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Israele-Iran, rischio nucleare: «Pericolo catastrofe radioattiva». Quanto costano le guerre a Tel Aviv

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Nuove bombe su Israele nella notte. Il rischio di un incidente nucleare è «concreto» secondo l'Aiea. Il reattore di Bushehr e l'impianto di Arak. Mentre il prezzo del conflitto scuote Tel Aviv

Nuove bombe su Israele. In nottata gli allarmi anti aerei sono scattati in diverse zone del paese per i lanci di missili dell’Iran. Comincia così la seconda settimana di guerra in Medio Oriente, mentre un attacco su un impianto nucleare operativo causerebbe una catastrofe radioattiva. «Il rischio di un incidente che causi la dispersione della radioattività in atmosfera è concreto», ha detto ieri il direttore dell’Aiea Rafael Grossi. Intanto la Gran Bretagna punta sulla soluzione diplomatica nelle prossime due settimane «per evitare un conflitto più ampio». E c’è una domanda: quanto costano le guerre a Israele? Davvero Tel Aviv può continuare a pagare il costo per il conflitto con Teheran?

Il rischio nucleare

Il bombardamento della centrale atomica iraniana di Bushehr è stato annunciato da Israele ieri e poi smentito. Il rischio è chiarissimo: «Un attacco su un impianto nucleare operativo causerebbe una catastrofe radioattiva», dice James Acton, codirettore del Programma Politico Nucleare al Carnegie Endowment for International Peace, a Repubblica. Il pericolo maggiore è a Fordow. Si tratta di un bunker profondo 100 metri vicino a Qom, città santa a pochi chilometri a sud di Teheran. Nel sito ci sarebbero duemila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. A una profondità tale che solo le bombe americane bunker buster possono raggiungerle. Rispetto a una centrale, gli impianti di arricchimento hanno pericoli di contaminazione minori.

Il reattore di Bushehr

Il rischio maggiore viene quindi da Bushehr. Che si trova vicino a Iraq, Kuwait e Arabia Saudita. E oggi gli iraniani gestiscono la centrale insieme alla Russia. Vladimir Putin ha fatto sapere che Israele si è impegnato a non attaccarla. Salvaguardando così la vita di 200 tecnici di Mosca. «Colpirla causerebbe una grossa contaminazione, ma non credo che Israele l’abbia inserita fra i suoi obiettivi. Non c’è nessuna ragione strategica per farlo e la radioattività potrebbe raggiungere il suo territorio», dice Edwin Lyman, direttore della Sicurezza Nucleare per il gruppo non profit americano Union of Concerned Scientists.

L’impianto di Arak

Arak invece è stato distrutto ieri. Ma non conteneva materiale radioattivo. Anche se avrebbe potuto efffettivamente produrre combustibile per un ordigno. Ora quindi per arrivare a una bomba all’Iran restano solo le centrifughe. Ovvero quegli strumenti che semparano l’uranio 235 (utile per la bomba) dall’uranio 238, prodotto da scartare. La prima tappa del processo di arricchimento si trova a Isfahan, 300 chilometri a sud di Teheran. In zona c’è un impianto che converte l’uranio da polvere a un gas chiamato esafluoruro di uranio. All’origine della contaminazione radiologica annunciata dopo il bombardamento del 13 giugno a Natanz.

I costi della guerra

Intanto The Economic Times, una testata indiana in lingua inglese del gruppo The Times, calcola i costi della guerra per Israele. Ovvero un totale di 67 miliardi di dollari per il conflitto a Gaza e di 735 milioni al giorno per l’Iran. Gaza finora è costata 250 miliardi di shekel. Ora il nuovo fronte moltiplica le spese. Un rapporto di Ynet News cita il generale Réem Aminach, ex consulente finanziario dell’Idf: le prime 48 ore sono costate 5,5 miliardi di shekel, ovvero 1,45 miliardi di dollari. Ora Israele spende ora circa 2,75 miliardi di shekel, ovvero 725 milioni di dollari, al giorno in operazioni militari dirette nel conflitto iraniano. E l’arruolamento dei riservisti riduce la produttività civile.

Il 7% del Pil

Il bilancio del ministero della Difesa è quasi raddoppiato in soli due anni ed assorbe ora quasi il 7% del Pil di Israele, secondo solo all’Ucraina a livello globale. E anche una rapida fine delle ostilità non cancellerà il danno fiscale già causato. I servizi pubblici, in particolare sanità e istruzione, rischiano di essere messi da parte. Infine, con un limite massimo di deficit del 4,9% del Pil, equivalente a 27,6 miliardi di dollari, il bilancio di Israele è già sotto una pressione immensa, mentre il ministero delle finanze ha rivisto le previsioni di crescita del Pil per il 2025 dal 4,3% al 3,6%.

Il bilancio

Finora gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso 639 persone in Iran, ha dichiarato l’agenzia di stampa Human Rights Activists. Tra le vittime figurano i vertici dell’esercito e scienziati nucleari. Israele ha affermato che almeno due dozzine di civili israeliani sono morti in attacchi missilistici iraniani. Israele ha preso di mira siti nucleari e capacità missilistiche. Ma ha anche cercato di smantellare il governo della Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, secondo funzionari occidentali e regionali. «Stiamo mirando alla caduta del regime? Potrebbe essere un risultato, ma spetta al popolo iraniano sollevarsi per la propria libertà», ha dichiarato giovedì 19 giugno il premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’Iran ha affermato di aver preso di mira siti militari e di difesa in Israele, ma ha anche colpito un ospedale e altri siti civili.

La soluzione diplomatica

Intanto il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha dichiarato, dopo un colloquio alla Casa Bianca con il Segretario di Stato Usa Marco Rubio, che c’è ancora tempo per raggiungere una soluzione diplomatica con l’Iran sul suo programma nucleare. Per evitare un conflitto più ampio. «La situazione in Medio Oriente rimane pericolosa. Siamo determinati a far sì che l’Iran non abbia mai un’arma nucleare», ha dichiarato Lammy all’ambasciata britannica a Washington. «Abbiamo discusso di come l’Iran debba trovare un accordo per evitare l’aggravarsi del conflitto. Nelle prossime due settimane esiste una finestra per raggiungere una soluzione diplomatica», ha detto Lammy a proposito dei suoi colloqui con Rubio e l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff.

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