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Con gli Usa i dazi tornano al 10 per cento. Ecco quali saranno i settori che subiranno l’impatto e le regioni più colpite

29 Giugno 2025 - 07:08 Stefania Carboni
donald trump dazi auto
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Meccanica e agroalimentare subiranno una riduzione delle vendite. E i posti di lavoro persi si aggirano sui 27mila

Si torna all’inizio, con gli USA i dazi per l’Italia saranno al 10 per cento, la stessa sovratassa ipotizzata a inizio anno. Uno scenario meno preoccupante, definito dalla premier Giorgia Meloni «una soglia gestibile» per l’Italia. Nei giorni scorsi, riporta La Stampa, la presidente del Consiglio si è anche preoccupata di chiamare il presidente di Confindustria Emanuele Orsini per rassicuralo nei sostegni per le imprese. L’impatto dei dazi USA prevede comunque una riduzione delle vendite. Secondo le stime della Svimez, su un totale di circa 67 miliardi di euro di esportazioni, un ricarico del 10% sui prezzi farebbe diminuire del 4,3% le nostre vendite verso gli Usa per un valore complessivo di 2,9 miliardi di euro. Si perde in pratica secondo quanto riporta il quotidiano torinese solo lo 0,1% di Pil (1,9 miliardi di euro e 27 mila posti di lavoro. Tanti ma meno dei 70mila previsti con i dazi al 25 per cento.

Quali sono i settori (e le regioni) che saranno più colpite dai dazi di Trump

La Stampa delinea un quadro, secondo l’agenzia Prometeia il ricarico andrebbe a colpire maggiormente la meccanica, con quasi 2 miliardi di euro di sovrattasse. Segue la moda (1,4 miliardi) e l’alimentare (poco più di un miliardo), poi farmaceutica, automotive, elettronica, mobili, e chimica di consumo.
Nelle regioni del Sud i legami con gli USA si concentrano maggiormente nel settore agroalimentare e automotive. In base ai dati Svimez è il Mezzogiorno a subire un calo maggiore dell’export (-4,7% contro il – 4,2% del Centro Nord). Per Prometeia le regioni a rischio sono Liguria, Molise, Basilicata e Sardegna ed in parte anche Emilia Romagna.

«Prima li facciamo meglio è»

Ora il fattore che incide è il tempo. «Prima si arriva a definire un accordo, e meglio è», ha dichiarato al Sole24ore il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, presente a New York per partecipare al Summer Fancy Food, importante fiera dell’agroalimentare statunitense. «Ogni volta che si sposta in avanti una scadenza – prosegue – gli importatori Usa continuano ad avere un atteggiamento prudenziale sugli acquisti, e questo danneggia gli scambi». Qualcosa, in cambio della pax commerciale con gli Usa, anche gli agricoltori sono pronti a concedere: «Considero strategico aprire agli Stati Uniti sulle materie prime agricole per le quali non siamo autosufficienti, a cominciare dalla soia: oggi la acquistiamo dal Brasile, e invece potremmo acquistarla dagli Usa». «Premesso che puntiamo a produrne sempre di più in Italia – dice Prandini – oggi ne compriamo soprattutto dal Canada, che per produrlo usa il glifosato: in futuro potremmo invece prendere il grano duro che ci manca dagli Usa, ma solo da quegli stati che non ricorrono al diserbante vietato in Italia».

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