L’impresa di Gabriele Bianchi che ha scritto un libro in carcere. L’autobiografia dei killer di Willy per dire che è lui la vittima: «Ero già condannato»


Gabriele Bianchi, condannato dalla Cassazione a 28 anni di carcere per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte insieme al fratello Marco, ha pubblicato un libro dal carcere di Rebibbia in cui si presenta come vittima di un processo mediatico e rivendica la propria innocenza. La fatica letteraria autopubblicata dal più grande dei fratelli bianchi si intitola «La verità che nessuno vuole accettare». Lo si dovrebbe trovare in vendita online, ma non si sa da quando e su quali store, secondo l’Adnkronos che ha anticipato la copertina, che sembra più un’elaborazione goffa con qualche strumento di intelligenza artificiale e alcuni estratti del volume di ben 70 pagine vergate dal 30enne di Alatri nella sua cella nel carcere romano.
Gabriele Bianchi «vittima di un processo mediatico»
«Sono vittima di un processo mediatico – scrive Gabriele Bianchi nella prefazione – con un esito già scritto. Solo leggendo il mio libro capirai che pochi secondi possono cambiarti la vita per sempre. E che un innocente può finire all’inferno senza aver peccato». L’innocente sarebbe lui e non il 21enne massacrato a morte la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro, mentre tentava di difendere un amico da un’aggressione. E poi prosegue: «Carcerato da quasi 5 anni, condannato per un crimine che non ho commesso. Sono un innocente che l’opinione pubblica ha condannato prima che potesse uscire la verità. Una verità che urlo a gran voce da quasi 5 anni. Non sono un assassino senza cuore, un mostro senza anima che ha pestato a morte un ragazzo. Io non ho ucciso nessuno».

Le condanne definitive della Cassazione
Il 14 marzo 2025, la Corte d’assise d’Appello di Roma ha emesso le sentenze definitive dopo il secondo processo d’appello ordinato dalla Cassazione. Marco Bianchi è stato condannato all’ergastolo, mentre Gabriele Bianchi ha ricevuto una condanna a 28 anni di reclusione. La Cassazione aveva annullato le precedenti sentenze di primo appello che avevano ridotto le pene a 24 anni, criticando la valutazione delle attenuanti rispetto alle aggravanti e il riconoscimento del dolo eventuale anziché diretto. Per lo stesso omicidio sono stati condannati come complici Francesco Belleggia (23 anni) e Mario Pincarelli (21 anni). Tutti i condannati sono ritenuti responsabili della morte di Willy Monteiro Duarte
I problemi in carcere dei fratelli Bianchi
La condotta dei fratelli Bianchi durante la detenzione ha sollevato diverse controversie. Come ricorda Repubblica, un anno fa, Gabriele Bianchi aveva mostrato atteggiamenti di prepotenza nel carcere di Rebibbia, dichiarando ai compagni del settore G12: «Io sono il re, voi gli schiavi, si fa quello che dico io». Anche Marco Bianchi ha avuto problemi disciplinari. Secondo un’inchiesta condotta dal pm Andrea Papalia, il 26enne era tra i 14 detenuti del carcere di Pescara che utilizzavano cellulari per comunicare con l’esterno. Marco si trova recluso nel penitenziario abruzzese dal 2023.
Il racconto autobiografico
Nel libro, Gabriele Bianchi descrive il suo percorso in cella con toni drammatici: «Negli ultimi quattro anni della mia vita, ho visto sgretolarsi le certezze che credevo incrollabili. Affetti che pensavo eterni si sono dissolti nel vento, amori che reputavo indistruttibili si sono trasformati in ricordi sfocati. I miei progetti, le mie speranze, i miei sogni si sono frantumati come castelli di sabbia travolti dall’alta marea, lasciandomi con le mani vuote e il cuore colmo di rimpianti».
Gabriele Bianchi e il rapporto con il figlio
E poi parla in conclusione del rapporto con il figlio, che riesce a vedere nella sale dei colloqui in carcere. «Sono stato rapito dalla dolcezza dello sguardo di mio figlio, in una fredda saletta di colloqui del penitenziario, dove il tempo sembrava fermarsi solo per noi. Nei suoi occhi ho visto riflessa la mia stessa voglia di riscatto, il desiderio struggente di riavere ciò che ho perso. Questa storia è il racconto di un cammino difficile, di errori pagati a caro prezzo, di lezioni apprese nel modo più duro. Ma prego ogni giorno affinché possa concludersi con un finale diverso, con una rinascita».