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Strage di Ustica, una verità lontana 45 anni. L’appello di Mattarella: «I Paesi amici collaborino, vogliamo giustizia»

27 Giugno 2025 - 10:00 Ugo Milano
strage ustica mattarella giustizia
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Il presidente della Repubblica ha parlato in occasione dell'anniversario della strage

A 45 anni di distanza, la strage di Ustica rimane «una delle tragedie tra le più oscure e laceranti che abbiano colpito il nostro Paese». Non solo perché su quel volo 81 persone, tra cui 13 bambini e neonati, persero la vita senza che i loro corpi siano mai stati trovati. Ma anche perché da quel 27 giugno 1980 la verità sembra essere sempre rimasta fuori portata. E perché la ricerca di giustizia, come ha assicurato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel giorno del 45esimo anniversario, non è ancora stata «abbandonata dalla Repubblica». Nel tentativo di spiegare, forse troppo tardi, una tragedia «indicibile, indelebile, inspiegabile».

Il messaggio di Mattarella: «Cerchiamo ancora la verità»

Un evento che «ha impresso nella storia della Repubblica un segno doloroso e profondo che non potrà mai essere cancellato». La strage di Ustica, ha ricordato il capo di Stato, è una cicatrice indelebile: «La Repubblica sollecita la collaborazione di tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia. Che non si dissolve negli anni perché è parte del tessuto stesso della democrazia». Sergio Mattarella ha poi manifestato la sua vicinanza ai familiari delle vittime, che ancora oggi vivono nello «strazio».

La strage di Ustica: il silenzio alla radio, le indagini e le ipotesi

Quarantacinque secondi di silenzio nei cieli italiani. Un buco nero di tempo, quasi un istante, in cui la sera del 27 giugno 1980 dai radar sparisce il volo IH870 Itavia. Decollato da Bologna con oltre due ore di ritardo per le condizioni meteo e diretto a Palermo con 81 persone, di lui si perdono le tracce sopra le isole di Ponza e Ustica. Le ultime parole, pronunciate dal copilota al comandante, sarebbero un allarme: «Guarda, cos’è?». Alla chiamata dell’aeroporto di Palermo, dieci minuti prima dell’atterraggio previsto per le 21.13, il DC-9 non risponde.

Le ricerche partono subito e individuano nella notte dei detriti e una enorme chiazza di carburante un centinaio di chilometri a nord di Ustica. Nessun superstite. Le ipotesi si sono susseguite senza tregua: cedimenti strutturali, bombe, complotti e battaglie aeree nei cieli del Tirreno. La tesi più accreditata, ma mai confermata in mezzo a depistaggi e insabbiamenti, è che il volo sia stato colpito «per errore» durante un’azione di guerra tra caccia francesi, libici e americani.










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