Tor Vergata, il chirurgo accusato di aver dato un pugno alla collega durante l’operazione: «Il paziente è morto? Non ve lo dico»


Il professor Giuseppe Sica, professore ordinario di chirurgia a Tor Vergata, il 6 giugno scorso è intento in un intervento di chirurgia robotica. A un certo punto litiga con una collega più giovane. E secondo alcune fonti le dà anche un pugno. Lei finisce al pronto soccorso con 15 giorni di prognosi. E nel rapporto interno parla di un’«aggressione da persona nota in orario di servizio». Il direttore sanitario Andrea Magrini conferma al Fatto: «C’è un’indagine interna, abbiamo chiesto delle relazioni agli interessati e li abbiamo convocati per lunedì. I chirurghi vivono situazioni di tensione e di stress, bisogna capire cosa è avvenuto». E il paziente dell’operazione?
Una questione personale
Secondo alcuni è morto. Ma non ci sarebbero elementi per collegare il decesso alla lite. Magrini però non vuole fare chiarezza: «Questo non glielo dico per adesso». Mentre Sica nega tutto: «Mai dato un pugno in tutta la mia vita. A nessuno. Sono un privato cittadino e lei pure. Abbiamo avuto un confronto benché aspro. Ci siamo chiariti e sono fatti nostri». La dottoressa invece non vuole parlare con il Fatto ma non nega nulla. Poi con l’assistenza di uno studio legale fa sapere: «È una questione personale tra colleghi che si conoscono e lavorano insieme da oltre 10 anni. È una vicenda privata, che chiariremo io e lui». Secondo il Comitato di garanzia interno invece si tratta di «un atto di violenza di un professionista uomo su una donna».
Le condanne
Sica è stato condannato in primo grado a Roma a 4 mesi per accesso abusivo a sistema informatico. La denuncia arrivava da Pier Paolo Sileri – già chirurgo a Tor Vergata, poi sottosegretario alla Salute e oggi al San Raffaele di Milano – che lo accusava di essere andato alla ricerca delle prove di presunte endoscopie di favore fatte nel 2016. Poi è stato assolto in appello per non aver commesso il fatto. La corte ha ritenuto che non fosse il mandante dell’autore materiale dell’accesso abusivo. Un altro chirurgo è stato invece condannato.