La grande estate senza hit: crisi creativa o pubblico annoiato? Perché i tormentoni (forse) non decollano più


I dati parlano chiaro: a giugno inoltrato, mentre le spiagge cominciano ad affollarsi, non scorgiamo traccia di un vero tormentone estivo. Non è una questione di qualità, non solo perlomeno, ma un generale trend negativo dei brani di una certa matrice stagionale. E non è che in campo finora non siano scesi dei professori del sottogenere. Per fare qualche esempio: Fedez e Clara hanno proposto Scelte stupide oltre un mese fa, ma in questo momento sembra si parli più di un loro presunto flirt che del pezzo in sé, 14esimo nella classifica di Spotify e al 19esimo nella classifica FIMI. Su YouTube il pezzo non sfiora mai la top ten, anzi, debutta al 24esimo, per poi sprofondare fino al 79esimo posto, per poi riassestarsi dove lo troviamo oggi, posizione numero 52, in risalita, solo dopo che il gossip sulla loro intesa ha cominciato a circolare. Maschio di Annalisa è un tormentone praticamente non pervenuto, basta metterlo al confronto con l’esplosione della triade Bellissima, Mon Amour, Sinceramente. Baby K, disco di diamante per Roma-Bangkok, ha pubblicato Follia mediterranea, titolo mai comparso ancora in alcuna chart.
Rovazzi, Tony Effe, Fred De Palma, The Kolors e Boomdabash
Anche l’hype che per qualche anno ha accompagnato le scappatelle discografiche di Fabio Rovazzi, ormai sembra sparita. Non sono in tanti infatti ad aver ascoltato Red Flag, insieme a Paola Iezzi e Dani Faiv. Tony Effe, si sa, vive un momento di profonda crisi in termini di popolarità, ed è riuscito perfino a spegnere l’entusiasmo per Caffè Macchiato, il tormentone che ha conquistato l’Europa ma che nella versione proposta insieme al trapper romano non ha proprio fatto breccia nel cuore del mercato, un po’ come il duetto con Rose Villain, Victoria’s Secret, di cui forse pochi sanno l’esistenza. Anche i The Kolors provano la doppietta proponendo, dopo il brano sanremese, l’impalpabile Pronto come va, debutto al 48esimo posto su Spotify, oggi out. Finiti anche i tempi dei Boomdabash, la band dei record che ha declinato in ultrapop l’energia del Salento ormai spara a salve: la loro Una stupida scusa con Loredana Bertè è il 73esimo brano più ascoltato secondo la classifica dei singoli della FIMI. Numeri insoddisfacenti anche per Fred De Palma, il nostro reggeaton man nazionale, sia Barrio lambada che Sexy rave (in featuring con Baby Gang) risultano disperse nella giungla dell’italica discografia: la seconda debutta in 34esima posizione su Spotify (oggi 25esima), la prima non è dato saperlo, sicuramente è fuori dalla top 50. A proposito di Baby Gang, quest’anno pure lui prova a smorzare la narrativa cupa della sua trap con un pezzo merengue, Cassa, che però ancora non occupa posizioni nelle chart. Intendiamoci: abbiamo ancora almeno un mese di nuove uscite, solo in questo weekend per esempio si sono aggiunti alla festa Mengoni con Sayf e Rkomi, Anna e Sangiovanni, però è vero anche che negli scorsi anni a questo punto della stagione avevamo già fuori tutte le principali hit, risultavamo già ampiamente “tormentati”.
E in radio come vanno i tormentoni?
Vagamente più positiva la situazione per quel che riguarda i passaggi radiofonici di alcune nuove uscite stagionali. I The Kolors occupano la quarta posizione, Annalisa è in calo ma pur sempre quinta, Tananai debutta al nono posto con Bella Madonnina e Ghali acchiappa la coda della top ten con Chill, questi ultimi brani tutti fuori dalla top50 di Spotify. Per trovare gli altri presunti tormentoni si deve scrollare, alle volte tanto, spesso inutilmente, verso il basso. Ma c’è da specificare: la radio non è un mezzo on demand, il pubblico “subisce” la programmazione, non sceglie, al limite cambia stazione.
Se Sanremo propone hit estive
Il mercato estivo, storicamente, rappresenta il secondo momento topico della stagione musicale. L’altro, manco a dirlo, è febbraio, quando si tiene il Festival di Sanremo. Negli ultimi anni però queste due fasi, come naturale conseguenza della fluidità della rivoluzione digitale della musica, sono andate sempre più fondendosi. Come se Sanremo avesse in qualche modo inglobato il Festivalbar, un’intuizione della quinquennale direzione artistica di Amadeus che ha permesso alla kermesse di assurgere a nuovi fasti. Glorie di cui ha certamente usufruito anche Carlo Conti che, in puro stile Amadeus, ha infarcito anche il suo sostanzioso cast di Sanremo ’25 di brani che strizzano l’occhio alla rotazione radiofonica e alla viralità social. Solo che le cose non sono andate come al solito.
Sembrerebbe che i tempi di Furore, Sinceramente, Un ragazzo una ragazza, Ma non tutta la vita, hit dallo spudorato sapore estivo e che aprivano in perfetta salute la stagione estiva, siano finiti. Non che pensando a Cuoricini, Tu con chi fai l’amore, Amarcord, Fuorilegge, Chiamo io chiami tu, Febbre, da un punto di vista commerciale, si possa parlare di vero e proprio flop: sono canzoni che tutto sommato hanno avuto una propria storia, ma breve, infatti appena quattro mesi dopo il lancio dal palco dell’Ariston, sembrano svuotate di qualsiasi appeal mainstream. D’altra parte nemmeno il pubblico che guardava Sanremo da casa aveva premiato questi brani. Mettendo da parte la classifica finale infatti, condizionata dai voti non clementi della sala stampa, nessuna delle tentate hit proposte da Carlo Conti è andata bene al televoto: 14esimi i Coma_Cose, 15esima Elodie, 17esima Rose Villain, 18esima Sarah Toscano, 22esimi i The Kolors, 25esima Clara, 29esima (ultima) Gaia. Alla proclamazione del podio finale (Olly, Lucio Corsi e Brunori SaS) molti, specialmente addetti ai lavori, hanno gridato al miracolo, alla rinascita del cantautorato, al concetto che surclassa il mero intrattenimento, promettendo una nuova stagione di impegno musicale. Ma non sarà invece – senza nulla togliere alla commozione di vedere Corsi e Brunori SaS lì in alto – che proprio il giudice ultimo, il pubblico, si sia stancato di una certa modalità di composizione da catena di montaggio? Un meccanismo di fabbricazione delle hit che vede sempre gli stessi autori e sempre gli stessi produttori, così come ha denunciato da Manuel Agnelli su Open.