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Pino Strabioli e Il Caffè cancellato dalla Rai: «Sui social scrivono che sono gay e di sinistra»

20 Giugno 2025 - 06:59 Alba Romano
pino strabioli programma il caffè
pino strabioli programma il caffè
Amareggiato «ma non amo lo scontro. Vorrei restare qui, ci lavoro da 32 anni»

Pino Strabioli conduce dal 2020 Il caffè, programma di cultura di Raiuno. Prima, ha lavorato a Unomattina e ha realizzato speciali culturali. Ma dalla prossima stagione il suo programma è cancellato. Oggi in un’intervista al Corriere della Sera parla delle sue passioni. Come Aldo Busi, che ha incontrato: «E mi trattò malissimo. Disse che il mio cognome gli ricordava un tipo di pasta». Mentre Paolo Poli è il suo faro: «Poche cose non lo annoiavano e quando perdeva la pazienza sospirava: “Solo Dante mi capisce”». Cattivissimo anche Paolo Villaggio: «Eravamo sul palco dello spettacolo Mi piacerebbe tanto non andare al mio funerale e lui a un certo punto, fuori copione, urlò: “Madre Teresa era una persona orrenda”. E poi uscì di scena. Più tardi gli chiesi perché avesse fatto quella sparata e lui, tranquillamente: “Dovevo andare in bagno”».

Il Caffè di Rai1

Strabioli dice di essere amareggiato per la cancellazione del suo programma «ma non amo lo scontro. Lavoro in Rai da 32 anni e mi dispiacerebbe non restare in questa “casa del servizio pubblico”». Sui social, dice, ha ricevuto «commenti inqualificabili: scrivono che mi hanno fatto fuori perché, dicono, “sono di sinistra e omosessuale”, come se fossero delle colpe. A fronte di questo piccolo gruppo di odiatori, c’è stato un enorme sostegno in favore della trasmissione, cosa che mi riempie di gioia». La sua sessualità la vive «in modo tormentato. Avevo vent’anni quando un carissimo amico morì di Hiv e da allora è come se avessi tirato il freno alla passione».

Le relazioni

Ha avuto due relazioni importanti: «Ma molto cerebrali, con pochissimo eros. Forse sono sempre stato attratto da personalità magnetiche perché, inconsapevolmente, vivo le grandi passioni per delega. Mio fratello psicanalista ci scriverebbe un trattato». Racconta che «alla fine degli Anni 70 mi feci crescere i capelli, vestivo punk, con la cresta, cominciai a frequentare le comuni, a farmi le prime canne». In quei luoghi «si sperimentava. In tutti i sensi». Poi parla di Sandra Milo che lo ha ricevuto a letto: «Ero giovanissimo, scrivevo per un giornale e mi pagavano pure. Le telefonai, presi appuntamento per un’intervista. Mi fece entrare in un piccolo appartamento, ma lei non c’era, sentivo la sua voce. Capii: era a letto, con una vestaglia meravigliosa, i capelli sciolti e continuava a ripassarsi il rossetto. Fellini puro».

La Rai

Alla Rai, infine, non chiede molto: «Non voglio contrattoni, a me basta quel poco che guadagno, ma voglio uno spazio mio dove poter esprimere quello che sono e in questa intervista affiora che qualcosa, in vita mia, l’ho fatta».

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