziano», le forze dell’ordine hanno bussato alla porta dell’uomo e lo hanno condotto in cella. Alla richiesta, presentata dal legale, di trasformare la detenzione in domiciliare, il giudice di sorveglianza ha chiuso la porta in faccia. Il soggetto, per quanto fragile, non sarebbe a rischio di un rapido declino in salute, sebbene le relazioni dei medici penitenziari facciano pensare l’opposto.
La sorpresa del carcere e il responso dei medici penitenziari
Del trasferimento a Sollicciano il legale era stato avvertito dal figlio dell’anziano detenuto: «Stanno portando via mio padre». È immediata la deposizione di una istanza di differimento pena per motivi di salute oppure, in alternativa, la richiesta di detenzione domiciliare, come previsto dalla legge per i condannati ultrasettantenni. I medici del carcere, su richiesta del giudice di sorveglianza Claudio Caretto, hanno redatto una relazione in cui sottolineavano, in un quadro di complessiva salute, i rischi che «la combinazione di fattori biologici, psicologici e socioambientali» del carcere possono causare in un detenuto «più vulnerabile». Insomma, il rischio di un tracollo c’è anche se le condizioni attuali non fanno presagire nulla di brutto.
La decisione del giudice: «Non c’è urgenza di trasferimento»
Tanto è bastato al giudice di sorveglianza per sancire la permanenza del detenuto 94enne in carcere. A suo avviso, infatti, non ci sarebbero i requisiti di urgenza per un trasferimento ai domiciliari. Sulla questione, ora, si dovrà esprimere il tribunale di sorveglianza, che potrà ovviamente confermare la decisione di Claudio Caretto oppure ribaltarla. «Ho incontrato il mio assistito nelle ultime ore», ha detto l’avvocato Luca Bellezza. «Ha 94 anni ma l’ho visto combattivo e con uno stato d’animo tenace. Non si sa però quanto potrà reggere, è urgente una misura alternativa». Il garante regionale dei detenuti, Giuseppe Fanfani, ha poi aggiunto: «Non è possibile tenerlo in carcere, non rappresenta più un pericolo per la società».