Israele-Iran, prove di diplomazia: venerdì a Ginevra il vertice con Francia, Germania e Uk. Macron: «Fermiamo la guerra»


I ministri degli Esteri di Francia, Germania e Regno Unito (il cosiddetto E3) incontreranno venerdì a Ginevra il loro omologo iraniano Abbas Araghchi. Lo scrive la Reuters citando una fonte diplomatica tedesca. L’incontro, che sarebbe il primo tentativo di riaprire concreti negoziati tra Iran e Occidente dall’inizio della guerra con Israele, è organizzato in coordinamento con l’Ue – a Ginevra sarà presente anche l’Alta rappresentante Kaja Kallas – ma anche con gli stessi Usa, ha tenuto a precisare la fonte dell’indiscrezione. L’obiettivo dell’incontro sarebbe quello di ottenere dall’Iran «ferme garanzie» sul fatto che il suo programma nucleare sarà utilizzato soltanto per scopi civili. Sempre venerdì della crisi tra Israele e Iran si discuterà anche al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha annunciato in serata la presidenza dell’organo delle Nazioni Unite, in capo al momento alla Guyana. La riunione di emergenza, chiesta dall’Iran stesso e sostenuta da Russia, Cina, Pakistan e Algeria, dovrebbe tenersi alle 10 ora di New York, le 16 in Italia.
La spinta di Macron per i negoziati
Nelle scorse ore era stato Emmanuel Macron ad anticipare un’iniziativa diplomatica concreta per tentare di rimettere sui binari del negoziato la questione del nucleare iraniano. Il presidente francese «ha incaricato il ministro degli Esteri di prendere nei prossimi giorni un’iniziativa, con i partner europei più vicini, per proporre una soluzione negoziata esigente, capace di mettere fine al conflitto», aveva fatto sapere l’Eliseo al termine della riunione del Consiglio di difesa e sicurezza francese. Secondo Parigi, una soluzione duratura sul nucleare di Teheran può essere raggiunta «unicamente attraverso il negoziato».
Le critiche della Francia a Israele
Macron prova a fungere così da testa di ariete rispetto alla linea morbida su cui si sono attestati sin dall’inizio della guerra Israele-Iran i vertici dell’Unione europea, i cui leader si sono spesi al G7 in Canada per far passare la linea della «de-escalation» in Medio Oriente. Oggi il presidente francese fa un passo in più e critica esplicitamente i «bombardamenti israeliani che colpiscono sempre di più obiettivi non legati al programma nucleare e balistico iraniano». Secondo Macron, «è necessario mettere urgentemente fine a queste operazioni militari, che sono portatrici di pesanti minacce per la sicurezza regionale». Non che Parigi faccia sconti a Teheran: il dialogo sul nucleare, avvisa Macron, deve avvenire «senza concessioni sulle attività di destabilizzazione regionale da parte dell’Iran».
L’Ue cerca la soluzione diplomatica. Kallas: «Sanzionerei Israele»
Il protagonismo diplomatico di Macron sembra muoversi in piena sintonia con quanto auspicato da Bruxelles, con l’alta rappresentante Ue Kaja Kallas che ieri al termine del consiglio Affari esteri aveva dichiarato: «Ora che i negoziati tra Iran e Usa sul programma nucleare sono in stallo l’Unione Europea ha un ruolo da giocare, siamo d’accordo che esiste solo una soluzione diplomatica al problema». Mentre non è chiaro se gli Stati Uniti entreranno direttamente in guerra, l’ex premier estone vuole che l’Europa guidi i tentativi di porre fine al conflitto tra Israele e Iran passando dai tavoli negoziali. Ma nel frattempo deve fare i conti anche con il pressing interno di chi chiede ai vertici Ue di sanzionare Israele per l’altro fronte, quello che resta aperto e sanguinante a Gaza. «Io non rappresento me stessa qui, io rappresento 27 Stati membri. Se spettasse a me decidere personalmente io una decisione la prenderei ma non lo posso fare perché serve l’unanimità», ha tuonato Kallas intervenendo al Parlamento europeo. «Questa è la mia frustrazione – ha aggiunto – e se portassi la proposta al Consiglio forse mi sentirei meglio ma so che non passerebbe e mostrerebbe la nostra divisione», ha detto ancora, visibilmente turbata.
Aiea: «Mai detto che l’Iran sta costruendo un’arma nucleare»
Sull’escalation tra Israele e Iran è tornato a parlare anche Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). «Siamo giunti alla conclusione che non possiamo affermare che al momento in Iran ci sia uno sforzo sistematico per produrre un’arma nucleare», ha detto Grossi in un’intervista a Sky News. Il rapporto dell’Aiea, secondo cui l’Iran sta arricchendo il 60% di uranio, è stato ampiamente citato da Israele come prova della necessità di intervenire militarmente e bombardare le strutture nucleari. In realtà, precisa Grossi, «c’erano elementi di preoccupazione», ma «dire che stanno costruendo e fabbricando un’arma nucleare, no, non l’abbiamo detto». Le conclusioni dell’Aiea, peraltro, sembrano combaciare con quelle dell’intelligence americana. Secondo quanto rivelato dalla Cnn, Washington sarebbe infatti arrivata alla conclusione che l’Iran era distante in realtà di almeno tre anni dall’effettiva produzione e messa in opera di testate nucleari.
Foto copertina: EPA/MALTON DIBRA | Donald Tusk, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer all’ultimo vertice della Comunità politica europea – Tirana, 16 maggio 2025