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«Hai un cancro alla pelle»: ma non era vero. La food blogger Anna Gumirato risarcita dopo 4 anni per la diagnosi errata

Diagnosi errati di tumore risarcimento danni morali
Diagnosi errati di tumore risarcimento danni morali
La ragazza, allora 25enne, scoprì che la diagnosi «scioccante» di carcinoma sebaceo era sbagliata. Ora due cliniche sono state condannate

Per quasi un mese ha vissuto con la convinzione di avere un tumore maligno alla pelle. Un incubo che aveva stravolto la vita di Anna Gumirato, 30enne odontoiatra e food blogger di Treviso. Oggi, a distanza di quattro anni, arriva una sentenza che le riconosce giustizia: le due cliniche private che le avevano erroneamente diagnosticato un carcinoma sebaceo sono state condannate dal Tribunale di Treviso a risarcirla per il danno morale subito.

L’errore che ha sconvolto la vita della 25enne

Tutto iniziò nel gennaio 2021, quando Anna Gumirato, allora 25enne, si sottopose alla rimozione di un piccolo neo sul cuoio capelluto presso una clinica privata della provincia. Il campione venne poi inviato a un laboratorio milanese per l’analisi istologica e il verdetto fu pesantissimo: carcinoma sebaceo, uno dei tumori cutanei più rari e aggressivi. «Quando ho letto il referto ho capito subito la gravità della situazione. È stato uno shock. Ogni giorno era pervaso dalla paura, ogni gesto quotidiano perdeva senso», racconta Gumirato. Nonostante l’evidente spossamento che comporta ricevere la notizia di una malattia così grave in giovane età, la 25enne decise di approfondire e sottopone i vetrini a un secondo esame presso i laboratori dell’Ulss 2 Marca Trevigiana. Il risultato ribaltò completamente la diagnosi iniziale: si trattava in realtà di un tricoblastoma, una lesione benigna della pelle, priva di qualsiasi rischio per la salute.

Il ricorso al tribunale e la sentenza

Nonostante la giovane abbia provato a risolvere la questione senza far ricorso alle vie legali, le strutture sanitarie non hanno accolto le sue istanze, per cui Gumirato ha deciso di rivolgersi alla giustizia. E oggi, mercoledì 18 giugno, il Tribunale di Treviso le ha dato ragione, condannando entrambe le strutture private coinvolte al risarcimento dei danni morali, per una cifra nell’ordine delle poche migliaia di euro. «Nessuno potrà restituirmi quei giorni vissuti nell’angoscia – commenta – ma sapere che la giustizia ha riconosciuto il mio dolore mi aiuta a voltare pagina. Non è solo una questione economica, ma di dignità».

Un precedente che può fare scuola

Secondo il legale della donna, l’avvocato Giulio Barbato, si tratta di una sentenza importante. «Il giudice ha riconosciuto il diritto al risarcimento per il turbamento psicologico causato da una diagnosi gravemente errata. Anche in assenza di danni fisici, il trauma emotivo merita tutela. È un precedente rilevante – aggiunge – poiché la sofferenza interiore non è invisibile agli occhi della giustizia. Il riconoscimento di questo diritto richiama le strutture sanitarie a una maggiore responsabilità, specialmente nei casi oncologici».

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